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La Stampa Rassegna Stampa
24.07.2011 Iran, nella strategia nucleare anche gli omicici
La cronaca di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 24 luglio 2011
Pagina: 19
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Iran, commando uccide uno scienziato nucleare»

In un regime come quello iraniano, dove vige la censura più assuluta sull'informazione, è difficile avere gli strumenti per capire ciò che avviene. Chi avrà ucciso lo scienzato nucleare ? Probabile, vista anche la dinamica dell'omicidio, che dietro ci sia la strategia della tensione, voluta da Ahmadinejad. Ecco dalla STAMPA di oggi, 24/07/2011, a pag.19, con il titolo " Iran, commando uccide uno scienziato nucleare ", la cronaca di Francesca Paci.

Le agenzie di Stato «Isna» e «Mehr» ripetono che si chiamava Darioush Rezaei, aveva 35 anni, insegnava fisica alla Mohaghegh Ardabili University e collaborava con l’organizzazione nazionale dell’energia atomica. Ma la morte dello scienziato nucleare iraniano assassinato ieri da due motociclisti armati davanti alla sua abitazione in Bani Hashem, nel cuore di Teheran, è destinata a non

In novembre fu colpito un docente di Fisica e il regime accusò gli 007 occidentali

esaurirsi con l’identificazione delle generalità o con la ricostruzione della moglie ricoverata in ospedale dopo l’attacco. Il nome di Rezaei allunga infatti l’elenco dei luminari apparentemente al lavoro sull’arricchimento dell’uranio assassinati negli ultimi anni nel Paese degli ayatollah. Nove mesi fa toccò al professor Majid Shahriari, ucciso vicino all’università Shahid Beheshti nelle stesse ore in cui in un altro attentato veniva ferito il collega Fereydoun Abbasi, uno studioso sulla lista nera delle Nazioni Unite per la sospetta partecipazione all’attività segreta di Teheran. Anche allora, come negli episodi precedenti, il governo additò gli 007 occidentali e la loro avversione per il programma nucleare iraniano rovesciando la versione dell’opposizione secondo cui dietro le cicliche esecuzioni ci sarebbe invece la strategia della tensione alimentata dal presidente Ahmadinejad.

«Abbiamo ancora pochi dettagli su questo nuovo omicidio, ma riguardo agli altri la firma del regime è palese: innanzitutto le vittime non lavoravano direttamente con i reattori e poi è impensabile che un killer agisca sotto gli occhi della onnipresente security iraniana e svanisca» dice il blogger e attivista politico Potkin Azarmehr. Sullo sfondo del giallo a puntate, l’annoso braccio di ferro tra Teheran e l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.

Scott Lucas, esperto dell’università di Birmingham e anima del sito Enduring America, ha ricostruito in parte il curriculum di Rezaei: «Dall’oggetto del suo Phd non emerge un rapporto diretto con le armi nucleari, non sembrerebbe dunque trattarsi d’un profilo professionale tale da interessare l’intelligence americana». Allo scioglimento del rebus, azzarda Lucas, potrebbe non bastare una sola chiave. Bisognerebbe capire per esempio se Rezaei fosse coinvolto in Sesame (Synchrotron-light for Experimental Science and Applications in the Middle East), il programma scientifico non nucleare in cui sotto l’egida dell’Onu collaborano diversi Paesi della regione tra cui, eccezionalmente, Iran, Israele e Autorità Nazionale Palestinese. Di Sesame faceva parte Masoud Ali-Mohammadi, l’accademico ammazzato a gennaio del 2010 e della cui morte fu incolpata un anno dopo una presunta spia del Mossad.

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