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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
28.08.2011 Un giudizio troppo ottimistico sulla presunta 'primavera' araba
firmato Ugo Tramballi

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 28 agosto 2011
Pagina: 16
Autore: Ugo Tramballi
Titolo: «La Primavera ha bisogno di tempo per dare i suoi frutti»

Riportiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 28/08/2011, a pag. 16, l'articolo di Ugo Tramballi dal titolo "La Primavera ha bisogno di tempo per dare i suoi frutti".


Ugo Tramballi                       Fratelli Musulmani

Il bel giorno si vede dal mattino, non dalla sera precedente. Occorre che Tramballi visiti qualche centro meteorologico per imparare la lettura delle previsioni del tempo.
Tramballi scrive : "
La rivolta araba è viva perché fra i suoi alti e bassi da nove mesi sta cercando di raggiungere quello che gli europei hanno conquistato in decenni se non in secoli di lotta politica e conflitti". Finora abbiamo assistito al ritorno degli islamisti e alla loro ascesa politica. I Fratelli Musulmani in Egitto e in Tunisia non porteranno alla democrazia. In Egitto la nuova bozza della costituzione continua a prevedere la sharia come fonte.
Tramballi, poi, scrive qualcosa di incomprensibile : "
I militari devono uscire dalle istituzioni civili per proteggere l'essenza laica dello Stato; i Fratelli musulmani devono entrare in quelle istituzioni per contribuire a rafforzare il carattere a-religioso e civile della cosa pubblica. ". Chissà che cosa intendeva scrivere Tramballi. Sarebbero i Fratelli Musulmani a garantire il carattere a-religioso e civile di un'istituzione pubblica?
Sulle manifestazioni contro Israele che si sono svolte recentemente in Egitto, nessuna sillba, sono indicative della presunta democratizzazione dello Sato? E sugli 'incidenti' col gasdotto del Sinai, quello che porta gas in Israele, Tramballi non ha commenti da fare? E sugli attentati ad Eilat?
Il nuovo 'Egitto democratico' non vuole mantenere buoni rapporti con l'unica democrazia mediorientale. La Tunisia, invece, non vorrebbe avere nessun contatto, nè positivo, nè negativo, con Israele (http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=8&sez=120&id=40440). Perciò nessuna primavera araba, semmai islamica. Paesi che prima, pur non essendo democratici, erano laici, ora si stanno trasformando in islamisti. E di democrazia, nemmeno l'ombra.
Ecco l'articolo:

Con figli, sodali più stretti e una parte del bottino, il dittatore dovrebbe essersi rifugiato nella vicina Algeria. Lo sostiene il web e lo conferma al-Jazeera, fonti primarie in questa Primavera araba di democrazia ma anche di notizie incontrollate, quasi mai verificate e date sempre per buone. Il problema riguardo al destino di Gheddafi è tuttavia relativo: se non l'Algeria, in Medio Oriente ci sarà sempre qualcuno disposto a ospitare uno come lui.

La constatazione è sufficiente per ricominciare la solita solfa: che fine ha fatto la Primavera? Dove sono finite le illusioni che aveva sollevato a partire dalla fine dell'anno scorso? Democrazia e libertà sono fatte per gli arabi? Ce lo chiediamo, dubitando, ogni volta che in Libia vengono trovati uomini trucidati con le mani legate dietro la schiena, dimenticando quanto sia costata in Europa solo dal 1943 al '45 la conquista della libertà. Appena scoppiò la rivolta a Tripoli la tv al-Arabiya si era inventata un massacro di 10mila oppositori, comprese le fosse comuni sulla spiaggia. Mai accaduto anche se la balla fu sufficiente per farci pensare che con i dittatori gli arabi stavano meglio ed erano più sicuri anche per noi. Diecimila uomini invece morirono davvero in Normandia nel giugno 1944, solo il primo giorno dello sbarco.

In realtà la Primavera araba vive e lotta con noi, per usare un vecchio modo di dire marxista anche se - e non è un paradosso - i Paesi che un tempo ne facevano uso oggi stanno dalla parte dei dittatori arabi. Russia e Cina sono stati i più tolleranti con Gheddafi e sono gli unici al mondo a pretendere d'ignorare la brutalità del regime siriano. I vecchi rivoluzionari che fanno carriera temono sempre le rivoluzioni più dei liberali borghesi.

La rivolta araba è viva perché fra i suoi alti e bassi da nove mesi sta cercando di raggiungere quello che gli europei hanno conquistato in decenni se non in secoli di lotta politica e conflitti. Per garantire la democratizzazione della Germania, elemento fondamentale per la stabilità e la ricchezza del Vecchio continente, sono state combattute due guerre devastanti, il Paese è stato smembrato e infine riunificato nella libertà. E oggi non c'è in Europa un Paese meno militarista della Germania. Quello che è accaduto fino ad ora in Libia è uno scherzo.

I cardini della stabilità mediorientale, cioè del futuro della Primavera araba (escludiamo per ora Israele e Palestina) sono l'Egitto e la Tunisia. L'ultima non è importante per la regione quanto l'Egitto. Ma entrambi sono i Paesi in cui la società civile araba sta sperimentando qualcosa di nuovo. In Libia forse sta finendo una orrenda guerra civile e non è chiaro chi governerà. La Siria è ancora alla fase uno di un processo di liberazione che sarà lungo e molto doloroso. Egitto e Tunisia stanno già affrontando i due problemi fondamentali e mai prima toccati di una democrazia in quella regione: il ruolo delle forze armate e dell'Islam politico.

I militari devono uscire dalle istituzioni civili per proteggere l'essenza laica dello Stato; i Fratelli musulmani devono entrare in quelle istituzioni per contribuire a rafforzare il carattere a-religioso e civile della cosa pubblica. Laico nelle società arabe profondamente religiose, è un valore piuttosto diverso rispetto all'Occidente ma applicato alle istituzioni esiste pure lì, dal Maghreb al Levante. Le fratellanze di Egitto e Tunisia stanno dando segnali incoraggianti di partecipazione democratica. Ma il problema non è affatto risolto. "L'Islam è la soluzione" è ancora molto più di un semplice slogan. È una tentazione politica.

Un ruolo in questo processo lo abbiamo anche noi. È sembrato offensivo che Hillary Clinton, il segretario di Stato americano, il mese scorso dichiarasse «interlocutori» i Fratelli musulmani. Lo sdoganamento lo avevano già decretato gli egiziani. L'Occidente dovrebbe evitare di considerare le nascenti e ipotetiche democrazie come trattavano le dittature: fonti di gare d'appalto. Il business è fondamentale per loro e per noi. Ma se vogliamo continuare a fare affari proficui dobbiamo considerarli molto più che un affare.

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