Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 09/08/2011, a pag. 1-13, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "Il crac annunciato della città multietnica".
Fiamma Nirenstein
Persino Oxford Circus è stata ieri lambita dagli scontri di Londra. Le bande si organizzano, saccheggiano e distruggono, da Tottenham e Einfield cominciano a bruciare e a vandalizzare a Edmonton, a Waltham Forest, nel centro, al super mercatino Tesco a Ponders End. I politici e i commentatori studiano le cause, la sinistra all’opposizione attacca il governo conservatore con i suoi tagli che poi, a un rapido calcolo, si scopre non esserci stati. Le accuse sulle condizioni di vita, sulla miseria e sulla criminalità del quartiere nero piovono a raffica, ma dal 1985, epoca di altri gravissimi scontri, la disoccupazione è dimezzata; inoltre, da 875 rapine l’anno si è passati a 30. La polizia, che al tempo degli scontri dell’85 parlava pubblicamente dei neri come di scimmie, benché abbia 35 uomini feriti non si è lasciata andare nemmeno a una parola di troppo. Da allora conta 3000 ufficiali di etnie diverse da quella british e bianca. Da dove nascono dunque i «riots» di Londra? La sensazione è che la loro origine è nel ventre profondo del mondo contemporaneo, dove l’oscurità è invincibile. Parliamo dell’insofferenza reciproca di gruppi che non ne possono più l’uno dell’altro, che si sono spintonati odiandosi nel mondo globalizzato, chi col cuore pieno di aggressività verso gli ex dominatori, ospiti ritenuti incapaci di generare in loro amore, chi sentendosi assediato e minacciato.
La polizia, accusata in queste ore di incapacità e anche di ferocia per avere ucciso il 29enne Mark Duggan, spiega Melanie Phillips sul Daily Mail, non gode di nessuna fiducia né di rispetto dalle popolazioni che la percepiscono come la lunga mano dell’oppressore-ospite. E, dopo parecchi errori dovuti a disprezzo e incuria, dopo svariati morti e feriti nei quartieri di immigrazione, si è modificata sotto la sferza delle critiche in modo da adattarsi a una versione demoralizzata, ha abbassato le armi, abbandonando di fatto per la troppa correttezza politica, le comunità pakistane, nere, asiatiche, al potere delle gang criminali e al comportamento antisociale. Tottenham è un quartiere disgraziato, uno di questi quartieri. Quando il primo ministro David Cameron denunciò il fallimento del multiculturalismo, quasi all’unisono con Angela Merkel e Franco Frattini, cercò fra mille voci scandalizzate, di far sentire un grido di buon senso. Alla conferenza di Monaco sulla Sicurezza disse: «Abbiamo fallito nel provvedere una visione di una società a cui (gli immigrati) desiderino di appartenere. Abbiamo tollerato comunità segregate che vivono in modo da contraddire i nostri valori. Quando un bianco crede in cose sbagliate, per esempio è razzista, lo condanniamo. Ma quando pratiche analoghe vengono da persone che non sono bianche siamo cauti, francamente persino paurosi nel contrapporci ad esse». È chiaro che la tentazione di attribuire la rivolta a ragioni sociali è forte: ma non è giusta. Basta pensare che la sharia è usata senza riguardo per le leggi inglesi in 85 consigli che dettano legge in città e che essi hanno già prodotto 7000 giudizi. Come quella islamista, molte altre culture si ritengono al di sopra della legge inglese. Due «tweets» ce la dicono lunga. Dave scrive: «La gente si è accorta che spaccare una finestra non è la fine del mondo, e hanno il diritto di farlo». Nick Griffin: «Qualsiasi cosa i neri faranno non è nulla in confronto a quel che succederà se i musulmani si svegliano». Molte famiglie applicano la discriminazione sessuale e la violenza sulle donne tipica di culture non occidentali, il delitto d’onore è tornato in aeree dove era sparito, la poligamia è diffusa, l’omosessualità è punita. Dalla fede o dal disprezzo in comportamenti basilari deriva anche il rispetto delle leggi e delle istituzioni, e quindi le nostre regole, la nostra polizia... sono disprezzate. La legge dell’ospite è ritenuta oppressiva. Temi apparentemente statici sono invece pronti a diventare esplosivi, come sta accadendo oggi nella grande, la bella Londra imperiale.
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