La tenuta Rajani Alon Hilu
Traduzione di Alessandra Shomroni
Einaudi Euro 21
Dai nuovi autori della letteratura israeliana arrivano nel nostro paese romanzi intensi che inducono a riflettere sulle questioni spinose che agitano Israele, offrendo punti di vista talvolta inaspettati sul problema del terrorismo o sulle origini storiche dello Stato ebraico.
Così se Assaf Gavron nel suo romanzo “La mia storia, la tua storia” (Mondadori), selezionato per il Premio Adei Wizo 2010, descrive la paura di Israele attraverso la storia dell’israeliano Eitan e del palestinese Fahmi, coinvolti l’uno come vittima l’altro come terrorista in un attentato terroristico, Alon Hilu racconta con voce poetica gli anni fra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento che videro la fondazione di alcune città israeliane, affrontando altresì il tema controverso della nakba (il termine con cui gli arabi designano l’esodo dei palestinesi).
Oltre a numerosi apprezzamenti i due scrittori hanno ricevuto anche critiche accese: Gavron per aver privilegiato il punto di vista palestinese, Hilu per aver dipinto gli ebrei come un popolo colonizzatore e privo di scrupoli; fulcro della narrativa in entrambi i romanzi è l’incontro fra due culture – quella palestinese e quella israeliana – mentre l’”Altro” diviene momento di confronto e di riflessione.
Pubblicato in Israele nel febbraio 2008, La tenuta Rajani ha vinto nel 2009 il Sapir prize, il più prestigioso premio letterario israeliano. Purtroppo, dopo alcune settimane di polemiche, il premio è stato ritirato con la motivazione “conflitto di interessi” per la presenza di un parente fra gli organizzatori del premio. In realtà sembra che alla base ci siano ragioni politiche.
La trama di questo romanzo complesso e controverso si declina nelle pagine dei diari dei due protagonisti: il giovane agronomo Isaac Luminsky che, insieme all’affascinante moglie Ester, arriva in Palestina da Varsavia nel 1895 per dedicarsi come altri pionieri al lavoro agricolo e alla creazione di comunità ebraiche nella terra promessa e Salah, il bambino arabo dal carattere problematico che soffre di disturbi mentali ed è figlio della bella Afifa, la proprietaria della tenuta Rajani.
Dall’incontro occasionale di Luminsky con Salah, che si rivela una profetica Cassandra, nasce una relazione di amicizia e di odio-amore per l’ebreo dagli occhi azzurri che nella fervida immaginazione del bambino arabo impersona l’arcangelo Gabriele.
A seguito dell’invito di Afifa, che si augura che le frequentazioni del figlio con l’agronomo portino a un miglioramento nella sua salute mentale, Luminsky si reca in visita alla elegante e prestigiosa dimora araba circondata da terreni fertili e rigogliosi (“polle d’acqua e sorgenti vi abbondano, un copioso torrente vi scorre accanto e una bella donna vi regna suprema”): una vista che suscita nell’agronomo invidia e desiderio di possesso, un desiderio al quale non sfugge neppure l’avvenente araba.
Nell’intreccio fra i due diari la trama diventa serrata e la vicenda si arricchisce di situazioni imprevedibili come la morte improvvisa del marito di Afifa tornato a casa dopo lunghi mesi e della cui scomparsa il bambino incolpa l’ebreo e la madre, sorpresi in atteggiamento intimo.
Sullo sfondo di una terra, quella israeliana, che possiede caratteristiche meravigliose, “…anche nei mesi autunnali il clima è temperato, la brezza è gradevole e non gela le ossa, il mare è temperato…” l’autore ci regala descrizioni e immagini brillanti come lievi tocchi di pennello della città di Jaffa, dei caffè arabi “avvolti dal fumo dei narghilè e disertati dalle donne”, dei quartieri ebraici di Nevè Tzedek e Nevè Shalom i cui caffè sono “ frequentati da gentiluomini coi cappelli neri, da signore in abito di trina e da suonatori di clarinetto e di violino che allietano i clienti dediti a sorbire caffè e liquori..”.
Se il primo romanzo di Alon Hilu “Death of a Monk”, vincitore del Presidential Prize per la letteratura nel 2006, offre un’originale interpretazione omosessuale di un avvenimento storico accaduto agli ebrei di Damasco, La tenuta Rajani, nonostante sia considerato da una parte della critica israeliana un’opera di impronta antisionista, ha ricevuto gli elogi del Presidente Shimon Peres che all’apertura del National Book Week l’ha definito “un libro eccezionale”.
In un’intervista lo scrittore israeliano ha spiegato che “ cambiare la percezione della condizione perenne di vittime che caratterizza la narrativa israeliana e imparare a “de-demonizzare” il palestinese “Altro” può spianare la strada ad una vera riconciliazione fra ebrei ed arabi in Israele”.
Se nel linguaggio ritornano le descrizioni e le tonalità di Yehoshua e di Agnon, il romanzo di Alon Hilu, i cui protagonisti si ispirano a personaggi veri, seduce per la prosa affascinante di rara espressività, per la trama avvincente, per la struttura complessa governata con vera maestria e per una scrittura capace di esercitare una misteriosa presa sul lettore.
Giorgia Greco