IC7 - Il commento di Alberto Cavaglion Dal 07/08/2011 al 13/08/2011
Testata: Informazione Corretta Data: 15 agosto 2011 Pagina: 1 Autore: Alberto Cavaglion Titolo: «Il commento di Alberto Cavaglion»
Il commento di Alberto Cavaglion
Alberto Cavaglion, Università di Firenze
In questa settimana di Ferragosto, dominata come le precedenti dalle analisi finanziarie, con la notizia, inattesa e non lieta, che la crisi ha toccato l’economia israeliana, il mio spontaneo bisogno di fuga è stato stato catturato dalla lettura di un intervento, in apparenza marginale, che Peppino Ortoleva ha messo sul sito del Centro internazionale di studi Primo Levi (http://www.primolevi.it/Web/Italiano/Contenuti/Argon/Il_cammino_di_una_frase). Si deve sempre prestare molta attenzione alle speculazioni che riguardano la sua memoria, ma già quando era in vita spesso accadeva che il simbolo-Levi oscurasse l’uomo e lo scrittore. Poche settimane fa avevo avuto modo di ironizzare sulla faciloneria petulante di quel Se non ora, quando? scelto per slogan di una manifestazione antiberlusconiana. Ortoleva denuncia adesso un caso molto più. Gli va riconosciuto un grande merito, segno del grado alto della sua onestà intellettuale (merce rara in Italia quando si parla di Israele). Dice dunque Ortoleva: «Se si prova a digitare su Google le tre parole "Primo Levi ebreo", dopo la voce di Wikipedia, e dopo un sito scolastico sud-tirolese in tedesco e italiano che riporta la poesia Shemà posta in epigrafe a Se questo è un uomo, si trova il sito di "LIBRE. Associazione di idee" (che nel suo Chi siamo si definisce “Network creativo indipendente nato a Torino nel 2003”). Vi appare una pagina dedicata al conflitto israelo-palestinese, che si apre con una frase virgolettata: “Ognuno è ebreo di qualcuno. Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele (Primo Levi, 1969)”. Nei primi dieci risultati, che costituiscono la pagina iniziale di Google in risposta alla ricerca effettuata con le tre parole “Primo Levi ebreo”, questa frase compare altre due volte: in un sito di aforismi, citata come «aforisma di Primo Levi» (scorrendo gli altri aforismi riportati, colpisce anche un «Tutti coloro che dimenticano il passato sono condannati a riviverlo»), e in un altro sito più militante, «Guerrilla radio», che va per le spicce associando la frase attribuita a Levi a una vignetta che rappresenta un palestinese nelle vesti di un prigioniero di lager nazista, con tanto di mezzaluna cucita sul petto al posto della stella di David; nel sito si parla di “atti nazisti a Gaza”. Nelle pagine successive della ricerca Google, la frase attribuita a Levi comparirà in media una-due volte per ogni dieci risultati». Ora, Primo Levi ha scritto realmente la prima parte della frase: la si legge nel romanzo Se non ora quando? comparso nel 1982 (non quindi nel 1969), ma in tutt'altro contesto. Eccola: «Preghi, ebreo? – gli chiese: ma in bocca a Edek la parola “ebreo” non aveva veleno. Perché? Perché ognuno è l’ebreo di qualcuno, perché i polacchi sono gli ebrei dei tedeschi e dei russi. Perché Edek è un uomo mite che ha imparato a combattere; ha scelto come me ed è mio fratello, anche se lui è polacco e ha studiato, e io sono un russo di villaggio e un orologiaio ebreo». [Primo Levi, Se non ora, quando? in Opere, a cura di M. Belpoliti, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 427]. A formulare la frase è Mendel l’orologiaio, uno dei protagonisti del romanzo e voce narrante interna alla storia. Non ha mai definito i palestinesi, nelle sue opere e nelle sue conversazioni raccolte in volume, come «gli ebrei di Israele». Con competenza e finezza Ortoleva analizza il fenomeno delle “voci che corrono” (sia detto fra parentesi: un genere di comunicazione, in Italia, velenoso più dei media). All’inizio degli anni Ottanta, in California si diffuse la leggenda secondo cui nei punti vendita McDonald’s si spacciavano come carne di manzo degli hamburger fatti in realtà di lombrichi. Per la "frase di Primo Levi"si può ipotizzare che sia stato scattato un meccanismo analogo: appropriarsi di un dato reale (la prima metà della frase: «ognuno è l’ebreo di qualcuno»), rielaborandolo sulla base di un'opinione pre-esistente: l'equazione i palestinesi di oggi nei territori occupati dallo Stato di Israele = gli ebrei sotto il nazismo . Su questi percorsi minacciosi della rete Ortoleva con competenza ci guida dentro vicoli bui. Il suo saggio merita una ampia circolazione.