Intanto Israele mina il confine con la Siria
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Campi minati al confine con la Siria, autoproclamazione ?
Nell'attesa che si diradino le nebbie che circondano l'autoproclamazione dello Stato palestinese all'Onu - la data sembra essere il 20 settembre - come sta affrontando Israele le reazioni che quasi sicuramente ci saranno, non solo ai confini con Siria e Libano, ma anche nel West Bank ? E gli arabi israeliani, che tutto vogliono tranne che vivere in uno Stato palestinese, come si comporteranno ? Sono domande che non da oggi si pongono il governo e l'esercito, analizzando i possibili scenari. Il pericolo più grande è il confine con la Siria, se , come sembra, Assad sarà ancora al potere. Ci aveva già provato il 15 maggio ad inventarsi una pretesa invasione dello Stato ebraico, ovviamente un diversivo per distogliere l'attenzione dalle stragi interne, ma pur sempre un problema per Israele. Come allora, la domanda è come far fronte ad un possibile attacco, senza ricorrere a quei mezzi che tutti gli stati usano in questi casi, ma che a Israele non è concesso adoperare, l'accusa, non sppiamo se il copyright era solo di Massimo D'Alema, era classificata come 'reazione sproporzionata'. Ricordate ?
La zona sono le alture del Golan, che dal '67 ospitano nei punti nevralgici ancora oggi alcuni campi minati, dotati di segnaletica molto visibile. Ma se ci sarà un tentativo di invasione l'esercito sta preparando il posizionamento lungo il confine vero e proprio di tutta una serie di mine anti-uomo, perchè non saranno più quei cento siriani portati con l'autobus da Assad ad attaccare questa volta, si presume che con l'orchestra che suona all'Onu gli animi saranno tesi, sulle onde di una musica che potrà avere più di una platea. A causa delle mine, a maggio ne morirono una ventina, ma siccome la responsabilità era di Assad lo scandalo per quelle povere morti non scoppiò. Per intanto i lavori procedono lungo quella fascia profonda venti mentri tra il confine vero e proprio e la barriera del filo spinato.
La soluzione ci sarebbe, e sarebbe anche a portata di mano, che l'Anp ritornasse a trattare direttamente con Israele. Peccato però che Abu Mazen, e Hamas che con l'Anp ha firmato una specie di patto strategico - così viene definito, perchè il contenuto varia a seconda di chi ne parla, in raltà potrebbe anche saltare all'aria fra breve - mirino a ben altro che ottenere il riconoscimento di uno Stato palestinese. Lo chiederanno, ma il punto di arrivo è quello noto a chiunque si prende la briga di infomarsi. E' sempre uno stato, ma i suo nome è Israele.