Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 08/07/2011, a pag. 41, l'articolo di Alan Riding dal titolo " Céline e il suo doppio. Com'è difficile celebrare un genio cattivo ".
Louis Ferdinand Céline, Richard Wagner
Alan Riding ricorda le polemiche legate alle celebrazioni per il cinquantenario della morte di Céline. L'opinione di IC su Céline scrittore è nota ai lettori, non abbiamo mai considerato Céline uno scrittore particolarmente interessante, nè dotato. La questione, comunque, non è di natura letteraria.
Le polemiche sono riferite all'antisemitismo conclamato di Céline. Chi lo desidera può leggere le sue opere, in democrazia non c'è censura, ma una cosa è leggere le opere di un antisemita, un'altra esaltarlo, celebrarlo, facendo finta che il suo antisemitismo fosse una cosa di sottofondo, quasi nascosta, poco importante. Come ricorda Riding stesso, Céline ha composto tre opere di propaganda antisemita.
Riding fa un parallelo fra Céline e Wagner e scrive : "Nel saggio Il giudaismo nella musica, (...) il grande musicista scriveva della «nostra naturale ripugnanza contro la natura giudaica». Anche se la sua animosità nei confronti degli ebrei non era livorosa come quella di Céline, l´antisemitismo è associato alla sua identità pubblica fin dagli anni Trenta, quando diventò il compositore preferito di Hitler.Quindi dovremmo boicottare la sua musica? Israele per molto tempo ci ha provato ". E' vero, in Israele non ci sono esecuzioni pubbliche delle opere di Wagner. Questo perchè la sua musica veniva diffusa nei campi di sterminio nazisti. Riding continua : "anche se il direttore d´orchestra israeliano (e nato in Argentina) Daniel Barenboim ha sfidato questo divieto ufficioso, eseguendo nel 2001 a Gerusalemme l´ouverture wagneriana del Tristano e Isotta, e dichiarando l´anno scorso che «un giorno dovremo liberare Wagner» dalla sua associazione con Hitler e i nazisti.". Quello di Barenboim è stato un gesto di cattivo gusto, imporre al pubblico musica di Wagner con l'inganno. Non si è trattata di una 'sfida', ma dell'ennesimo schiaffo che il direttore-odiatore ha voluto dare a Israele. Wagner era un grande compositore, ma era antisemita e la sua associazione con il nazismo e la Shoah è impossibile da cancellare. Il gesto di Barenboim ha denotato solo la sua totale mancanza di sensibilità nei confronti dei sopravvissuti ai campi di sterminio.
Ecco il pezzo:
Gli anniversari di solito sono una buona occasione per celebrare grandi artisti del passato. E così sembrava dovesse essere anche per lo scrittore francese noto con il nome d´arte di Louis-Ferdinand Céline, morto cinquant´anni fa. I preparativi per commemorare la ricorrenza erano già in fase avanzata quando qualcuno ha cominciato a rimarcare che Céline era un feroce antisemita, che fomentò l´odio nei confronti degli ebrei prima e durante l´occupazione tedesca della Francia.
Il problema è che la Francia venera ancora Céline, non per le sue idee politiche ma per il suo modo di scrivere, soprattutto in Viaggio al termine della notte. Quando questo straordinario romanzo semiautobiografico fu pubblicato, nel 1932, cinque anni prima che Céline abbracciasse l´antisemitismo come suo nuovo credo, fu subito salutato come un capolavoro, e oggi nella letteratura francese moderna occupa un posto paragonabile a quello che occupa per la letteratura inglese l´Ulisse di Joyce.
Ma è possibile separare il Céline scrittore dal Céline uomo?
Nel suo caso, la distinzione non è così netta, perché ha scritto anche tre pamphlet contro gli ebrei – Bagattelle per un massacro (1937), Scuola di cadaveri (1938) e Le belle bandiere (1941) – che vendettero bene proprio perché era un autore famoso. Per i suoi ammiratori, però, importano soltanto i suoi meriti letterari.
Lo sconcerto per i comportamenti personali di artisti acclamati naturalmente non è un fenomeno inedito. Anzi, siamo attratti, come se sentissimo il bisogno di sgonfiare il mistero del loro dono, da biografie che "umanizzano" creatori famosi sottolineando i loro limiti come coniugi, o la loro nevrotica insicurezza, o il loro debole per l´alcol e le droghe.
Ma è un altro discorso quando gli artisti cercano (o, come spesso succede, ci si aspetta che cerchino) di influenzare l´opinione pubblica. In questi casi, possono aspettarsi di essere giudicati per qualcosa di più che per la loro arte.
Sono innumerevoli gli esempi di artisti, in particolare scrittori, che hanno preso posizioni politiche. Aleksandr Solzhenicyn, ad esempio, è ricordato, da un numero di persone molto superiore a quello dei suoi lettori, per aver denunciato il comunismo sovietico; il premo Nobel per la letteratura del 2010, Mario Vargas Llosa, nel 1990 si presentò senza successo alla corsa per la presidenza del Perù; e la dissidenza esplicita dell´artista cinese Ai Weiwei recentemente gli è costata un soggiorno dietro le sbarre.
Al tempo stesso, il coinvolgimento politico comporta il rischio di finire dal lato sbagliato della storia. E in questo senso si può tracciare un parallelo tra Céline e Richard Wagner.
Nel saggio Il giudaismo nella musica, pubblicato da Wagner sotto uno pseudonimo nel 1850, il grande musicista scriveva della «nostra naturale ripugnanza contro la natura giudaica». Anche se la sua animosità nei confronti degli ebrei non era livorosa come quella di Céline, l´antisemitismo è associato alla sua identità pubblica fin dagli anni Trenta, quando diventò il compositore preferito di Hitler.
Quindi dovremmo boicottare la sua musica? Israele per molto tempo ci ha provato, anche se il direttore d´orchestra israeliano (e nato in Argentina) Daniel Barenboim ha sfidato questo divieto ufficioso, eseguendo nel 2001 a Gerusalemme l´ouverture wagneriana del Tristano e Isotta, e dichiarando l´anno scorso che «un giorno dovremo liberare Wagner» dalla sua associazione con Hitler e i nazisti.
Potrà succedere lo stesso per Céline? Non è stato certo l´unico scrittore francese a vomitare dichiarazioni antisemite durante l´occupazione tedesca. Ma mentre, per fare qualche esempio, Pierre Drieu La Rochelle si suicidò e Robert Brasillach fu fucilato dopo la liberazione, Céline fuggì in Danimarca, e dopo un´amnistia tornò in Francia, nel 1951, da uomo libero. Comprensibilmente, per qualcuno il desiderio di vederlo punito non è finito con la sua morte.
D´altra parte, a differenza di Drieu La Rochelle e di Brasillach, Céline è ancora molto letto e insieme a Proust e a Camus rappresenta la pietra angolare della letteratura francese del Novecento. Ed è sicuramente per questo motivo che all´inizio di quest´anno il ministero della Cultura francese ha considerato normale includere l´anniversario della sua morte tra gli eventi culturali rilevanti del 2011.
Poi Serge Klarsfeld, famoso cacciatore di nazisti che perse il padre nell´Olocausto, è intervenuto, sostenendo che la Francia non doveva celebrare un uomo che perorava lo sterminio degli ebrei. Temendo problemi, il ministero della Cultura si è affrettato a dissociarsi da Céline e dall´anniversario, suscitando però lamentele e accuse di censura.
Tutto questo trambusto tuttavia non è stato inutile. Quest´anno è uscita una nuova, importante biografia di Céline, più altri libri che analizzano aspetti diversi della sua scrittura. Numerose riviste inoltre hanno dedicato allo scrittore corposi supplementi letterari. Ma almeno i funzionari pubblici oggi dovrebbero restare in silenzio. E gli ammiratori del Céline scrittore non possono più ignorare il Céline uomo. Un genio? Probabilmente. Cattivo? Senza dubbio.
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