copie di e-mail inviata al Corriere della Sera:
Indignarsi è d’obbligo, secondo me!!!
Non mi spiego come possa signor Romano, insistere in una posizione così non veritiera nei riguardi della storia di Israele, davvero non so perché Lei vada pescando nella montagna di lettere, che penso riceverà, sempre o comunque troppo spesso missive che Le permettano di dire la Sua su Israele!
Chi La conosce, signor Romano, purtroppo sa dove Lei andrà a parare! Non ci stupiamo più, ma indignarsi è d’obbligo!!!
maria pia bernicchia
Verona
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Signor Romano,
mi permetta di dirle che la risposta da lei data al lettore Franco Cohen contiene gravi errori.
Desidero qua sottolineare solo i punti nei quali lei altera più gravemente la realtà. Lei parla di “molte simpatie” delle quali “Israele gode”, e porta ad esempio quanto successo, in particolare, “all’epoca della guerra di Gaza” o “quando la bandiera israeliana è stata bruciata”.
Trovo, signor Romano, ben poca corrispondenza di queste affermazioni con la realtà. Per quale ragione lei menziona i boicottaggi che “colpiscono anzitutto imprenditori e lavoratori”, boicottaggi che hanno ben scarso risultato pratico, e non ad esempio quelli che colpiscono istituzioni universitarie o scientifiche ed uomini politici e di cultura che, al contrario, hanno effetti pratici concreti? Affermare che quanto succede in Siria “è pur sempre una questione interna” è di un cinismo inaccettabile (a fronte di così tanti morti); non solamente in Libia l’Occidente ha reagito di fronte a situazioni analoghe, ma anche tante altre volte, quando almeno vi era la volontà politica ed economica di farlo. Il dubbio da lei espresso sui reali “sentimenti della maggioranza della popolazione” siriana è poi un falso che non è accettabile se pubblicato sulle colonne di un quotidiano come il Corriere; lei, infatti, non ignora certamente la realtà della composita popolazione siriana.
Quanto ad Israele, ancora una volta lei inganna i suoi lettori scrivendo che il suo territorio “è stato lungamente abitato da una popolazione indigena non ebraica”. Questo è falso, e basti ricordare che la popolazione di Gerusalemme è sempre stata, nel corso dei secoli, in maggioranza ebraica , ma lei si è ben guardato dal ricordarlo.
Come a Gerusalemme, così in tutte quelle terre gli ebrei sono sempre stati presenti da migliaia di anni, ma lei se ne è semplicemente scordato. I palestinesi hanno effettivamente il diritto di considerare le terre da loro abitate come la loro casa, ma lei ha omesso di scrivere che non hanno il “diritto morale” di rifiutare l’esistenza dello stato ebraico e di volerne l’annientamento con mezzi violenti.
Mi permetto di aggiungere che sia le loro parole che le loro azioni, fin dalla nascita dello Stato di Israele, inducono a dubitare che il loro scopo ultimo sia davvero la costituzione di uno Stato di Palestina. Il paragone tra i Palestinesi e gli Alsaziani che lei fa è di difficile comprensione per il lettore medio, oltre che improprio e scorretto; al contrario lei non scrive che i palestinesi non violenti hanno, in Israele come nelle terre contese (non usi lo scorretto termine di “occupate”, signor Romano, perché altrimenti dovrebbero essere rese alla Giordania che poi dovrebbe, a sua volta, consegnarle a qualcuno che non esiste) più diritti che in tutti gli stati limitrofi, e che per questa ragione sono contrari anche solo all’idea di vivere in un paese diverso dallo Stato di Israele. Saluti
Emanuel Segre Amar