Approvato un piano di nuove costruzioni a Gerusalemme Con l'aumento della popolazione sono necessarie nuove case, che cosa c'è di strano ?
Testata: Il Foglio Data: 13 agosto 2011 Pagina: 4 Autore: Redazione del Foglio Titolo: «La 'Grande Gerusalemme'. Ecco il piano d’Israele per tenerla una e sicura»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 13/08/2011, a pag. 4, l'articolo dal titolo "La 'Grande Gerusalemme'. Ecco il piano d’Israele per tenerla una e sicura".
Ecco come il FOGLIO definisce la costruzione di nuovi appartamenti a Gerusalemme : " Il ministro dell’Interno israeliano, Eli Yishai, ha approvato un piano per la costruzione di 1.600 abitazioni nella parte orientale della capitale e altre 4.300 sono in arrivo. Fanno parte di un “grande schema” per tenere unita e sicura Gerusalemme ". Un grande schema? Gerusalemme è una città in grande crescita, nuovi quartieri sono in costruzione, non c'è nessuno schema, nessun piano. E' più che normale l'espansione della città, succede in tutte le metropoli del mondo, perchè a Gerusalemme dovrebbe essere diverso ? La parte est è, e tale rimarrà, un quartiere della capitale. Tutto qui. Gerusalemme è una e indivisa, Israele non 'annette' nulla, semplicemente sviluppa la città in base al piano regolatore. Tutto l'articolo ha un tono sgradevole, pur essendo pieno di particolari, si direbbe che chi l'ha scritto in città non ci sia mai stato, o, peggio, se la conosce, ne dia una valutazione in linea con la interpretazione palestinese della storia. Torniamo a chiederci: che succede al FOGLIO ?
Ecco l'articolo:
Roma. La sinistra pacifista la chiama “Grande Gerusalemme”. Lo scontro fra il governo israeliano e l’Amministrazione Obama ritorna, puntualmente, attorno ai piani del governo di Benjamin Netanyahu sulle case nella Gerusalemme conquistata dopo il 1967. Il ministro dell’Interno israeliano, Eli Yishai, ha approvato un piano per la costruzione di 1.600 abitazioni nella parte orientale della capitale e altre 4.300 sono in arrivo. Fanno parte di un “grande schema” per tenere unita e sicura Gerusalemme. A inizio agosto il governo aveva approvato 930 case ad Har Homa. Israele ha annesso nel 1981 queste zone conquistate nel 1967 e ha proclamato Gerusalemme sua “eterna ed indivisibile capitale”, uno status non riconosciuto dalla comunità internazionale e di sicuro non dai palestinesi: “Se Gerusalemme est non sarà la capitale del futuro stato, non si arriverà mai alla pace”, ha commentato il negoziatore Saeb Erekat. Sono più di quarant’anni che il governo d’Israele costruisce in queste aree (alcune, peraltro, non sono affatto a est), e non le considera carte da scambiare in negoziati. Secondo i progetti Israele si appresta a costruire altre 50 mila nuove abitazioni nei quartieri più sensibili di Gerusalemme, e Netanyahu insiste a ricordare: “Non è un insediamento”. E tanto è forte la volontà di tenere unita Gerusalemme che il governo ha approvato un disegno di legge per cui quartieri da nomi arabi come Mamilla e Talbiya, da domani, si chiameranno in ebraico Hagoshrim e Komemiyut. Basta con la doppia dicitura. Quando un anno fa venne annunciata la costruzione di questi quartieri, i rapporti tra Stati Uniti e Israele subirono un’incrinatura. In quel periodo il vice presidente americano, Joe Biden, era impegnato nei colloqui tra le due parti e il momento scelto per rendere nota l’iniziativa mandò su tutte le furie Washington: il segretario di stato americano, Hillary Clinton, definì “un insulto” il progetto. Gran parte delle 50 mila case sorgeranno nei quartieri ebraici costruiti dopo il 1967 e annessi a Israele. Un numero più piccolo è quello delle abitazioni costruite nei quartieri a maggioranza araba. Nuove case sono previste a Gilo (3.000), Har Homa (1.500), Pisgat Zeev (1.500), Givat Hamatos (3.500), Ramot (1.200), Armon Hanatziv (600) e Neve Yaakov (450). Il quartiere di Maaleh Zeitim a Ras al Mud passerà da 60 a 200 abitazioni. Quest’ultimo ha un valore simbolico altissimo, perché sorge fra l’orto del Getsemani e il monte degli Ulivi, luoghi sacri ai cristiani, e sovrasta letteralmente la celebre moschea di al Aqsa. Netanyahu ha dato poi mano libera, in nome della “sovranità sull’intera città”, alla demolizione dell’hotel Shepherd a Gerusalemme est, quello un tempo abitato dal mufti alleato di Hitler, Amin al Husseini. Fu Ehud Olmert, da sindaco di Gerusalemme, ad approvare il piano di duecento unità abitative ebraiche nella zona fra Kfar Shiloah e Har Ha Zeitim, a ridosso del monte degli Ulivi. Un’isola con un muro di cinta nel cuore di un villaggio arabo di undici mila abitanti. Si costruirà a Gilo, un quartiere strategico per la sicurezza: rinunciare a costruire in quel punto è come accettare per sempre di avere una cintura palestinese intorno alla città, mettendo la Gerusalemme ebraica di fatto in condizioni di difficoltà persino militare, in una specie di stato di assedio permanente. Durante la Seconda Intifada contro la collina di Gilo ci furono 400 attacchi armati e molti dei 40 mila residenti israeliani abbandonarono le proprie case. I cecchini sparavano dalla vicina città palestinese di Beit Jala. Har Homa è altrettanto strategica, in quanto sorge a meno di un chilometro da Betlemme. Prima del 1997, quando Netanyahu formò il primo esecutivo e il quartiere iniziò a prendere forma, ad Har Homa si poteva trovare una sola cosa: il vento. Har Homa è una vasta zona verde fra il kibbutz di Ramat Rachel e Beit Sachur, un villaggio sotto l’Autorità palestinese. Già da tempo (da quando la città era governata dalla sinistra, sindaco Teddy Kollek) il progetto era stato approvato nel piano regolatore. Per entrambe le parti possedere quella zona è strategico: se ci costruiscono gli ebrei, allargano il confine della città a sud impedendo un autentico accerchiamento di Gerusalemme da parte dell’Autorità palestinese, che a sua volta godrebbe di una continuità geografica fino al quartiere di Talpiot, praticamente in centro città, in caso contrario. Sono metri, centimetri preziosi. Il quartiere di Ramot serve come cuscinetto per la zona nord della città, mentre le costruzioni sul Mount Scopus e Ramat Eshkol proteggono la parte orientale. Demografia, sicurezza, simboli, c’è tutto dentro il “piano case” di Gerusalemme.
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