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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.07.2011 Siria: 1600 massacrati, 3000 desaparecidos
La cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 luglio 2011
Pagina: 15
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Il martirio del cantautore che suonava contro Assad»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 29/07/2011, a pag. 15, con il titolo " Il martirio del cantautore che suonava contro Assad", Davide Frattini, da Gerusalemme, racconta la fine del cantautore Ibrahim Qashoush, uccisi dagli sgherri di Assad. Nel pezzo anche i numeri delle vittime.
Ecco l'articolo:


il cadavere di Ibrahim Qashoush

DAL NOSTRO INVIATO GERUSALEMME — Il muratore, l’elettricista, il pompiere. Il cadavere riesumato dal fango del fiume Oronte non ha un mestiere certo e anche sul nome circolano versioni diverse. Come nelle leggende che diventano più vere della realtà conta il soprannome: l’usignolo della rivoluzione. Il britannico Daily Telegraph e il New York Times hanno ricostruito la sua storia e la storia della canzone che è diventata l’inno delle proteste contro Bashar Assad, il presidente siriano. Anthony Shadid, reporter del quotidiano americano, si è infiltrato ad Hama e ha raccolto le testimonianze dalla città che ventinove anni fa divenne il simbolo della repressione perpetrata dal padre Hafez (con ventimila caduti) e in queste settimane è tornata a guidare la ribellione. Con il ritornello «Vattene Bashar» . Che— raccontano a Shadid e su questo in città quasi tutti concordano — è stato intonato per la prima volta da un giovane cementista agli inizi di luglio, dal palco su piazza al-Assi. Due giorni dopo il suo corpo è stato tirato fuori dall’Oronte, la gola tagliata e le corde vocali strappate. La voce squarciata dagli sgherri del regime sarebbe quella di Ibrahim Qashoush. Ieri l’agenzia Associated Press ha provato a riempire il nome della vita che non ha più. Sarebbe un pompiere di 42 anni, con tre figli maschi, che scriveva canzoni nel tempo libero. Fino a metà marzo — quando sono cominciate le manifestazioni che non retrocedono— parlava di miseria e di amore. «Sedeva con noi e componeva d’istinto» , racconta l’amico Saleh Abu Yaman. Con la rivolta, Assad è diventato il bersaglio delle sue rime: «Fottiti Bashar e che si fotta chi ti onora» . Fin troppo per un regime che ha innestato i cortei con l’arresto di un gruppo di ragazzini a Deraa, nel sud del Paese, accusati di aver disegnato graffiti politici sui muri di quattro scuole. Da allora, gli slogan sono diventati più sofisticati e la repressione ancora più crudele. Qashoush sarebbe stato prelevato da una squadraccia, mentre camminava per il centro. «Un’auto bianca si è fermata — dice Abu Yaman —, l’hanno immobilizzato e trascinato dentro. Abbiamo capito subito che erano agenti della sicurezza» . Il suo corpo è stato ritrovato il giorno dopo. Un video su YouTube mostra il cadavere che viene disteso su letto, la testa che penzola sulla gola insanguinata. Qashoush ha potuto avere un funerale, altri sono spariti e le famiglie non sanno se sono morti o in carcere. Avaaz, organizzazione per i diritti umani, ha identificato 2.918 siriani che sono stati portati via dai servizi segreti e dei quali tutt’ora non si sa nulla. I civili uccisi durante le manifestazioni sarebbero ormai 1.600, secondo la contabilità della morte stilata dagli attivisti. Ad Hama qualcuno resta convinto che la canzone sia stata composta da uno studente conosciuto come Rahmani, ancora vivo e intervistato dal New York Times. L’uomo recuperato dal fiume sarebbe stato un informatore della polizia ucciso dai ribelli. Le voci macabre e le teorie della cospirazione non zittiscono il mito dell’usignolo

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