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La Repubblica Rassegna Stampa
04.07.2011 Ogni scusa è buona per criticare Israele
compresa la partita di calcio Afghanistan-Palestina

Testata: La Repubblica
Data: 04 luglio 2011
Pagina: 14
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «I tank di Israele, ora lo stadio a Ramallah debutta la Palestina. Col calcio costruiremo la nazione»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 04/07/2011, a pag. 14, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo "I tank di Israele, ora lo stadio a Ramallah debutta la Palestina. Col calcio costruiremo la nazione".

L'argomento dell'articolo è : la partita di calcio Palestina-Afghanistan. Argomento trattato anche da Francesco Battistini sul Corriere della Sera.
Non si capiscono, allora, i riferimenti (titolazione compresa) contro Israele. La partita si è svolta regolarmente, Israele che c'entra?
Scuto scrive : "
lo stadio è stato ristrutturato completamente e il campo rimesso nuovo, sembra impossibile che solo 5 anni fa venisse usato come parcheggio dai tank israeliani durante la "campagna" del 2006. Giusto a 100 metri di distanza dall´ingresso allo stadio, si staglia il Muro di sicurezza eretto dagli israeliani attorno alla Cisgiordania, e ci ricorda esattamente dove siamo". Perfido Israele che ha osato lasciare in sosta dei carri armati in uno stadio in disuso durante la guerra del 2006...e più perfido ancora perchè ha eretto la barriera difensiva per bloccare gli attentati terroristici suicidi dei palestinesi.
La cosa migliore sarebbe stata quella di permettere ai terroristi di continuare con i loro attacchi?

Ecco l'articolo:

RAMALLAH - In un tripudio di canti, musica, lacrime e bandiere al vento nel piccolo stadio intitolato a Feisal Husseini, storico leader dell´Olp, la nazionale palestinese ha giocato ieri pomeriggio il suo primo match in casa per la qualificazione ai mondiali in Brasile nel 2014. Spalti affollati come il palco delle autorità dove sedevano il premier Salam Fayyad, gran tifoso di calcio, e Jibril Rajub, presidente del Comitato Olimpico Palestinese, un burbero ex guerrigliero convertito alla "non violenza" che dirige con pugno fermo il football palestinese, e diversi ministri dell´Anp.
Per i palestinesi il match con la nazionale afgana è stato un po´ "la madre di tutte le partite", lo è stato in realtà anche per la compagine afgana: due Paesi dalla vita certamente "travagliata". I calciatori afgani - arrivati a Ramallah attraverso il valico con la Giordania al Ponte di Allenby - come quelli palestinesi nei 90 minuti hanno dato il massimo, vista anche la calura che avvolgeva il campo in erba sintetica. È finita in parità, 1-1 per la cronaca calcistica dell´incontro, due pali e una traversa per i giocatori in divisa verde della Palestina, diverse buone occasioni per l´undici afgano in completo rosso. Discutibili alcune decisioni dell´arbitro internazionale qatarino, sottolineate dal pubblico sugli spalti con sonori fischi. Ma è stata soprattutto una grande festa, l´evento è filato liscio e gli ispettori della Fifa si sono voluti complimentare con l´organizzazione.
Il calcio palestinese vuole essere ambasciatore di una Palestina diversa, lo sport può diventare lo strumento di un riscatto cercato per anni con le armi in pugno. Certo giocare al calcio in un Paese sotto occupazione militare non è cosa semplice ma «il calcio è una missione per costruire una nazione indipendente», dice Abu Sahid, mezzapunta della nazionale palestinese. «Non puoi immaginare l´emozione quando prima del match viene suonato il nostro inno, la gente in piedi sugli spalti, la mano sul cuore… in quel momento penso davvero che stiamo diventando uno Stato», conferma Osama Al Mari, l´autore del gol che ha dato il momentaneo vantaggio alla Palestina. Non importa, all´andata la rappresentativa palestinese ha vinto 2-0 sul campo neutro in Tagikistan e il pareggio di ieri assicura il passaggio del turno.
Ma la partita ha valore soprattutto perché segna l´esordio casalingo assoluto della Palestina nelle qualificazioni al Mondiale, lo stadio è stato ristrutturato completamente e il campo rimesso nuovo, sembra impossibile che solo 5 anni fa venisse usato come parcheggio dai tank israeliani durante la "campagna" del 2006. Giusto a 100 metri di distanza dall´ingresso allo stadio, si staglia il Muro di sicurezza eretto dagli israeliani attorno alla Cisgiordania, e ci ricorda esattamente dove siamo.
In campo ieri pomeriggio c´erano tutti i big. Il centravanti Fahed Attal che in 25 presenze ha collezionato 12 reti. Omar Jarun, centrale nel Tampa Bay in Florida, nato in Kuwait da genitori palestinesi emigrati negli Usa, Roberto Fabian Bishara Adawi, nato a Santiago del Cile e stella del Club Deportivo Palestino, squadra di prima divisione cilena fondata negli anni 1920 da immigrati palestinesi.
Passato il turno con l´Afghanistan, la prossima sfida per la nazionale palestinese è con la Thailandia, a Bangkok il prossimo 23 luglio e il ritorno qui a Ramallah il 28. Non sarà semplice né facile, la strada verso Brasile 2014 è molto lunga. Ma non importa. Tutti sono convinti che lo sport possa aiutare comunque la Palestina, anche se i calciatori non vinceranno, anche se resteranno a casa e alla fine il Mondiale lo vedranno solo in tv.

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