Il massacro norvegese visto da Israele
di Manfred Gerstenfeld
(traduzione di Angelo Pezzana)
Il Ministro degli Esteri norvegese a Utoya il giorno prima della strage
Il barbaro massacro dello scorso venerdì a Oslo e nel campeggio dei giovani laburisti nell’isola di Utoya, solleva molti interrogativi.
In ogni caso prova ancora una volta quanto gli esperti in terrore e odio hanno sostenuto da molti anni. Uno non deve necessariamente essere un membro etichettato di un organizzazione fanatica e violenta per adottarne il programma e, in casi estremi, metterli in pratica.
Internet permette alla gente di farne parte e, nello stesso tempo, restarne fuori. Anche se molti fattori indicano come l’assassino Anders Breivik fosse di casa sui siti neo-nazisti, un lupo solitario come lui poteva rivolgersi a imprecisati altri contatti.
L’estrema destra norvegese ha dimensioni molto ridotte. Da quanto se ne sa, Breivik viene descritto come un appartenente all’estrema destra, ma anche un cristiano fondamentalista. Ma di fondamentalisti come lui ce ne sono parecchi in Norvegia, che però operano entro i parametri della democrazia e non promuovono la violenza.
Il governo israeliano si è comportato come doveva. Il Presidente Shimon Peres, il Primo Ministro Binyamin Netanyahu e altri membri del governo hanno espresso il cordoglio di Israele alla Norvegia. L’Ambasciata israeliana a Oslo, con un atto diplomaticamente inusuale nel paese ospite, ha esposto la bandiera a mezz’asta per esprimere il proprio orrore di fronte alla enorme tragedia che ha colpito la Norvegia.
Israele ha anche offerto assistenza, non accettata, anche se la Norvegia ha ringraziato. Il rifiuto non va drammatizzato, perché la Norvegia non ha esperienza in fatto di terrorismo, le autorità si sono trovate nella difficoltà di capire con prontezza come muoversi.
Per quelli che, come me, hanno molti amici in quel paese, che ci sono stati d’aiuto nella lotta contro il montante anti-israelismo in diversi settori dell’élite norvegese, il senso di orrore va aldilà della abituale , astratta simpatia che molti israeliani sentono per le vittime degli attacchi terroristici in altri paesi.
Ci si preoccupa degli amici, finchè non sappiamo che sono in salvo.
Era chiaro fin dall’inizio che Israele si sarebbe sentita coinvolta in un così grande dibattito su attacchi terroristici.
La prima ragione sta nel fatto che in Norvegia c’è una ossessione verso Israele, infatti è presente sui media in misura molto maggiore , per esempio,del suo gigantesco vicino, la Russia, le cui notizie dovrebbero interessare la Norvegia molto più di quelle della lontana e piccola Israele.
Il terrorismo in una democrazia e come difendersi è un argomento che appartiene all’esperienza israeliana.
In più, la lenta reazione della polizia norvegese al massacro di Utoya può essere meglio valutata se la si paragona a come Israele reagisce a eventi simili.
Molti osservatori stranieri si sono meravigliati che sull’isola vi fossero così tanti giovani senza alcun apparato per la loro sicurezza. Forse perché la Norvegia non ha avuto esperienze di terrorismo.
Una società vissuta nella convinzione che il terrorismo “ qui non poteva esserci”.
Questa convinzione era sostenuta in parte dalla convinzione che la Norvegia era una delle democrazie più accondiscendenti nei confronti dell’islam estremista.
Quando su uno dei suoi quotidiani meno diffusi vennero pubblicate le caricature di Maometto, pressioni molto forti furono esercitate sul direttore perché si scusasse. Il governo norvegese incaricò le proprie ambasciate nei paesi musulmani di riferire che prendeva le distanze da quel genere di critica. Per altro, i criminali che agirono come avvenne a Malmo in Svezia lo scorso anno, non vennero mai catturati.
Une delle impressioni che mi colpirono di più mentre ero a Oslo lo scorso anno, fu la relativa assenza di sicurezza nello Sorting, il Parlamento norvegese. Non faccio certo il paragone con la Knesset israeliana, ma, per esempio, con il Parlamento olandese.
Il luogo più importante in città, oltre ad alcune ambasciate e la fortificata Ambasciata israeliana, sono gli edifici della comunità ebraica. Vi sono poliziotti davanti agli ingressi nella strada, dove c’è la sinagoga, e a nessun veicolo è permesso il transito in quella strada.
In un clima sociale simile, gli estremisti di ogni tipo non destano particolare attenzione. Lo si verifica con gli anti-semiti più accesi. Tore Tvedt, il neo nazista più famoso, ha dichiarato al giornale Verdens Gang, il più diffuso, il cui palazzo è stato colpito lo scorso venerdì, che “ gli ebrei sono i più grandi nemici”, “ uccidono la nostra gente”, sono diabolici assassini”, “ non sono esseri umani e dovrebbero essere sradicati”.
Nel 2007, la Corte Distrettuale non lo ritenne colpevole di incitamento all’odio anti-ebraico. Questo giudizio venne poi ribaltato della Corte Suprema.
La stessa Corte però, ritenne un altro estremista di destra, Terje Sjolie, non colpevole, perché la Norvegia garantisce la libertà di espressione.
Eppure aveva dichiarato che il paese stava venendo distrutto dagli ebrei. Dodichè il Comitato per la eliminazione delle Discriminazioni Razziali dell’Onu, concluse che le affermazioni di Sjolie violavano le regole di questa convenzione, firmata peraltro anche dalla Norvegia.
Nel frattempo, un altro elemento è venuto ad aggiungersi a dimostrazione che vi sono relazioni tra il massacro e Israele.
Nel campeggio laburista, hanno preso la parola ben noti anti-israeliani, quali il Ministro degli esteri Jonas Gahr Stoere e Sisdel Wold, il corrispondente in Israele della rete televisiva NRK. Stoere fu ricevuto dal leader dei giovani laburisti Eskil Pedersen, mentre sventolava un grande striscione con la scritta “ Boicotta Israele”. Pedersen e i giovani laburisti hanno spesso partecipato a molte manifestazioni contro Israele.
E’ presto che dire come tutta la faccenda si svilupperà. Quel che è sicuro è che, nelle future relazioni tra Israele e la Norvegia, e nei dibattiti pubblici, gli atti criminali di Breivik verranno citati frequentemente.
Manfred Gerstenfeld è Presidente del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta.
Ha pubblicato 20 libri, fra i quali due riguardano l’anti-israelismo e l’anti-semitismo norvegese.