Riportiamo da SHALOM di luglio, a pag. 20, l'articolo di Stefano Gatti dal titolo "Moschee: libertà di culto ma non di propaganda di odio".
Stefano Gatti, ricercatore e redattore del portale ‘Osservatorio antisemitismo’ della Fondazione CDEC di Milano (www.cdec.it)
La comunità islamica italiana è costituita da circa un milione e duecentomila persone, una realtà complessa ed articolata i cui membri sono rappresentati essenzialmente da due organizzazioni, la filo-occidentale COREIS e l’UCOII influenzata dai Fratelli Musulmani, ed è l’Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia - Onlus (www.islam-ucoii.it) l’organizzazione musulmana più radicata territorialmente e maggiormente rappresentativa dell’ “islam organizzato” italiano. L’UCOII è di ispirazione islamista, ed è membro del FIOE (Federazione delle Organizzazioni Islamiche in Europa), federazione che riunisce a sua volta le organizzazioni che fanno capo alla Fratellanza Musulmana in Europa.
Nel 1994 l’UCOII ha patrocinato una traduzione de “Il Corano” (Il Sacro Corano Inimitabile, Al-Hikma, Imperia, 1994, poi Newton Compton, Roma) caratterizzata da un'interpretazione di impronta islamista e da una forte ostilità ideologica verso la civiltà occidentale, gli ebrei, i cristiani e la donna emancipata.
L’attività dell’UCOII si caratterizza anche per un netto rifiuto nei confronti di Israele secondo i canoni tipici dell’islamismo, ed i suoi dirigenti hanno spesso assunto posizioni radicali proprio in relazione allo stato ebraico .
Ad esempio, il 26 maggio 2007, nel corso di un convegno contro la legge Mancino promosso dall’organizzazione di estrema destra Comunità Politica di Avanguardia è intervenuto anche Roberto Hamza Piccardo, allora portavoce dell’UCOII, per sottolineare che la stampa italiana è “quasi interamente asservita alle logiche di dominio sionista, supporta ogni attività legata agli interessi ebraici nel discriminare e criminalizzare chi critica Israele”.
L’estremismo dell’UCOII ha indotto il ministro per le Politiche Comunitarie Andrea Ronchi a sostenere, nel dicembre del 2008, che bisogna: “Estromettere l’Ucoii dalla gestione delle moschee bloccando quelle coordinate da questa organizzazione”, e che “Occorre creare l’isolamento culturale di costoro”. Anche la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione in un suo rapporto del marzo del 2008 ha posto l’accento sui rischi di integralismo in alcune moschee italiane gestite dall’UCOII.
Ed è proprio questo il nodo centrale.
Se la libertà di culto deve sempre venire garantita, come più volte ribadito anche recentemente dal presidente dell’UCEI Renzo Gattegna in risposta alle campagne islamofobe promosse dalla Lega Nord, non bisogna scordare che le moschee - talvolta - diventano luoghi di propaganda di odio e di attività terroristiche.
Il problema è stato recentemente sottolineato dal presidente della comunità ebraica di Milano Roberto Jarach, che, in un’intervista a Il Giorno, ha ricordato che: “Il vero problema è il controllo delle attività. Da una parte libertà di culto, dall’altra non ci sia libertà di terrorismo”.
E la preoccupazione non è infondata perché, nel recente passato, si sono verificati numerosi episodi tali da destare inquietudine.
Nel 2007 una giornalista del programma televisivo Annozero ha ripreso con una “microcamera segreta” un imam di origine araba della moschea di via del Cottolengo a Torino mentre predicava “parole di odio nei confronti di occidentali, cristiani ed ebrei in una stanza dove campeggiano i giornali della propaganda di Al Qaeda”
Sempre nel 2007, nel corso di un’indagine promossa dalla procura di Perugina sul terrorismo jihadista, è emerso che un imam della moschea di Ponte Felcino, nel corso delle sue prediche ha affermato:
“Dio accetta i martiri musulmani…Dio ci protegga dagli americani…dagli ebrei e dai cristiani…dai traditori…Dio li distrugga a li renda deboli”, “Chi uccide un’anima è ricompensato…un’anima di un americano o un ebreo…” .
Se l’Italia sino ad ora non s’è misurata con casi gravissimi come quello della moschea londinese di Finsbury, una delle principali strutture del terrorismo jihadista in Occidente, non bisogna dimenticare che, secondo documenti del Pentagono rivelati da Wikileaks, il centro culturale islamico di viale Jenner a Milano, è stato indicato come “la stazione principale di al Qaeda in Europa”,ed è sempre presso la moschea di viale Jenner che si è formato Mohamed Game, il primo shahid italiano…
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