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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Becky contro Nivea 10/08/2011

Becky contro Nivea
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana

 
                Becky Griffin


                                           Oscar Troplowitz

Becky Griffin è una modella/attrice israelo-americana, e il suo nome è sicuramente sconosciuto ai più, al di fuori di questi due paesi, in compenso merita di diventare famosa non solo nei due paesi dove è invece apprezzata per la sua professione, ma anche altrove, per un gesto che è degno di essere segnalato. Becky ha pubblicato sul suo sito di Facebook una protesta contro l’industria tedesca di cosmetici che produce la famosissima crema Nivea, già, proprio quella piccola scatola rotonda blu con la scritta in bianco, che eravamo abituati a vedere in giro per casa quando eravamo piccoli, e che dopo abbiamo continuato ad usare anche noi, da grandi, tanto da diventarne degli affezionati consumatori. Nivea fu creata nel 1911 da un ebreo tedesco ad Amburgo, Oscar Troplowitz, proprietario dell’azienda Beiersdorf, la stessa che produce e distribuisce ancora oggi il prodotto in tutto il mondo, anche se dopo la sua morte nel 1918, passò ad altri proprietari.

Cliente lo è evidentemente anche Becky, tanto da visitarne il sito web, ed accorgersi che, fra tutti i paesi segnalati dove Nivea è distribuita, manca Israele, mentre invece è presente su tutti gli scaffali delle profumerie e supermercati. Becky lo denuncia su Facebook, scrive che non comprerà più la crema bianca nella confezione blu, perché non ama il razzismo e quindi nemmeno la propaganda contro Israele. Perché manca lo Stato ebraico fra i paesi che vendono Nivea ? In compenso c’e l’Autorità palestinese, che uno stato non lo è ancora. Forse perché al mondo ci sono più clienti musulmani che ebrei ? Il vostro comportamento, ha aggiunto, mi ricorda quello del vostro paese durante gli anni del nazismo, e che non terminava il suo commento con l’abituale ‘cordiali saluti’ perché si era sentita discriminata, lei, il suo paese, il suo popolo.

 Non è andata leggera Becky, il bello del parlar chiaro è che produce effetti immediati.

 Non sono passate 24 ore che Israele compariva sul sito Nivea, cliccando sul nome della Beiersdorf  alla voce ‘Israele’, nella sezione Medio Oriente, si apre una pagina in ebraico dedicata a Nivea.

L’azienda non ha ritenuto commentare l’accaduto, dopo 128 anni di presenza sul mercato qualche spiegazione avrebbe potuto darla, se non altro per rispetto verso i milioni di confezioni blu e bianche che vengono vendute in tutto il mondo a clienti che, come chi scrive, le sono affezionati ma non fino al punto da non abbandonarla dopo aver letto la protesta di Becky Griffin.

Tutto è bene quel che finisce bene, ne sia reso merito a Becky, che con la sua azione ha convinto i produttori di Nivea che le discriminazioni non pagano. E un piccolo omaggio anche all’azienda, che ha capito subito di aver sbagliato, qualunque ne sia stata la motivazione. A proposito, la mia sta quasi per finire, devo ricordarmi di rifornirla.


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