Dalla STAMPA di oggi, 22/07/2011, in prima pagina, dal titolo " La moschea dedicata a Gesù 'profeta di pace' " suscita in noi qualche perplessità, soprattutto per il tono trionfale di chi l'ha scritto, Giacomo Galeazzi, l'attento vaticanista del quotidiano torinese.
Non capiamo che cosa ci sia, nè di nuovo nè di positivo, nel titolare una moschea con il nome di colui al quale si è ispirato il cristianesimo.
L'islam, sin dalla sua nascita, si è attribuito i propri profeti con la disinvolta operazione della appropriazioni di quelli della religione ebraica, trasformandoli in profeti musulmani.
Non stupisce, oggi, che una moschea porti il nome di Gesù. L'islam ha sempre, almeno finchè ha potuto, distrutto sinagoghe e chiese cristiane, costruendovi sopra moschee, così come chiama Gerusalemme al Quds, nell'attesa di conquistarla.
"un ponte sostituisce un muro", conclude Galeazzi il suo pezzo. Meglio sarebbe stato scrivere " appropriazione indebita ", non è con la confusione tra le fedi che si combatte il fondamentalismo, ma con il rispetto delle singole diversità. Un criterio del tutto ignorato dall'islam.
Ecco il pezzo:
Il nazareno in moschea. E la Giordania diventa il Paese mediorientale campione del dialogo islam-cattolicesimo. Giordano è il principe Ghazi Bin Muammad Bin Talal, considerato in Vaticano uno fra gli interlocutori musulmani più affidabili. E giordano è l’imam di Madaba, città alle porte di Amman, Jamal Al Sufrati, che ha deciso di intitolare la sua moschea a Gesù. Figlio di Dio per i cristiani, profeta per i musulmani. Si chiama «La moschea di Gesù Cristo» ed è la prima nel mondo musulmano contemporaneo ad essere intitolata al Messia dei cristiani. «Il mondo arabo è pieno di moschee che portano i nomi dei profeti tranne quello di Gesù. La moschea vuole portare un messaggio di convivenza e tolleranza», spiega l'imam spingendo più in là lo scontro di civiltà. Tre mesi fa Benedetto XVI aveva esortato in tv una donna musulmana della Costa D'Avorio a «far sentire la voce di Gesù, che anche lei crede come profeta». Ora nel nome di Cristo «uomo della pace» un ponte sostituisce un muro.
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