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La Stampa Rassegna Stampa
21.08.2011 Iran, i due turisti americani prigionieri condannati a 8 anni di carcere
Sono sospettati di spionaggio. Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 21 agosto 2011
Pagina: 16
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Iran, otto anni di carcere per i turisti Usa»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 21/08/2011, a pag. 16, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Iran, otto anni di carcere per i turisti Usa".


Shane Bauer e Josh Fattal

Otto anni di prigione. A tanto ammonta la pesante condanna che un tribunale di Teheran, riunito a porte chiuse, ha emesso nei confronti di Shane Bauer e Josh Fattal, i due americani, entrambi di 29 anni, arrestati nel luglio 2009 con l’accusa di essere entrati illegalmente dal Kurdistan iracheno in Iran a fini di spionaggio. È stata la tv di Stato iraniana a rendere pubblico il verdetto, spiegando che ognuno degli imputati ha ricevuto tre anni di detenzione per «entrata illegale» e cinque anni per «spionaggio a favore degli Stati Uniti», senza specificare se sarà conteggiato il periodo già trascorso in prigionia. L’avvocato iraniano degli imputati, Masoud Shafiei, ha affermato di «non aver ricevuto la notifica della sentenza» definendo il verdetto «inconsistente con le accuse formulate» e preannunciando appello.

Forte sorpresa anche a Washington, dove la portavoce del Dipartimento di Stato Victoria Nuland ha parlato di «tentativi in corso per avere una conferma della sentenza», forse attraverso la Svizzera, la cui ambasciata a Teheran rappresenta gli interessi Usa da quando, nel 1979, si interruppero le relazioni con la Repubblica islamica all’indomani della rivoluzione khomeinista.

Washington si attendeva una soluzione della vicenda assai diversa in ragione del fatto che all’inizio del mese il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi aveva detto di «augurarsi che il processo ai due americani detenuti per entrata illegale in Iran porterà alla loro liberazione». Anche l’avvocato Shafiei aveva parlato di possibile «perdono degli imputati durante il mese di Ramadan», con uno sviluppo che sarebbe stato in sintonia con quanto avvenuto nel settembre 2010 quando la giovane Sarah Shourd - arrestata nel luglio 2009 con gli altri due - fu rilasciata su intervento del presidente Mahmud Ahmadinejad, potendo tornare negli Stati Uniti in cambio di una cauzione di 500 mila dollari.

Ma evidentemente c’è stata un’inversione di approccio dentro il governo iraniano, da cui il tribunale speciale dipende, perché all’imputazione di «entrata illegale» è stato aggiunto formalmente lo «spionaggio» e il caso di Shourd viene considerato «ancora aperto», lasciando intendere il desiderio di mantenere questo fronte di frizione con gli Stati Uniti. Per le famiglie dei ragazzi imprigionati si tratta di una doccia fredda anche perché è passato ormai più di un anno da quando, nel maggio 2010. le madri poterono incontrare i rispettivi figli nell’hotel Esteghlal di Teheran Nord.

Bauer e Fattal hanno sempre negato di essere spie, affermando di aver varcato il confine senza accorgersene, sulle montagne del Kurdistan nei pressi di una cascata che pensavano fosse ancora in territorio iracheno. In attesa di comprendere i motivi che hanno spinto Teheran a usare la mano pesante, la sentenza sembra destinata a creare tensione attorno alla visita a New York che Ahmadinejad farà in settembre per l’Assemblea Generale dell’Onu.

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