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La Stampa Rassegna Stampa
22.07.2011 L'Onu contro Hezbollah, al Qaeda contro i bambini
Gli articoli di Maurizio Molinari, Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 22 luglio 2011
Pagina: 16
Autore: Maurizio Molinari-Francesca Paci
Titolo: «Caso Hariri, caccia all'intoccabile-Con un cartoon Al Qaeda insegna il jihad ai bimbi»

Terrorismo: dalla STAMPA di oggi, 22/07/2011, con il titolo "Caso Hariri, caccia all'intoccabile", a pag.16, Maurizio Molinari traccia un quadro preoccupante del Libano, completamente alla mercè di Hezbollah. Nella stessa pagina, il pezzo di Francesca Paci sull'uso terroristico dei cartoons per bambini applicata da al Qaeda.
Ecco gli articoli:

Maurizio Molinari: " Caso Hariri, caccia all'intoccabile "


Hariri padre e figlio, il primo ucciso da Hezbollah, il secondo fuggito a Parigi.

L’uomo più ricercato dalle Nazioni Unite è Mustafa Badreddine, accusato di essere stato il regista dell’attentato che il 14 febbraio 2005 uccise il premier libanese Rafik Hariri. Il Tribunale speciale dell’Onu, presieduto da Antonio Cassese, lo scorso 30 giugno ha chiesto in forma riservata al governo di Beirut la consegna di Badreddine, che è un comandante degli Hezbollah. Se non avverrà entro il 30 luglio, la caccia all’uomo diventerà ufficiale. Anche perché l’Interpol ha già diramato le richieste d’arresto in relazione all’omicidio Hariri.

Le prove a carico di Badreddine nascono dalle indagini svolte dalle commissioni d’inchiesta dell’Onu, che hanno portato ad accertare anche la co-responsabilità di altri tre membri degli Hezbollah - Salim Ayyash, Hasan Aneise e Asad Sabra - partendo dalle intercettazioni dei telefonini adoperati dal commando nel giorno dell’agguato. Se la figura di Badreddine spicca è in ragione del suo identikit: il 23 ottobre 1983 era su un tetto di Beirut a godersi lo spettacolo dell’esplosione delle caserme dei marines americani (241 vittime) e dei soldati (francesi) assieme al cognato Imad Mughniyah, capo delle operazioni più efferate messe a segno dagli Hezbollah. Se erano assieme quel giorno non fu solo per i legami di parentela ma in quanto Badreddine, esperto di esplosivi, aveva avuto l’idea di adoperare il gas per potenziare le bombe affidate ai due kamikaze, firmando così un tipo di attacco che segnò un’escalation nella capacità di moltiplicare il numero delle vittime.

Il successo dell’intesa fra Mughniyah e Badreddine fu tale che due mesi dopo si ritrovarono assieme in Kuwait per pianificare un attacco kamikaze gemello contro le ambasciate americana e francese. Per l’occasione sarebbero dovuti saltare in aria anche la torre di controllo dell’aeroporto, una raffineria e il complesso di edifici dove vivevano numerosi americani. Mughniyah e Badreddine guidavano un folto commando sciita iracheno, ma il piano fallì e Badreddine finì in carcere assieme ad altri 16 terroristi -, venne processato e condannato a morte. Nel tentativo di ottenerne la liberazione, Mughniyah organizzò negli anni seguenti una raffica di attentati e dirottamenti aerei contro il Kuwait, ma l’unica concessione che l’Emiro fece fu di non far eseguire la pena capitale. Fu questo il motivo per cui Badreddine era ancora in cella quando il 2 agosto 1990 Saddam Hussein invase il Kuwait, aprendo fra l’altro le carceri. L’esperto di esplosivi riuscì a rifugiarsi a Teheran e da lì a tornare a Beirut dove, secondo fonti occidentali, affiancò ancora Mughniyah per poi prenderne il posto alla guida delle «operazioni internazionali» di Hezbollah dopo che un’autobomba aveva messo fine alla sua vita il 12 febbraio 2008 a Damasco.

La ricostruzione del profilo del super-ricercato consente di capire perché lo sceicco Nasrallah, leader degli Hezbollah, consideri Badreddine intoccabile fino al punto da minacciare di «tagliare le mani a chiunque tenterà di arrestare dei membri del nostro partito», accusando il Tribunale dell’Onu e l’Interpol di essere «strumenti di un complotto sionista e americano contro il popolo e l’indipendenza del Libano».

Le notizie che trapelano dal Palazzo di Vetro su Badreddine lasciano intendere che la pressione politica sul premier libanese Najib Mikati è in crescita, ponendolo di fronte a una scelta difficile, in quanto per la sua elezione è stato determinante proprio il sostegno degli Hezbollah guidati dallo sceicco Nasrallah, alleato di Damasco e di Teheran.

Francesca Paci: " Con un cartoon Al Qaeda insegna il jihad ai bimbi"

In uno dei pochi frame apparsi sul sito jihadista al-Shamouk, una sorta di Eva Kant islamista in abito nero come il passamontagna spara correndo in una notte urbana degna di Sin City. È l’ultima trovata degli eredi di Osama: un film d’animazione destinato ai bambini per propagandare la rete terroristica dello sceicco saudita ucciso in Pakistan all’inizio di maggio. Quando è stato scoperto dagli esperti del think tank anglo-pakistano Quilliam, il pensatoio della lotta al fanatismo religioso, il video era allo stato embrionale, un campione di immagini già però inquadrato nel titolo «Al Qaeda nella penisola arabica».

L’uso dei cartoon per inculcare la violenza nelle giovani menti non è nuovo: nel 2007 i fratelli coltelli palestinesi di Hamas e Fatah si combatterono anche affidando le malefatte dell’avversario ai personaggi tv di Mickey Mouse e del Re Leone. Ma l’internazionale del terrore, apparentemente sulla difensiva, affila da tempo e a fondo l’arma comunicativa.

«Si tratta di una storia eccitante che punta il dito contro i traditori dell’Islam e vuole ispirare i giovani e i bambini a seguire i passi degli jihadisti anche attraverso scene di scontri armati, assassinii e azioni eroiche compiute dai mujaheddin...» spiega sul sito il sedicente autore, tal Abu al-Laith al-Yemen, aggiungendo che il cartoon è «una risposta al veleno instillato nei nostri ragazzi da altre tv». In realtà, secondo alcuni esperti di antiterrorismo americani, il film è ben lungi dall’essere realizzato. Ma Noman Benotman di Quilliam insiste sulla necessità di stare all’erta: «È la prova dei progressi di Al Qaeda nel reclutamento mediatico».

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