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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
20.07.2011 In Egitto c'è il 'caos creativo'
L'ha scoperto Ugo Tramballi

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 20 luglio 2011
Pagina: 14
Autore: Ugo Tramballi
Titolo: «Transizione lenta nell'Egitto senza Faraone»

Insomma, a Ugo Tramballi il nuovo Egitto piace molto, Inventa addirittura una frase " caos altamente creativo" per descrivere la situazione politica. Se Tramballi ha ragione, lo sapremo entro breve tempo. Se invece ha torto, come riteniamo molto più probabile, potrà sempre occuparsi sul quotidiano economico delle questioni legali-condominiali, manca una rubrica, come hanno altri quotidiani, e in quel campo il caos creativo c'è già, non deve neppure prevederlo. Il SOLE24ORE di oggi, 20/07/2011, pag.14. con il titolo " Transizione lenta nell'Egitto senza Faraone ".
Ecco il suo pezzo:


Piazza Taharir

Come per un miracolo d'Oriente, Hosni Mubarak è uscito dal coma. «Sta meglio!», garantisce il suo avvocato, lo stesso che due giorni prima aveva annunciato l'irreversibile tragedia. La salute di Mubarak è certamente compromessa ma la ragione di bollettini medici così contrastanti è il processo del 3 agosto nel quale l'ex presidente sarà chiamato alla sbarra.

Il destino dell'ex faraone in attesa di giudizio - preferire la morte che eviti il tribunale o a 83 anni ostinarsi a vivere ma insieme all'onta del processo - si dipana mentre il resto d'Egitto scivola in un caos più o meno controllato. Dodici ministri dimessi, compresi tutti quelli economici, conti sempre più in rosso e piazza in subbuglio, militari disorientati. E un primo ministro, Essam Sharaf, quello dell'alternativa all'ancien régime, in ospedale per controlli clinici. Per questo la cerimonia di giuramento continua a essere rinviata e formalmente il rimpasto non è compiuto. C'è anche una ragione politica: la testa dei 12 vecchi ministri era stata chiesta dalla piazza ma l'elenco di quelli nuovi non piace del tutto ai militari. Qualche nuovo ministro è già in bilico prima ancora di entrare in carica.

Sono i militari che guidano la transizione dal vecchio al nuovo sia pure con crescente titubanza: il vecchio è noto, il nuovo sempre più incerto. Il quadro più realistico della situazione è di Samir Radwan, il ministro delle Finanze appena fatto fuori, la più illustre delle 12 vittime: «La gente non sa cosa vuole. Vuole che aumentiamo la spesa statale ma che non prendiamo in prestito denaro dall'estero. D'improvviso sono tutti diventati esperti di politiche finanziarie. Non è l'atmosfera migliore per lavorare con efficienza». Radwan aveva negoziato un prestito da 3 miliardi di dollari con il Fondo monetario internazionale. Poi non se ne è fatto nulla perché l'Fmi chiedeva trasparenze che nemmeno l'Egitto di oggi può garantire.

Al posto di Radwan, quando il primo ministro si rimetterà dal malore, giurerà Hazem al-Beblawi che sarà anche vice-premier per gli affari economici. Per quelli politici verrà nominato Ali al-Silmi del vecchio partito liberale Wafd. In attesa di diventarlo, al-Beblawi ha proposto di stabilire un limite ai salari pubblici più alti. Potrebbe non bastare ma aiuta a fare consenso. È saltato anche il ministro dell'Industria Samir al-Sayyad e se ne è andato per conto suo il ministro degli Esteri Mohammad al-Orabi, in carica da tre settimane. Il successore Mohammad Kamel Omar, sarà il terzo capo della diplomazia egiziana un tempo lenta eppure maestosa come il Nilo, in poco più di quattro mesi.

In alcuni casi infatti non è tanto la piazza che dimette i ministri, quanto loro che si dimettono da un Egitto governato dalla piazza. A furor di popolo è stato anche cacciato Zahi Hawass, l'archeologo e ministro delle Antichità, diventato personaggio mondiale per il carattere estroverso (Maverick lo chiamavano gli americani) e il cappello da Indiana Jones che portava sempre. Non era il più odiato solo per la sua gestione personalistica del tesoro dell'antico Egitto ma anche per il suo successo: 5mila pezzi strappati al deserto, compresa la mummia della regina Hatshepsut. Era stato scelto come successore Abdel-Fattah al-Banna, professore associato di restauro. Contestato anche lui. Forse elimineranno il ministero delle Antichità.

L'obiettivo legittimo della piazza è impedire che il vecchio regime buttato dalla porta rientri dalla finestra: è quello che vorrebbero i militari, gestori del nuovo venuti dal passato. Basta il sospetto che un ministro abbia avuto legami con l'età di Mubarak, anche un ministro venuto dopo, perché se ne chieda la testa. Ma non ci sono ghigliottine e questo non è da poco. Il caos sotto controllo è anche un caos altamente creativo: gli egiziani stanno comprimendo in pochi mesi quella costruzione nazionale democratica che altrove ha richiesto decenni. Quando non secoli. Anche in Occidente.

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