'Territori palestinesi' : istruzioni per l'uso 21/08/2011
"Territori palestinesi" : istruzioni per l'uso
Cari amici, ve ne siete accorti da tempo, ma adesso ve lo dico: le cartoline che vi scrivo da due o tre anni sono inviti alla discussione. Non che mi attenda che voi ne discutiate con me – sarebbe troppo onore. Ma che magari, quando vi trovate a discutere con un nemico di Israele o un "diversamente amico" (capita anche nelle migliori famiglie), abbiate un rifornimento di fatti, di ragionamenti, di citazioni da usare.
Partiamo dunque dal grado zero. Se discutete con qualcuno sul Medio Oriente, questi non mancherà mai di dirvi le parole magiche "territori occupati", "terre palestinesi occupate" ecc. La prima risposta l'ho già scritta, credo in risposta a una lettera. Rispondete: "scusa, occupati a chi?". Se io occupo una cosa, o la prendo, naturalmente lo devo fare ai danni di qualcuno, che prima la possedeva regolarmente. Dunque, i territori fra il cessate il fuoco del 49 e quello del '67, quelli che tutti chiamano "territori palestinesi" furono occupati a chi? A chi la terra fu rubata? Alla Giordania che ne tenne il possesso anzi la annesse dopo il '49, facendone pulizia etnica? Ma quell'occupazione non la riconobbe nessuno, salvo la gran Bretagna che l'aveva favorita e i paesi arabi, naturalmente. La Giordania non aveva nessun titolo su quelle terre, era nata a sua volta da un furto compiuto dall'Inghilterra a danni del mandato che le era stato dato da amministrare, i re della Giordania che venivano dall'Arabia non avevano nessuna possibile pretesa sulla Cisgiordania, come fu chiamata allora. Agli inglesi, allora, che amministrarono i territori dal 19 al 49? Neanche parlarne, il loro era un mandato, un'amministrazione fiduciaria. E prima chi c'era stato? Per tre secoli i turchi. Vi sembra che bisogna "restituire" Gerusalemme ai turchi? Prima ancora i mammelucchi egiziani, i crociati, il califfo di Baghdad, i bizantini, i romani – tutti stranieri, avete notato? - e prima ancora... gli ebrei. Ecco, forse bisognerebbe restituire le terre agli ebrei, i soli abitanti del luogo che le abbiano governate.
Già, vi risponde il vostro oppositore. Sul piano politico sarà vero, ma su quello sociale, chi le abitava? Non c'erano i palestinesi? A parte che non si chiamavano così (fino al Mandato, "palestinese" significava ebreo abitante da quelle parti, gli altri erano chiamati e si chiamavano genericamente arabi, o siriani del sud – be', no, non c'erano. Almeno non molti. A metà dell'Ottocento, per esempio, la maggioranza della popolazione di Gerusalemme era ebraica. Il territorio era desertico o paludoso, comunque disabitato. Buona parte degli attuali "palestinesi" arrivarono da quelle parti in seguito al boom economico innestato dagli insediamenti occidentali, cioè ebraici, a partire dalla fine dell'Ottocento. Sono siriani, egiziani, abitanti dell'Arabia; quelli che possono indicare quattro generazioni vissute lì sono davvero pochi.
Ma sul piano giuridico? Chi ha diritto a quei territori? Bisogna risalire al 1922 quando nell'ambito della dissoluzione dell'impero turco, la Lega delle Nazioni (l'Unu di allora) stabilì il mandato britannico sulla Palestina (che era un'espressione geografica e non politica, voleva dire tutto il territorio attuale di Israele, incluso quello "occupato", fra il fiume e il mare) con lo scopo di "the establishment in Palestine of a national home for the Jewish people" ("stabilire nella Palestina la sede nazionale del popolo ebraico") senza pregiudicare "the civil and religious rights of existing non-Jewish communities" ("i diritti civili e religiosi [badate, non le pretese politiche"] delle altre comunità [badate, non popoli] non ebree presenti"). (http://unispal.un.org/UNISPAL.NSF/0/2FCA2C68106F11AB05256BCF007BF3CB) Per questo la potenza mandataria "shall facilitate Jewish immigration under suitable conditions and shall encourage settlement by Jews on the land, including State lands and waste lands" ("incoraggerà l'immigrazione ebraica sulla terra e lo stabilirsi di colonie ebraiche, anche su terre dello stato e abbandonate". "Colonie" ebraiche, avete letto bene, il verbo è lo stesso, to settle. In ogni caso, "No discrimination of any kind shall be made between the inhabitants of Palestine on the ground of race, religion or language. No person shall be excluded from Palestine on the sole ground of his religious belief." (art. 25) Nessuna discriminazione di alcun genere saràò fatta fra gli abitanti della Palestina sulla base di razza, religione o lingua. Nessuna persona sarà esclusa dalla Palestina sulla base della sua fede religiosa" – diteglielo voi a Muhammed Abbas, che ripete ogni giorno di volere uno stato "palestinese" (in senso politico, non geografico) in cui non sia consentito di vivere a un solo ebreo.
Ma, dirà qualcuno, tutto questo sarà stato assorbito e abolito dalle numerose risoluzioni delle Nazioni Unite (che sappiamo come funzionano). Ebbene, no, guardate qui . Nell' statuto dell'Onu c'è l'art. 80 che stabilisce che "nothing in this Chapter shall be construed in or of itself to alter in any manner the rights whatsoever of any states or any peoples or the terms of existing international instruments to which Members of the United Nations may respectively be parties" (niente può essere stabilito con questo statuto che alteri in alcuna maniera i diritti di popoli o stati o i termini di trattati internazionali di cui siano parte stati membri delle Nazioni Unite. E per quanto riguarda la sistemazione del medio Oriente, ciò comporta il diritto all'autodifesa. Nella risoluzione del '47 (http://www.yale.edu/lawweb/avalon/un/res181.htm) che stabilisce la divisione del territorio del mandato (che Israele, come è noto accettò e gli arabi respinsero facendo guerra) si dice che "The Security Council determine as a threat to the peace, breach of the peace or act of aggression, in accordance with Article 39 of the Charter, any attempt to alter by force the settlement envisaged by this resolution" (Il consiglio di sicurezza definirà come una minaccia alla pace, una rottura della pace o un atto di aggressione secondo l'art. 39 dello statuto dell'Onu [tutti concetti del diritto internazionale che legittimano l'autodifesa e anche la spedizione di una forza internazionale] ogni tentativo di alterare con la forza la sistemazione prevista da questa risoluzione"). Quel che fecero gli arabi nel '47, poi di nuovo nel '63, nel '67, nel '73; quel che cercarono e cercano ancora di fare con il terrorismo e oggi con confuse manovre politiche. Sul piano giuridico l'assemblea dell'Onu non può annullare il diritto del popolo ebraico alla sua terra, nonostante la loro costante politica di pulizia etnica (http://blogs.jpost.com/content/worried-about-september-november-bothers-me) e in qualche modo lo sanno anche loro, tant'è vero che le grandi proteste minacciate dall'AP non si sono viste (http://www.reuters.com/article/2011/08/18/us-palestinians-israel-protests-idUSTRE77H1UM20110818).
Ecco, da parte palestinese non vi sono diritti né storici, né politici, né giuridici reali. Ditelo al vostro interlocutore. C'è la costante tentazione di usare la forza (il terrorismo) e il tentativo di contrabbandare il loro progetto politico per diritto, fino al più completo stravolgimento della realtà. Per fortuna Israele è in grado di difendersi e ben deciso a farlo, alla faccia dei pacifinti occidentali e anche israeliani. Sulla base del buon senso politico arriverà anche a un accomodamento con i palestinesi, ma non sulla base del ricatto, del terrorismo e neppure della demagogia terzomondista