Jihad in Nigeria un'autobomba contro la sede dell'Onu, a due passi dall'ambasciata Usa
Testata: Il Foglio Data: 27 agosto 2011 Pagina: 3 Autore: Redazione del Foglio Titolo: «Il jihad in Nigeria sale di livello con le autobomba contro l’Onu»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 27/08/2011, a pag. 3, l'articolo dal titolo "Il jihad in Nigeria sale di livello con le autobomba contro l’Onu".
Nigeria
Roma. Alle undici di ieri mattina, ora locale, un attentatore suicida ha lanciato la sua auto carica di esplosivo contro gli uffici dell’Onu ad Abuja, capitale della Nigeria. Quando l’autobomba si è scontrata con la doppia barriera di sicurezza all’ingresso, l’esplosione ha spazzato via tutto il pianoterra, danneggiando anche il resto dell’edificio. I morti accertati, al momento, sono diciotto, ma il numero potrebbe salire, stando ai racconti dei testimoni. Ocilaje Michael, un dipendente delle Nazioni unite che era nell’edificio al momento dell’esplosione, ha detto alla Bbc che “tutti quelli che erano al pianoterra sono morti, i loro cadaveri sono sparsi dappertutto”. L’attentato è stato rivendicato dai terroristi musulmani di Boko Haram, da subito al centro dei sospetti. L’Onu era stata avvertita da un mese del rischio di attacchi da parte degli jihadisti nigeriani, dice un ufficiale delle Nazioni unite. Il programma di Boko Haram (“l’educazione è vietata”, nota in arabo come al Sunnah Wal Jamma, “i seguaci dell’insegnamento di Maometto”) è molto semplice: “Ripulire la Nigeria, che è inquinata dall’educazione occidentale, e instaurare la sharia in tutto il paese”. Nel nord del paese, la povertà alimenta il risentimento su cui Boko Haram prospera: il salario medio, nelle dodici province settentrionali, di fede principalmente musulmana, è la metà di quello del sud cristiano e animista. L’organizzazione jihadista ha messo a segno i primi attacchi nella città di Maiduguri, nell’estremo nord. Si trattava, più che altro, di assassinii perpetrati da sicari in motocicletta o a bordo degli autobus. Tutto in pieno giorno, con una relativa impunità. L’agenda politica, perseguita a suon di attentati (soltanto quest’anno, a Maiduguri, sono state uccise oltre 150 persone), dà i suoi frutti, visto che in molti sono scappati temendo per la propria vita. Boko Haram si è dedicata, allora, ad azioni terroristiche al di là dei confini cittadini sempre più a sud. Negli ultimi mesi, i terroristi si sono spinti fino al cuore della capitale nigeriana, nel centro del paese. Il governo ha finora cercato una mediazione politica, delegando la repressione all’esercito, che ha usato il pugno duro: a Maiduguri e Jere sono vietate tutte le motociclette (dopo l’insuccesso dell’esperimento dei posti di blocco, a cui si doveva arrivare spingendo la moto, da cui si era costretti a smontare 500 metri prima); i ponti più importanti sono sorvegliati anche di notte; i passeggeri dei bus devono superare i controlli di sicurezza prima di salire a bordo, persino nella città costiera di Lagos, molto lontana dalle roccaforti di Boko Haram. La repressione rabbiosa dell’esercito, pronto ormai a sparare a chiunque sembri vicino ai terroristi, non ha fermato il jihad, anzi, ne ha aumentato la popolarità. La strategia terroristica di Boko Haram si è andata man mano raffinando: è passata agli ordigni comandati a distanza, con esplosioni coordinate anche in tre città diverse, come è successo a maggio. Il 16 giugno scorso ha condotto il primo attentato suicida della storia nigeriana, nel parcheggio di una stazione di polizia di Abuja. Un mese dopo, la polizia ha ucciso un uomo che stava per compiere un attentato identico, a Maiduguri. Giovedì gli uomini di Boko Haram hanno attaccato il commissariato di Gombi, nel nord est, prima di razziare due banche. Dietro il salto di qualità, dicono gli analisti, c’è la consulenza di al Qaida, molto attiva nell’Africa subsahariana (in Sudan, l’organizzazione di Bin Laden aveva avuto il suo incubatore). Prendendo di mira obiettivi stranieri, Boko Haram porta la contesa su scala internazionale. I progressi sono notevoli: prima dello schianto fatale, ieri, l’attentatore è riuscito a superare i posti di blocco che delimitano l’area di massima sicurezza della capitale. A due passi dagli uffici Onu c’è l’ambasciata degli Stati Uniti in Nigeria.
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