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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Un nuovo David Grossman ? Non del tutto ma abbastanza 23/08/2011

Un nuovo David Grossman ? Non del tutto ma abbastanza
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana


David Grossman, suo figlio Uri, ufficiale di Tzahal, ucciso nel 2006 da un razzo lanciato da Hezbollah

Chissà come devono essere rimasti male i lettori di Haaretz nell'apprendere che David Grossman, l'icona pacifista dell'intellighenzia, fino ad oggi in prima linea nel mettere sotto spietato esame la politica dei governi israeliani, sempre pronto a riconoscere i diritti dell'altro, senza mai per altro valutarne anche i doveri, ha dichiarato che " i governi arabi non hanno dimostrato buona volontà nei confronti di Israele", aggiungendo, è vero, anche " così come abbiamo sempre fatto noi", non sia mai, aggiungendo però " gli ebrei sono una minoranza in Medio Oriente, non prédico il pacifismo nè mi auguro che si possa fare a meno di un forte esercito", concludendo, noblesse oblige, con una considerazione per lo meno stravagante sul ruolo delle forze di difesa del suo paese " un esercito forte, ma non come quello che abbiamo avuto finora,dovrebbe trasformarsi in uno strumento che garantisse una vita migliore".
L'ha dichiarato al quotidiano francese "Liberation" in occasione dell'uscita in Francia del suo libro "The end of the land" circa un mese fa. Come si vede non è proprio un cambiamento epocale di posizione, ma quella critica al pacifismo e il riconoscimento della cattiva volontà dei governi arabi, è fuor di dubbio un segnale che anche le coscienze critiche ogni tanto hanno un sussulto di realismo. Certo, è bravo chi ci capisce qualcosa nelle nuove funzioni che l'esercito di difesa israeliano dovrebbe avere all'interno della società israeliana, ma è già qualcosa il volerlo "forte".

Grossman era già conosciuto quale abile cuoco nel friggere l'aria, adesso si presenta anche dispensatore di consigli nel campo amoroso. Meno pacifismo, più pace, attraverso la riscoperta dell'amore universale. Alla sua età, in genere è un po' presto per dichiarazioni del genere " se riusciremo a superare gli ostacoli sulla strada della pace, ci saranno le possibilità di sviluppare buone relazioni con i nostri vicini. Che israeliani e palestinesi si innamorino l'uno dell'altro non è ancora del tutto sicuro ", aggiunge, " d'altronde nemmeno le nazioni non si amano. Ma se riusciremo a riconoscerci a vicenda, forse si creerà una specie di simpatia, anche se ci vorrà molto tempo". Continua poi affermando che " ci vogliono dolorose concessioni che provocheranno reazioni estremiste da entrambe le parti, tutto verrà cercato per uccidere la pace appena nata".
Insomma, una madre Teresa di Calcutta in vesti mediorientali, Grossman ha scoperto quanto l'amore sia una moneta spendibile più del vecchio pacifismo, ha più fascino, e non ha ancora stufato come le tiritere pacifiste che finora avevano condito le sue 'prediche politiche'.

Ben venga dunque il Grossman amoroso, continuerà a scrivere di guerra dalla quiete della sua casa di Mevasseret Zion, un piccolo paradiso alle porte di Gerusalemme, fintanto che i rumori di quella guerra che lui giustamente detesta, al pari di tutti gli altri israeliani, non lo riporteranno sulla terra, un luogo dove i governi arabi, il terrorismo, non sono per niente d'accordo con le sue teorie amorose, gli israeliani gli ebrei li vogliono buttare a mare, le belle città non hanno nessuna voglia di costruirsele in un loro stato palestinese, meglio portar via quelle degli ebrei, sono già lì bell'e pronte, basta solo cacciarne i proprietari. Con gli 800.000 ebrei cacciati dai paesi arabi nel '48 e anni seguenti gli era andati bene, il mondo aveva taciuto, per cui sono convinti che tacerebbe ancora una seconda volta, e su questo non abbiamo dubbi, hanno ragione.
Lasci dunque David Grossman i fornelli, la smetta di cuocere aria fritta, metta da parte, in attesa di tempi migliori, anche l'amore universale, lo lasci al Papa, che non ha, per ora, nulla da temere dai missili di Hamas, dalle milizie di Hezbollah, dalle Flotille che cercano di sbarcare ad Anzio per abbattere il potere del Vaticano, non ci sono popoli che minacciano di rompere le relazioni diplomatiche con la Santa Sede se non otterranno scuse e risarcimenti per quanto hanno dovuto subire nel passato dalle varie Inquisizioni, no, il Papa può affacciarsi dalla sua finestra in Piazza San Pietro, sereno, tranquillo, fiducioso che non la vedrà mai trasformata in una piazza Taharir.

Grossman invece, come il popolo di Israele, questi pericoli li corre tutti i giorni, quell'amore che lui invoca, gli "altri", che lui ama disperatamente, lo chiamano odio.


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