Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/08/2011, a pag. 19, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " Trappola talebana per i Seals ".

Le forze speciali in Afghanistan combattono una «guerra invisibile». Missioni che ufficialmente non sono mai avvenute. Caduti classificati come «Kia», killing in action, uccisi in azione. I loro obiettivi tenuti nascosti. E dunque anche il disastro dell'elicottero Chinook costato la vita a 38 commandos, in gran parte americani, è avvolto nel mistero. L'ultima versione — di fonte afghana — rilancia lo scenario di una trappola dei talebani. Un'ipotesi, peraltro, già avanzata nelle ore successive al massacro.
Mente dell'agguato, sempre secondo questa ricostruzione, è Qari Thair, un capo locale, assistito da quattro complici pachistani. Il talebano avrebbe passato ai contatti afghani, e agli americani, un'informazione esca: nel villaggio vi sarà un'importante riunione di dirigenti ribelli. Thair era sicuro che gli Usa avrebbero inviato degli elicotteri e c'era una sola rotta di avvicinamento alla vallata di Tangi. È dunque lungo questo «sentiero» che ha organizzato una «gabbia di fuoco», simili a quelle impiegate contro gli elicotteri sovietici. Numerosi mujaheddin si sono sistemati a lati con Rpg e forse altri tipi di razzi. Quando il Chinook, con a bordo i Navy Seals e le guide afghane, si è avvicinato, è stato investito da un tiro intenso. Questione di secondi e il grande elicottero è esploso.
Una seconda versione — apparsa sulla stampa statunitense — disegna uno scenario diverso. Un reparto americano di Ranger entra a piedi nella valle per catturare esponenti talebani di medio livello. Due di loro, Habib Rehman e Saif ur Rehman, sono appena tornati da un consulto con i vertici del movimento a Quetta (Pakistan). La zona è però sorvegliata da nuclei di insorti, gruppi da dieci, che individuano gli incursori americani. L'unità finisce sotto il fuoco, è in una brutta posizione, chiede rinforzi. Da Bagram decolla un elicottero con i Navy Seals che devono «estrarre» i loro compagni. Quando il Chinook si avvicina alla zona d'atterraggio un talebano spara un unico razzo — lo ha sostenuto ieri il comando Isaf — che ha effetti disastrosi. L'elicottero è stato colpito nel momento più critico. Il buio è un buon alleato di chi tende l'imboscata e contro gli Rpg c'è poco da fare. Lo avevano scoperto i piloti russi negli anni 80 che dovevano vedersela anche con i missili Stinger americani. All'epoca i mujaheddin creavano trappole di fuoco — con mine, ordigni artigianali e mitragliatrici — nei possibili punti d'atterraggio. Altrimenti ingaggiavano l'elicottero a circa 100 metri di distanza. In alcune occasioni provavano a distruggerlo con una salva tirata sugli 800 metri. Esperti afghani non escludono che gli insorti, oltre agli Rpg, possano essere entrati in possesso di nuove armi. Sono stati gli stessi talebani a sostenerlo in un comunicato di rivendicazione.
L'altro aspetto da analizzare è quello dell'affidabilità delle fonti. A volte non è facile. In Afghanistan ci sono stati casi di informatori fidati che hanno poi cambiato campo. Talvolta, dopo aver aiutato gli alleati, hanno cercato di riacquistare «onorabilità» nel loro network sociale tradendo. L'intelligence è al lavoro per capire se anche sul versante afghano agisca un gruppo simile ai «Militanti del Khurasan», organizzazione creata dai talebani per missioni di controspionaggio. L'analisi della soffiata ricevuta richiede tempo. E a volte l'indicazione è giusta ma ciò non esclude sorprese. I qaedisti sono stati capaci di far uccidere alcuni loro quadri al fine di costruire la credibilità di una fonte poi usata per tendere la trappola. Alla fine il comando valuta i rischi e poi decide se lanciare la missione. Soltanto dopo capiranno se valeva il rischio preso. O se, invece, sono stati ingannati da una «talpa».
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