Che succederà a settembre ?
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Ismail Haniyeh con Abu Mazen
Avigdor Lieberman, su quel che potrà succedere a settembre, quando, verosimilmente l'Onu voterà la richiesta palestinese dell'autodeterminazione, l' ha già espresso, come abbiamo scritto nella lettera del 9 agosto. Ma quali sono le valutazioni delle forze di difesa, tzahal, di fronte ad un possibile scenario di guerra il prossimo mese ? Intanto non c' è solo la questione palestinese, che analizziamo più avanti. C'è la Siria, dove Assad potrebbe tentare l'ultima carta per restare al potere, non più scaramucce al confine, ma un vero e proprio attacco alle alture del Golan, approfittando dell'atmosfera di tensione che sicuramente ci sarà a causa del voto alle Nazioni Unite. Una possibile sollevazione in Giudea e Samaria, anche se non una intifada è tutt'altro da escludersi, secondo la valutazione di Tzahal, un grosso incidente al confine non sarà forse una vera dichiarazione di guerra, ma servirà ad Assad a distogliere la condanna internazionale ai massacri interni, che continuano senza interruione.
Tzahal si prepara dunque ad una offensiva addestrando i soldati ad affrontare situazioni di violenza, con manifestazioni di massa che potrebbero degenerare. Una cosa è affrontare il nemico tradizionale, armato e in divisa, altra cosa è un nemico in abiti civili.
Il voto all'Onu provocherà senza dubbio manifestazioni, comunque le si chiami, di solidarietà o di protesta, è verso Israele che saranno dirette. E' prevedibile una qualche sollevazione popolare ? La maggior parte degli esperti sostiene di no, l'economia nel West Bank è cresciuta nel 2010 dell' 8%, è difficile che la società palestinese prenda in considerazione l'ipotesi di minare un benessere economico che nessuna altra nazione araba o musulmana nella regione conosce. Ci sono poi molte domande che sono fino ad oggi assenti nelle analisi di coloro che hanno immediatamente sposato la tesi dell'autoriconoscimento. Gli accordi di Oslo prevedevano la definizione dei confini fra i due stati, ma l'Anp finora si è sempre rifiutata di sedersi al tavolo con Israele per affrontare la materia e definirla. Come potrà l'Onu votare la nascita di uno stato che non ha confini accertati e condivisi ? Senza contare che, sempre in base agli accordi di Oslo, la sovranità, totale per quanto riguarda la sicurezza nell'area C della Cisgiordania, è interamente sotto la tutela di Israele, il che rende di fatto senza alcuna conseguenza pratica il voto dell'Onu.
Abu Mazen sta cercando affannosamente il si degli stati dell' Unione Europea, pur sapendo che non potrà mai garantire gli standard che la Ue richiede. Pur tralasciando, per ora, le condizioni antidemocratiche della società palestinese, che da sole sarebbero sufficienti ad escludere lo stato palestinese da un ingresso nella Ue, come dovrà essere valutato l'accordo fra Anp e Hamas, visto che quest'ultimo è un movimento terrorista che si propone nel suo statuto la distruzione di Israele e l'eliminazione degli ebrei ? Risponderanno sì gli stati europei alla richiesta palestinese ? Con quale coraggio lo giustificheranno ?
Come si vede, sono domande pesanti, anche se è vero che nelle analisi della maggior parte dei nostri esperti vengono regolarmente sottaciute. Fino a quando ?