Siria, i massacri continuano. Ne scrive Francesca Paci sulla STAMPA di oggi, 16/07/2011, a pag.14, con il titolo "Siria, l'ora di Damasco. Un milione in piazza".
un milione in piazza contro Assad
Nonostante la durissima repressione dell’esercito di Assad, la rivolta siriana non arretra. Il bilancio del 18˚ venerdì della rabbia, ribattezzato dagli attivisti «venerdì dei prigionieri della libertà», è pesante: almeno 32 manifestanti uccisi, secondo le organizzazioni per i diritti umani, e un numero non quantificabile di feriti. La tv di Stato ribatte parlando di 3 morti, 2 dei quali poliziotti, e accusa generici «gruppi armati» ma neppure la propaganda può nascondere la più consistente manifestazione antigovernativa da quando il 15 marzo scorso la protesta è divampata nella cittadina meridionale di Daraa. Da allora, calcolano i ribelli, hanno perso la vita oltre 1500 persone e 12 mila sono desaparecidos nelle impenetrabili prigioni del regime.
La novità riguarda Damasco, tiepida per paura della deriva islamista della rivolta fino a ieri quando, pare, centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale in simultanea a numerose altre città, Homs, Hama, le province al confine giordano e libanese, perfino la borghese e riluttante Aleppo. L’opposizione, ammaccata, stima di aver portato in strada un milione di dimostranti. Le prove sono affidate ai video filmati con i telefonini e postati su YouTube, giacché la stampa straniera è da tempo bandita dal Ppaese.
Seppur lentamente la Siria trema. Mentre domenica prossima il presidente Bashar al Assad celebrerà l’undicesimo anniversario della sua ascesa al potere, che secondo un rapporto della difesa israeliana potrebbe essere prossimo al declino, gli attivisti pro-democrazia hanno organizzato per sabato una duplice «Conferenza per la salvezza nazionale» a Damasco e a Istanbul: chiedono una drastica svolta riformista che però a questo punto non può più essere guidata dal Presidente, incapace secondo i suoi sempre più ridotti estimatori di tener testa ai falchi della famiglia. Lo scontro con il regime appare ormai inevitabile, la domanda è se trascinerà il Paese nella guerra civile.
Il mondo segue a distanza ma cresce la pressione sul Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dove la mozione contro la Siria è bloccata da Cina e Russia, storici alleati di Assad. L’America e la Francia non hanno dimenticato l’assalto alle loro sedi diplomatiche a Damasco, verosimile ritorsione per la visita dei rispettivi ambasciatori alla città ribelle di Hama. Il presidente Sarkozy in particolare preme per la linea dura anche perché gli sforzi di Ankara per una mediazione negoziale si sono risolti finora in un buco nell’acqua.
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