Ho letto con molto interesse l’articolo di Angelo Pezzana del 23 agosto: “Un nuovo David Grossman.....”
Sapevo dell’atteggiamento “morbido” dello scrittore nei confronti dei palestinesi, del suo richiamo ai doveri del governo di Israele senza però la richiesta di una necessaria contropartita.
Forse, ho sempre pensato, ci sono motivi pratici alla base di certe scelte, Grossman è uno scrittore, ha necessità di promuovere i suoi libri, di farsi conoscere, la sua potrebbe essere una strategia per arrivare alla fine a manifestare il suo vero pensiero (come forse ha fatto nell’intervista al quotidiano “Libération”).
Ma consento anche sul bisogno di assoluta intransigenza morale e sul rifiuto di ambiguità e prese di distanza.
Certo, non se ne esce. E certo non sono io in grado di risolvere questo rebus date le mie modeste capacità di comprensione. Avrei proprio bisogno di aiuto per capire.
Però non mi sento di essere dura nei confronti di una persona che ha perso un figlio, un ragazzo che era al servizio del suo paese e che certamente credeva in quello che stava facendo.
Sono d’accordo, sicuramente è molto facile parlare stando comodamente seduti nel proprio “orticello” mentre, fuori, la realtà è fatta di razzi lanciati al di là del confine e di attentati agli autobus ma, credo, ognuno di noi fa, deve fare, tutto quello che è nelle sue possibilità.
Per fortuna, il giudizio di Angelo Pezzana alla fine non è del tutto negativo dopo le recenti affermazioni dello scrittore riguardo al pacifismo e alla necessità di un esercito forte (affermazioni che probabilmente rivelano il vero pensiero di Grossman).
Chiedo scusa ad Angelo Pezzana se mi sono permessa. Lo ringrazio molto per avermi dato la possibilità di esprimere ciò che penso.
Maria Carmela
risponde Angelo Pezzana:
Ho il massimo rispetto per David Grossman, che ha perduto il figlio Uri, ucciso da un razzo lanciato da Hezbollah mentre, da ufficiale di Tzahal, era alla guida dei suoi soldati. Un giovane soldato sionista che ha indossato la divisa per difendere il suo paese. Questo dimostra che è crescito in una famiglia che ha avuto cura di lui, gli ha trasmesso gli stessi valori che hanno sempre guidato il padre David. Ho stima dello scrittore Grossman, le idee, anche se non sempre condivise, si discutono, non si respingono. Ne ho meno del Grossman politico, perchè questa è l'altra parte della personalità dello scrittore israeliano. L'utopia raramente ha dato buoni frutti, è l'opposto della speranza, della visione profetica del futuro, come la passedeva Theodor Herzl. L'utopia si è sempre nutrita di fede ideologica, contribuendo a creare società di schiavi, come l'esperienza nazista e comunista hanno dimostrato. Per questo mi è sembrato importante il segnale contenuto nell'intervista di Grossman a Libération. Per una volta si è lasciato andare a vedere nel nemico qualcosa di diverso dall' "altro", ha chiamato con il loro nome gli stati arabi che, loro sì, sono i veri nemici della pace.
Speriamo prosegua su questa strada, critichi quanto vuole il suo paese, è così che si fa in una democrazia, ma osservi con la stessa attenzione i nemici che Israele vorrebbero distruggere. Come hanno fatto con suo figlio Uri.