Il bombarolo e la guerra
Abd al-Bāsaṭ Muḥammad Alī al-Maqraḥī
Cari amici,
quel vecchio aforisma secondo cui il diavolo si nasconde nei dettagli è vero anche in politica e soprattutto in Medio Oriente, dove spesso le cose sono più complicate di quel che sembrano. Il dettaglio su cui voglio richiamare la vostra attenzione è semplice, ne hanno parlato stranamente perfino i giornali italiani (http://www.corriere.it/esteri/11_luglio_27/libia-lockerbie-al-megrahi-riappare_63e7c958-b825-11e0-a142-4db684210d8b.shtml). Eccolo. Un signore che si chiama Abd al-Bāsaṭ Muḥammad Alī al-Maqraḥī è apparso alla tv libica (quella di Gheddafi), brevemente, ma con enfasi sufficiente perché fosse notato dai media occidentali. Sapete chi è? Ve ne ho già parlato più di una volta: secondo Wikipedia si tratta di un agente dei servizi segreti del regime, nato a Tripoli nel '52; ha studiato negli Stati Uniti e a Cardiff, è stato capo della sicurezza della Lybian Arab Airline e direttore di un misterioso "Centro degli studi strategici" di Tripoli. Un uomo importante nella nomenklatura segreta libica. Ma soprattutto colui che è stato condannato all'ergastolo da una corte scozzese come l'autore dell'attentato al Volo Pan Am 103 che fu abbattuto da una bomba sopra Lockerbie, il 21 dicembre del 1988.
Qualcuno di voi forse ricorda che costui, condannato all'ergastolo, fu liberato dopo soli otto anni nell'estate del 2009, giusto tre anni fa, perché - poverino - gli fu diagnosticato un cancro alla prostata che gli dava, secondo il governo scozzese solo tre mesi di vita. Molti si spesero per la sua liberazione: pubblicamente Mandela, che non spreca mai occasione di rovinare la sua fama unendosi alle cause peggiori, e a quanto si disse allora anche Tony Blair, in maniera più discreta ma molto efficace, dato che il governo – quello britannico, non quello scozzese che è poco più di una giunta regionale - era laburista. Si parlò allora di un accordo fra Libia e British Petroleum in cui la liberazione di Maqraḥī era parte essenziale e anche di un cointeressamenteo personale di Blair. Maqraḥī torò in Libia accolto co grandi manifestazioni, come un eroe, e da allora si è visto poco (http://en.wikipedia.org/wiki/Abdelbaset_al-Megrahi).
Difficile dire con certezza che cosa sia accaduto allora. Qualcuno certamente ha mentito: i tre mesi sono diventati almeno tre anni e l'agente segreto di Tripoli è ancora abbastanza vivo, abbastanza importante e abbastanza attaccato a Gheddafi da essere presente ed esibito in pubblico a una cerimonia ufficiale. La domanda è perché questa comparsata. In un regime come quello libico ogni atto pubblico è simbolico. Per spregio? Per minaccia? Per ricordare che la Libia è capace di terrorismo e Gheddafi possiede numerosi segreti? Non si sa. Certo è che da sei mesi va avanti una strana guerra, in cui siamo impegnati anche noi italiani, in cui la Nato sta facendo la pessima figura di non riuscire neppure a cacciare il dittatore da operetta di un paese di sei milioni di abitanti, meno di due terzi della Lombardia – o di non volerlo fare. E' una guerra di cui non si parla, che forse non si sta più svolgendo davvero, e su cui sappiamo ogni tanto solo che la Francia o l'Inghilterra cercano dei compromessi con Gheddafi, che costui respinge. Qual è il segreto della forza di costui? Forse una riflessione sulla faccenda di Maqraḥī aiuterebbe a capire quantomeno che intorno alla guerra libica vi è una rete diffusa di complicità che rende difficile per tutti gli stati combatterla (e per noi comprenderla)
Ugo Volli
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