lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.08.2011 Il Mosè in Egitto di Rossini rivisitato in chiave antisemita da Graham Vick
Cronaca di Giuseppina Manin. Natalia Aspesi sembra apprezzare

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 agosto 2011
Pagina: 27
Autore: Giuseppina Manin
Titolo: «Mosè-Bin Laden, polemica all'opera»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/08/2011, a pag. 27, l'articolo di Giuseppina Manin dal titolo "Mosè-Bin Laden, polemica all'opera".


Graham Vick

Natalia Aspesi, in un articolo su Repubblica di questa mattina, non concorda con chi polemizza con la reinterpretazione in chiave fondamentalista islamica del Mosè in Egitto di Rossini e arriva a scrivere : "malgrado il casino che ondeggia in continuazione sulla scena, nessuno butta lì un pensiero di antisemitismo. Né di antiarabismo, né di anti palestinismo, nè di antislamismo. Ne di antimediorientalismo. Né di antiamericanismo. Insomma nessuno shock, nessuna ribellione, nessun fischio". 
Aspesi non coglie note di antisemitismo nella rivisitazione di Graham Vick, ma le parole del regista, da lei stessa riportate, non lasciano spazio a molti dubbi : "
Sono passati tanti anni e non solo in Medioriente sono successe tante cose. Rifiuto il giudizio di antisemitismo per la mia messa in scena, piuttosto penso che in nome di un Dio, di un qualsiasi dio, si continuano a commettere atrocità, che interi popoli sono tuttora oppressi, che il mondo è diviso ovunque in due parti, una società ricca e libera, e un'altra formata dai nuovi schiavi, gente disperata che non ha nulla da perdere ". La solita litania di Israele oppressore dei poveri palestinesi. Sul terrorismo islamico contro la popolazione israeliana, silenzio. Stonerebbe con l'immagine che si vuole dare dei poveri palestinesi affranti dall'occupazione israeliana.
Anche Giuseppina Manin riporta alcune dichiarazioni di Graham Vick che non lasciano spazio a nessun dubbio circa la sua reinterpretazione dell'opera di Rossini : "
Quello invocato da Mosè è un Dio di rabbia e distruzione — sostiene —. È strano che arrivi il comandamento "non uccidere" proprio da Colui che ha ucciso tutti i primogeniti dell'Egitto e ha permesso di essere brandito come un'arma dal suo profeta. Bisogna sempre diffidare di chi si definisce "il popolo di Dio", di chi dichiara guerra in Suo nome. Credersi gli eletti del Signore è una forma bella e buona di razzismo. Un veleno per l'umanità ". Bisogna 'diffidare' degli ebrei. Ecco che cosa sostiene Graham Vick.
Ecco l'articolo di Giuseppina Manin

PESARO — Mosè come Bin Laden, barba scura, copricapo bianco, giubbotto mimetico, intona «Dal tuo stellato soglio» alzando il mitra al cielo. La piaga biblica della pioggia di fuoco trasformata in una schiera di kamikaze con cinture esplosive lampeggianti di rosso. Un manipolo di teste di cuoio che irrompono in platea puntando le armi contro gli spettatori. Nessun Mar Rosso si apre, gli ebrei fuggono dall'Egitto attraverso un varco in un muro evocatore di quello erto a Gaza, da cui però spunta un carro armato con bandiera israeliana… Farà molto discutere, e forse anche di più, questo Mosè in Egitto stasera in scena al Festival rossiniano di Pesaro con Roberto Abbado sul podio dell'Orchestra del Teatro comunale di Bologna, nel cast Sonia Ganassi, Riccardo Zanellato, Alex Esposito, Dmitry Korchak.
Il regista inglese Graham Vick ha voluto leggere il capolavoro rossiniano come una parabola contro il fondamentalismo delle religioni monoteiste. La storia di Mosè che invoca Dio perché colpisca con bibliche piaghe l'intero popolo egiziano diventa così metafora dell'uso improprio della divinità a fini politici e di potere. Ma i riferimenti espliciti all'attualità, l'allusione a un popolo ebraico di ieri uguale identico ai palestinesi di oggi, di perseguitati che si fanno persecutori, hanno allarmato alcuni spettatori presenti alla applauditissima prova generale dell'altro ieri, subito preoccupati che in scena serpeggiassero umori antisemiti. «Mi hanno raccontato di una visione registica schierata contro gli ebrei e questo mi ha molto rattristata», commenta Liliana Segre, una delle ultime sopravvissute a Auschwitz, nonché melomane frequentatrice assidua del festival rossiniano. «Però — aggiunge — dato che non ho ancora visto lo spettacolo, mi riservo i giudizi a dopo».
Quanto a Vick, la sua tesi è che nel Vecchio Testamento siano celati i germi del fanatismo e della violenza. «Quello invocato da Mosè è un Dio di rabbia e distruzione — sostiene —. È strano che arrivi il comandamento "non uccidere" proprio da Colui che ha ucciso tutti i primogeniti dell'Egitto e ha permesso di essere brandito come un'arma dal suo profeta. Bisogna sempre diffidare di chi si definisce "il popolo di Dio", di chi dichiara guerra in Suo nome. Credersi gli eletti del Signore è una forma bella e buona di razzismo. Un veleno per l'umanità».
Vale per ebrei come per il mondo islamico. Eppure, quel Mosè abbigliato come un terrorista, fin troppo uguale al "signore del terrore"… «È vero, somiglia a Bin Laden, anzi direi che ne è l'archetipo — conferma Vick —. Mosè riassume in sé tutti i fondamentalismi. Non dimentichiamo che ogni terrorista è anche il guerriero della libertà agli occhi di qualcun'altro. E del resto anche Rossini ce lo presenta sempre furente, minaccioso. La sua guerra contro gli egiziani somiglia molto a una "guerra santa", speculare alle attuali jihad. Rileggendo l'opera di Rossini ho sentito il bisogno di tener conto di quanto è accaduto in Medio Oriente negli ultimi dieci anni».
Ma l'allestimento di Vick non esclude altre drammatiche, recenti, sopraffazioni dell'uomo sull'uomo. I prigionieri ebrei incappucciati e costretti dai soldati egiziani a camminare a quattro zampe tenendoli a guinzaglio sono una chiara citazione degli orrori di Guantanamo. Così come i primogeniti egiziani che stramazzano soffocati da un gas letale mandato dal Cielo rinviano inevitabilmente alla strage del Teatro Dubrovka di Mosca o a quella dei bambini ceceni di Beslan. «Nessuna intenzione di provocare, di fare arrabbiare qualcuno. Ho cercato solo di presentare i vari punti di vista, di spingere lo spettatore a ripensare alla nostra storia, a riflettere, a partecipare, anche emotivamente. Le grandi storie pongono grandi domande. È il loro merito, il senso della loro continua vitalità».

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT