Sul CORRIERE della SERA di oggi, 26/07/2011, a pag. 32, con il titolo "Esercito di popolo, economia di élite, così Israele scopre i suoi indignati", l'editoriale di Davide Frattini. Dopo averlo letto, invitiamo i nostri lettori a confrontarlo con l'articolo di Michele Giorgio, uscito oggi sul MANIFESTO sullo stesso argomento. Non che ne fosse bisogno, il pezzo di Giorgio brilla per la sua indubbia capacità di minchionare i propri lettori. E' su altra pagina di IC di oggi.


Tel Aviv, tende a Boulevard Rotschild- Davaide Frattini
La distanza tra chi vive agli ultimi piani dei grattacieli Akirov e chi protesta accampato sotto gli alberi di Jacaranda su viale Rotschild non è misurata solo dal reddito. La classe media è indignata, a Tel Aviv come nel resto d'Europa per gli stipend disidratati dai prezzi delle case o da quelli dei prodotti alimentari. Ma la rabbia israeliana nasce dalla convinzione che sia stato tradito un patto. " Un accordo mai definito - scrive Ari Shavit sul quotidiano liberl Haartez - che recitava così: questo è un luogo di vita e morte, dobbiamo prenderci cura l'uno dell'altro: nessuno qui resterà senza un tetto sopra la testa: Nessuno senza un lavoro. Nessuno dovrà rinunciare all'educazione e alla sicurezza finanziaria".
L'economia è dinamica, nei primi tre mesi dell'anno il Pil è cresciuto del 4,7 per cento, la disoccupazione giovanile è attorno al 6 per cento /in Italia è vicina al 30), eppure la disparità sociale è ddiventata troppo ampia per un Paese che ancora conta sul sacrificio dei suoi cittadini. Anche solo per quei trenta giorni l'anno di servizio militare nella riserva garantiti dalla maggior parte degli uomini dopo i tre anni di leva obbligatori. Un Paese in stato d'allarme costante non può lasciare indietro nessuno. " I guadagni delle società quotate in Borsa sono aumentati del 300 per cento in diedi anni - commenta Sever Plocker su Yediout Aharonot, il giornale più venduto -, gli stipendi degli alti dirigenti sono triplicati, la classe media è rimasta dove stava. Questa prosperità inaspettata le è passata a fianco"
La rivolta ormai è arrivata a Gerusalemme e non sembra passeggera, per molti commentatori è una contro-rivoluzione: Israele -dicono- deve ristabilire un'intesa sociale che metta insieme lo svolippo economico con la solidarietà. Per ora la protesta non è ideologica, i cartelli non attaccano i costi dell'occupazione ( tra spesa militare e insediamenti nei territori palestinesi). Gli slogan non invocno il ritorno al socialismo delle origini, ma almeno alla visione egualitaria dei fondatori. Adeguata al ventunesimo secolo.
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