Afghanistan, uccisi i talebani autori della strage dei Navy Seals Cronaca di Glauco Maggi
Testata: Libero Data: 11 agosto 2011 Pagina: 19 Autore: Glauco Maggi Titolo: «L’America vendica la strage dei Navy Seals»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 11/08/2011, a pag. 19, l'articolo di Glauco Maggi dal titolo " L’America vendica la strage dei Navy Seals ".
La risposta delle forze americanee della Nato è arrivata subito, e micidiale. Sabato un gruppo di Talebani, sparando un razzo terra-aria, avevano abbattuto un elicottero Chinook nella provincia afghana di Wardak, uccidendoi 38 militari a bordo:7 afghani e il resto americani appartenenti alle forze speciali, di cui 22 al corpo dei Navy Seals, lo stesso che aveva compiuto il vittorioso raid di maggio che portò alla eliminazione di Osama Bin Laden. L’altra notte, almeno 13 della quindicina di quello stesso commando Talebano sono stati eliminati prima che potessero mettersi in salvo oltre il confine con il Pakistan. «Dopo una esaustiva caccia all’uomo, aiutata da varie segnalazioni di intelligence e di informazioni ricevute dagli abitanti del posto, le Forze della Operazioni Speciali hanno localizzato il Mullah Mohibullah e chi ha sparato il razzo», ha detto una fonte ufficiale della Nato. «Abbiamo sistemato i responsabili con un attacco cinetico», ha specificato il comandante Usa in Afghanistan, il generale John Allen. TRIBUTO AGLI EROI Alla notizia della perdita più grave subita dagli Stati Uniti in dieci anni di guerra in Afghanistan, le reazioni in patria erano state di tributo agli eroi negli editoriali dei commentatori e di fermezza nelmantenere l’impegno bellico secondo il calendario governativo da parte delle forze politiche, con anche qualche intervista alle vedove che ricordavano lo spirito di passione e di sacrifico dei coraggiosi mariti. Era nato per fare quella vita, sapeva bene i rischi ma non avrebbe rinunciato a quelle missioni per niente al mondo, sono orgogliosa. Questo il senso delle dichiarazioni. Intanto sul campo, i comandi Nato e i commilitoni dei caduti non perdevano tempo e organizzavano una caccia all’uomo che ha avuto immediato successo. Così, ieri, il portavoce della Nato ha reso noto che era stata individuata una casa-rifugio in cui avevano trovato riparo i 15 militanti fondamentalisti, a 30 chilometri dal luogo dell’ab - battimento dell’elicottero, nella Tingi Valley nel distretto di Saydabad, sulla strada verso il confine. È scattata subito l’offensiva, con il bombardamento del covo e l’eliminazione di quasi tutti i Talebani. «Il bombardamento ne ha uccisi 13», ha affermato il capo della polizia della provincia di Wardak, Abdul Kayum Baqizoi, «Questi sono i Talebani che erano coinvolti nell’attacco contro il Chinook». Almeno due dei morti sono «importanti pedine della rete talebana, Mullah Mohibullah, il comandante dei talebani della Tangi Valley, e Shafiullah, il suo vice, e gli altri militanti che avevano sparato il razzo associato all’abbattimento il 6 agosto del CH-47, che ha provocato la morte di 38 afghani e membri della coalizione», ha confermato in un comunicato il comando della Forza di Sicurezza Internazionale guidata dalla Nato. Riconoscere la grave sconfitta di un giorno, ma lavorare senza sosta, da subito, per eliminare i responsabili, è stata la strategia vincente. E se per Osama la vendetta americana è stata servita fredda, dieci anni dopo, per chi ha colpito i soldati Nato la punizione questa volta non si è fatta attendere. La lezione è la stessa, l’aveva recitata Bush sulle ceneri di Ground Zero, e l’ha ripetuta Obama quando ha ricordato che l’America non dimentica mai le vittime innocenti, e tantomeno i suoi eroi caduti in missione. LA FORZA DI UN PAESE «Non è tanto importante per i talebani, se perdono un gruppo come questo possono trovare facilmente altri combattenti», ha commentato l’azione Farouk Meranai, ex deputato a Kabul dalla provincia di Nangarhar. «A preoccupare dovrebbe essere il fatto che se hanno colpito così un elicottero a Wardak, potrebbero farlo anche altrove in Afghanistan ». Ma anche gli Usa sanno che, più che sul piano squisitamente militare, l’opera - zione punitiva di ieri pesa enormemente per il morale delle truppe e per l’orgoglio dell’Ame - rica. Dove, anche quando monta lo scetticismo per le guerre lunghe e costose nell’opinione pubblica, la partecipazione di solidarietà della gente per le vittime dei drammi inevitabili che si ripetono sui campi di battaglia non viene mai meno: ed è sempre di gratitudine, generosamente tradotta in beneficenza per le tante associazioni di veterani e di famiglie dei caduti. Il raid della vendetta è avvenuto proprio mentre le salme rientravano in patria, alla base di Dover. Obamaera ad accoglierle, in una cerimonia che il governo ha chiuso alla stampa. Due anni fa proprio Barack, per far vedere alla gente le conseguenze della guerra, aveva cancellato il divieto ai media, voluto da Bush nel 2001, di fotografare e filmare il rientro delle bare. Ora ci ha ripensato, Bush aveva ragione.
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