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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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David Grossman, Fuori dal tempo 04/07/2011

Il pianto di Grossman davanti al muro dei figli perduti

Gerusalemme. In sordina, quasi senza alcun annuncio, esce in Israele in occasione della Settimana del Libro Ebraico, l´ultima fatica di David Grossman. Difficile definire Fuori dal tempo ("Nofel Mihutz Lazman", pagg.187) un "semplice" romanzo e infatti lui stesso lo definisce nel sottotitolo un "racconto a più voci". È quasi una pièce teatrale dove i personaggi, "voci" senza un nome, recitano per lo più monologhi in versi liberi, da cui, poco alla volta, si evince la trama. Una sera, un Uomo, il cui figlio è morto cinque anni prima, decide di mettersi in cammino per andare ad incontrarlo "laggiù". La Moglie tenta di dissuaderlo, ma invano, lui non vuole sentire ragioni andrà "laggiù". Al cammino dell´Uomo, si uniscono via via altri personaggi: il Duca, la Levatrice con il Calzolaio suo marito, il Vecchio Maestro di Calcolo, la Rammendatrice delle Reti da Pesca, tutti accomunati dal dolore di aver perduto un figlio o una figlia e di non essere riusciti a "parlarne". La marcia dei derelitti – che avviene in cerchio, sulle colline che circondano una città fantastica – è documentata, per ordine del Duca, dallo Scriba delle Cronache Cittadine, che, come si rivelerà in seguito, ha anche lui perduto un figlio. Ma è seguita da lontano anche da "Centauro": uno scrittore che dopo la morte del figlio non è più riuscito ad alzarsi dalla scrivania, questa è diventata parte del suo corpo, ma lui non è più riuscito a scrivere una parola. Alla fine il gruppo giunge alla meta: su una muraglia compaiono, come su uno schermo plastico, bassorilievi a forma di volti e altre parti del corpo, nelle quali ai genitori sembra di riconoscere le sembianze dei propri ragazzi. Ma forse è solo una suggestione: la muraglia scompare rapidamente e con essa le figure. All´Uomo-che-cammina resta solo la consapevolezza dell´inevitabilità del distacco finale.
David Grossman continua a vivere nei personaggi dei suoi libri. Un filo diretto lega il bambino Momik di Vedi alla voce: Amore, il primo grande romanzo che gli diede notorietà internazionale, all´Uomo che cammina in Fuori dal tempo. Entrambi devono misurarsi con un "laggiù", misterioso e pericoloso, nel caso di Momik è il luogo dove viveva la "bestia nazista", posto da cui non si torna e se si torna si rimane menomati nel corpo e nella mente; nel caso dell´Uomo-che-cammina è il luogo dove si trovano i figli morti, separati per sempre da una muraglia invalicabile. Un´esperienza atroce che Grossman attraversa dal luglio 2006, quando nell´ultimo giorno di guerra suo figlio Uri morì lungo il fronte con Libano.
Fuori dal Tempo è un libro complesso, su più piani narrativi, su cui bisogna tornare più di una volta per coglierne il senso più profondo. È un libro sofisticato e contemporaneamente uno dei più umani che Grossman abbia mai scritto, supera la barriera dell´intelligenza analitica per colpire direttamente quella emotiva. È un viaggio nel profondo dell´animo umano che, se apparentemente si svolge in gruppo, in realtà è un processo solitario di elaborazione di un lutto senza fine. Solo l´accettazione della morte del figlio - "la sua morte non è morta" – riesce a ridare le parole a chi le aveva perdute.

Fabio Scuto
R2 Cult La Repubblica


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