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Yehoshua e il Medio Oriente 30/07/2011

il Medio Oriente secondo A.B.Yehoshua de l’Unità è un articolo interessante e dal tono molto educato, accompagnato da un ottimismo che non guasta affatto; non sono d’accordo però sull’idea della ‘confisca’ di aree palestinesi nei cosiddetti territori occupati, trattasi di territori a tutti gli effetti ancora contesi, non rubati, dato che, dopo il rifiuto del piano di partizione, considero fra i veri responsabili dell’inesistenza attuale dello stato palestinese l’Egitto e la Giordania, che occuparono, ben fino al 1967, -illegalmente -i territori che spettavano al nuovo stato palestinese nel 1948.
Lo stato di Palestina non nacque, ma non fu mai offerta la cittadinanza giordana ed egiziana ai profughi, sfollati dagli stessi paesi arabi convinti della disfatta ebraica sionista.
Non mi stupisco sul fatto che in tutti quegli anni di occupazione illegale nessun profugo chiese mai l’autonomia palestinese da Giordania e Egitto.
Nell’articolo però non è menzionato appunto il rifiuto di Hamas e i pensieri nebulosi di Abu Mazen al riconoscimento dello stato di Israele.
Non sono citate le minacce dell’Iran, e mi preoccupa lo stesso, e molto, il ritorno ai confini del 1967, o meglio del ’49. non sono affatto confini sicuri, visto l’interesse molto meno che sottozero, fin’ora, degli arabi palestinesi verso la pace, si veda lo sgombero da Gaza e i razzi sempre più hi-tech su Negev, Sderot, senza contare suicidi-bomba, accoltellamenti vari, colpi d’accetta alla schiena e cecchini.
Uno stato chiamato Palestina con tali confini il giorno dopo la propria creazione incomincerebbe a cercare alleati per invadere Israele.
Non vorrei mai per questo vedere lo stato di Israele in futuro costretto a costruire una sorta di gigantesco ‘Eden Project’
(www.edenproject.com),
un gigantesco bioma mediterraneo in acciaio e materiale resistente ai missili (materiale difficile da realizzare) per salvare le proprie città vicine ai confini e i propri abitanti. Con la protezione di un ‘Eden Project’ per città ebraiche in pericolo, vorrei proprio vedere se qualcuno ha ancora la faccia tosta di parlare di ‘muro di apartheid’.
Ma sono convinto che Israele non ne avrà affatto bisogno e saprà, ancora una volta, vincere il terrore, da solo.

Maurizio e Luca Ferrari


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