Tu non sei come le altre madri Angelica Schrobsdorff
e/o Euro 20
A 84 anni Angelika Schrobsdorff è una vecchia signora dall'aria elegante, lo sguardo intenso. Non concede più interviste, non vuole foto. Abita coi suoi gatti in un piccolo appartamento a Berlino. Nel 2006 lasciò Gerusalemme, dove viveva da decenni, perché, spiegò al Jüdische Allgemeine, non sopportava la situazione politica. Lasciare Israele non è stato facile: lì erano riparati gli amici sopravvissuti all'Olocausto; lì incontrò nei 70 il marito Claude Lanzmann, noto in tutto il mondo per il documentario Shoah. Tornando a Berlino, però, ha chiuso il cerchio. Perché è la città dove è vissuta da bambina, figlia di un'ebrea e di uno junker. E il luogo dell'anima, magnifico e terribile scenario del suo libro più famoso, Tu non sei come le altre madri. Pubblicato in Germania nel '92, long seller da mezzo milione di copie, è la storia di sua madre Else e della sua infanzia con lei. Figlia di un commerciante, ebrea educata dalle suore, ribelle e attratta dalla vita spregiudicata della capitale, Else sposa un "gentile", il poeta Fritz, da cui ha il figlio Peter. Lo tradisce col padre della seconda figlia, Bettina. Poi s'innamora di Erich Schrobsdorff, da cui ha Angelika. La famiglia è cristiana e molto ricca. I fratelli di Erich sono nazisti della prim'ora, ma lui sposa ugualmente Else e la fa vivere tra feste e champagne. Angelika cresce con una madre affettuosa e distratta, così affamata di vita da non accorgersi della minaccia di morte che si avvicina a lei e ai suoi bambini mezzi ebrei. Solo nel '39 divorzia e scappa con le figlie in Bulgaria. Torna dopo la guerra, muore povera qualche anno dopo. Costruito attingendo alle lettere e ai diari di Else, Tu non sei come le altre madri è ben più di un straziante memoir. È un inno alla Berlino affascinante di Weimar e una scatola di enigmi senza risposta. Il mistero del male che porta il nazismo nel paese più evoluto d'Occidente. Il mistero di una madre sconosciuta. E quello del suo amore imperfetto ma fortissimo. L'unico, scriveva Else, che non finisce mai.
Lara Crinò
La Repubblica delle donne