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La Repubblica Rassegna Stampa
10.07.2011 Jan Karski, testimone inascoltato della Shoah
di Andrea Tarquini

Testata: La Repubblica
Data: 10 luglio 2011
Pagina: 31
Autore: Andrea Tarquini
Titolo: «Così ho scoperto l'Olocausto»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 10/07/2011, a pag. 31, l'articolo di Andrea Tarquini dal titolo " Così ho scoperto l'Olocausto ".

Per leggere la scheda di Libri Raccomandati su Jan Karski, cliccare sul link sottostante
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=34141


Jan Karski

Fu il più importante e coraggioso agente segreto della Seconda guerra mondiale, ma nel dopoguerra visse da esule. Fu lui, infiltrandosi nel Lager di Belzec travestito da guardia ucraina collaborazionista, a scoprire l´Olocausto e a fornirne le prove: grazie alla sua missione impossibile e al suo Rapporto il mondo seppe, già verso la fine del 1942, che la "Soluzione finale", il genocidio del popolo ebraico da parte della Germania nazista, era in atto. Con un´audacia incredibile, rischiando la vita, si infiltrò a Belzec. Insieme a Sobibor e Treblinka fu il primo campo di sterminio costruito dai nazisti nella Polonia da loro occupata, prima ancora che il più tristemente famoso Auschwitz-Birkenau diventasse operativo.
m a nessuno volle ascoltare il suo grido d´aiuto. Jan Karski era un ufficiale polacco e un cattolico praticante. Raccolse le prime voci sullo sterminio nel Ghetto di Varsavia, e poi trovò le prove nei Lager nazisti e le consegnò agli Alleati. Il suo terribile racconto di quegli anni - che uscì già nel 1944 negli Stati Uniti - è stato appena pubblicato per la prima volta in Germania. Una memoria diretta, una testimonianza unica, la smentita più cocente per i negazionisti e per chiunque voglia cancellare il ricordo della Shoah e riscrivere la Storia sotto il segno dell´oblio.
Mein Bericht an die Welt-Geschichte eines Staates im Untergrund, Il mio rapporto al mondo. Storia di uno Stato nella clandestinità, s´intitola, nell´edizione tedesca il volume che Karski scrisse a New York, dettando a braccio alla sua segretaria, Krystyna Sokolowska, i ricordi ancora freschissimi della sua missione segreta. Sono pagine che ancora oggi scuotono la coscienza, fanno rabbrividire.
Fu Elie Wiesel, nell´ottobre 1981, a far riemergere Karski dal dimenticatoio. Organizzò con l´Holocaust Memorial una conferenza sulla liberazione di Auschwitz, e invitò quell´anziano soldato e professore di Georgetown a parlare. «Alla fine della guerra - Karski scandì, calmo e implacabile - mi dissero che né i governi né i politici d´alto rango, né gli scienziati né gli scrittori avevano saputo del destino degli ebrei. Erano sorpresi. Lo sterminio di sei milioni d´innocenti era rimasto un segreto, "un orribile segreto", come scrisse Walter Laqueur. Allora mi sentii ebreo. Un ebreo, come i parenti di mia moglie, qui presenti. Ma sono un ebreo cristiano, cattolico praticante. Non sono un eretico, ma credo profondamente che l´umanità abbia commesso un secondo peccato capitale: obbedendo a ordini o per assenza di sentimenti, per egoismo o ipocrisia o persino per freddo calcolo, questo peccato perseguiterà l´umanità fino alla fine del mondo, questo peccato mi perseguita, e io voglio che sia così».
Sapeva di cosa stava parlando, il vecchio soldato. Patriota convinto, nato come Jan Kozielewski, sognava la carriera diplomatica ma si era arruolato volontario nell´artiglieria a cavallo. Quando nazisti e sovietici aggredirono la Polonia, fu catturato dall´Armata Rossa e dopo sei settimane consegnato ai tedeschi. Riuscì a fuggire, si unì alla Resistenza. Fu subito scoperto come talento temerario, e convocato dal governo in esilio prima in Francia, poi a Londra. Il premier, generale Sikorski, accettò la sua richiesta di diventare Kurier tajni, "corriere" (ovvero agente) segreto. Sotto il falso nome di "Tenente Witold", Karski s´infiltrò nella Polonia occupata. Per conto del governo in esilio, coordinò e organizzò lo Stato clandestino. La Polonia resa ricca e vivace negli anni Venti e Trenta anche dalla numerosissima, colta e prospera comunità ebraica, fu sottoposta dai nazisti a un´occupazione di una brutalità senza precedenti e non espresse né un Petain né un Quisling: al contrario che in Francia o in Norvegia, a Varsavia il Terzo Reich non riuscì mai a reclutare marionette per un governo collaborazionista e i polacchi (tra soldati del generale Anders, piloti nella Royal Air Force, partigiani) schierarono con gli Alleati più soldati e mezzi di de Gaulle.
Venne la missione più pericolosa: «Witold» prima s´infiltrò nel Ghetto di Varsavia, e qui ascoltò i racconti delle deportazioni. Poi fu arrestato dalla Gestapo in Slovacchia. Torturato selvaggiamente, riuscì nuovamente a fuggire. Raggiunse di nuovo l´Armia Krajowa, l´esercito partigiano nazionale.
Il destino degli ebrei era ormai nel suo cuore, e col suo gruppo organizzò l´impossibile. Riuscirono a corrompere un trawniki, una guardia delle forze ucraine collaborazioniste che prestavano servizio nei Lager. Quello gli procurò un´uniforme ucraina, e lo aiutò a infiltrarsi nel Lager di Belzec. Karski fece violenza su se stesso per celare ogni emozione e non cadere in preda all´orrore, registrò nella memoria tutto quel che vide: la fame e le violenze, le malattie e le torture, donne, vecchi e bambini ammassati sui vagoni merci e spruzzati di calce. Il genocidio.
Ma l´avventura non era finita. Jan Karski raggiunse rocambolescamente Londra, fece rapporto al legittimo governo polacco in esilio. Prima il ministro degli Esteri britannico, Anthony Eden, poi a Washington Roosevelt in persona, vollero riceverlo e ascoltarlo, e studiare i suoi microfilm trafugati nel Ghetto. Che il mondo si muova, che fermi la barbarie, supplicò invano Karski. Non fu ascoltato: gli alleati abbandonarono subito l´idea di bombardare i campi per fermare lo sterminio.
Karski visse una vita nel rimorso, schiacciato dall´idea di non aver fatto abbastanza. Nel dopoguerra, il regime comunista lo considerò un traditore al servizio degli americani. Fino a quando la giunta Jaruzelski autorizzò l´indimenticabile Shoah, il film che Claude Lantzmann girò grazie anche ai ricordi di Karski. Nominato "Giusto tra i popoli" in Israele, come il tedesco Oskar Schindler, decorato poi da Walesa presidente dopo la rivoluzione democratica del 1989, l´agente speciale Jan Karski morì nel 2000, portandosi nell´animo, primo testimone, il peso della grande colpa dell´umanità.

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