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Il Foglio Rassegna Stampa
21.07.2011 Nello scaffale della primavera araba rispuntano libri proibiti e maledetti
L'analisi di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 21 luglio 2011
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Nello scaffale della primavera araba rispuntano libri proibiti e maledetti»

Sul FOGLIO di oggi, 21/07/2011, a pag.2, con il titolo "Nello scaffale della primavera araba rispuntano libri proibiti e maledetti", Giulio Meotti racconta come dopo la caduta dei regimi di Ben Ali in Tunisia e Mubarak in Egitto, vi sia una riscoperta dei libri proibiti dalla censura precedente. Interessante, per capire quale genere si impone oggi, e la risposta non è certo confortante.
Ecco l'articolo:

 
Riproduciamo la copertina dell'ultimo libro di Giulio Meotti, segnalandolo a chi non l'avesse ancora letto

Roma. Nel mondo arabo circola una massima: “I libri sono scritti al Cairo, stampati a Beirut e letti a Baghdad”. Quello che esce dalle librerie d’Egitto ha ripercussioni nell’intero medio oriente (il 75 per cento dell’intera produzione libraria araba proviene dal Cairo). E l’Egitto da sempre convive con la censura totalitaria. Nel 1955 affinché la traduzione in arabo della Divina Commedia fosse pubblicata venne chiesto all’editore di omettere i versi dell’Inferno relativi a Maometto. E anche Naguib Mahfuz, il fondatore della letteratura araba moderna, è stato oscurato dall’ortodossia islamica. Ora la caduta dei regimi di Ben Ali in Tunisia e di Mubarak in Egitto ha riportato alla luce un intero scaffale di libri proibiti. Titoli banditi dai precedentiautocrati e che raccontano l’ambivalenza della “primavera araba”, scissa per ora fra libertà e islamismo. A Tunisi è già best seller “Burj el Rumj” di Samir Al Salsy, in cui si narrano le torture subite dai fondamentalisti islamici nelle prigioni di stato. Anche “Prostate years” di Al Safi Said, con in copertina una foto di Ben Ali e della moglia Leila, trascina le vendite. “La Regente de Carthage” di Nicolas Beau e Catherine Graciet è durissimo sulla famiglia dell’ex presidente Ben Ali e mostra in particolare il ruolo avuto dalla moglie. Instant book di successo sono “Le silence tunisienne”, “La Tunisie di Ben Ali” e “Ben Ali le ripou”, ovvero “il marcio”. Impensabile solo un anno fa. “La Trace et l’Heritage” di Michel Camau e Vincent Geisser ripercorre la presidenza di Ben Ali fin dalla presa del potere con un colpo di stato ai danni di Habib Bourguiba nel 1987. Tornano i lavori del giornalista Toaufik Ben Brik, uno dei maggiori critici dell’ex despota tunisino. E riappare l’egiziano Alaa Al Aswani, autore del best seller “Palazzo Yacoubian”. Ma il suo nome rimbalza nelle liste di morte degli estremisti islamici. Perché Aswani è il portatore di un messaggio radicale sia contro l’islamismo fanatico sia contro la corruzione e il dispotismo del vecchio regime. In Egitto rispunta il libro di memorie di Saad Eddin el Shazli, capo dell’esercito durante la guerra del 1973 con Israele. Mubarak aveva deciso di bandirlo perché nel libro Shazli criticava l’accordo di pace con il nemico ebraico mantenuto in piedi dal rais. Ma a essere ricomparsi, e a preoccupare la cultura laica di questi due paesi, sono soprattutto i testi “maledetti” che svettano nelle vetrine delle librerie di Tunisi e del Cairo. I libri dei predicatori del jihad, dei fondatori di al Qaida e dell’islam politico. Come “Milestones” di Sayd Qutb, il padrino della guerra santa impiccato negli anni Cinquanta al Cairo. E i libelli di Yusuf al Qaradawi, guida spirituale dei Fratelli musulmani, dell’imam Mohammed Ghazali e di Rashid Ghannouchi, guru di Ennahda, il partito islamista tunisino favorito alle elezioni. Al Cairo si legge anche “The Black Book”, di Ayman al Zawahiri, nuovo leader di Al Qaida. Gli sgherri di Mubarak ne avevano rastrellato ogni copia.

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