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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Perchè il Marocco non è l'Egitto nè la Tunisia 03/07/2011

INFORMAZIONE CORRETTA - Angelo Pezzana: " Perchè il Marocco non è l'Egitto nè la Tunisia "



Angelo Pezzana, Mohamed VI

Rabat-  Nell’euforia che ha investito   i paesi  musulmani, la cosidetta ‘’ primavera araba’’ , l’unico  paese a non esserne rimasto  coivolto e’ stato il Marocco. Diversamante da Egitto e Tunisia, governati da rais che dovevano la loro legittimità da putsch militari o da nomine per cooptazione, l’elemento di stabilità in Marocco si chiama monarchia. Il giovane re Mohammed VI è il diretto discendente di Maometto, e in quanto tale, come i suoi antenati, governa con la benedizione dell’islam, un fattore di grande rilievo in una società che non ha mai conosciuto la divisione fra stato e religione.

Eppure anche il Marocco ha conosciuto , a suo modo, una parvenza di primavera araba, il movimento ‘20 febbraio’, totalmente diverso pero’ da quelli che hanno portato alla cacciata dei leader al potere. A nessuno è venuto in mente di chiedere le dimissioni del re, meno che mai la sua messa sotto accusa come è avvenuto in tutte le altre rivolte. Mubarak, Ben Ali, Assad  e altrisono stati ritenuti i responsabili  diretti del mancato progredire delle loro società. Non Mohammed VI, al  quale i marocchini, anche le opposizioni, richiedevano la trasformazione della monarchia da assoluta in costituzionale.

Nel   discorso reale del 9 marzo, Mohammad VI  aveva lasciato capire la volontà di arrivare ad una riforma del sistema, nella linea della modernizzazione che  l’insieme della società chiedeva . Fu questa saggia decisione a tenere fuori il Marocco dalle rivolte mediorientali .

La monarchia avrebbe rinuciato al proprio carattere sacrale, Mohammed VI re, quindi, per volontà dei cittadini, cosi’ come il primo ministro avrebbe assunto la carica non più perchè scelto dal sovrano, ma perchè eletto dal corpo elettorale, spettando al re soltanto la nomina . La minoranza amazig, il giusto nome che indica i berberi, il 40% della popolazione, avrebbe finalmente avuto i diritti che le spettano, tra i quali il riconoscimento della lingua alla pari con quella araba, le donne l'uguaglianza dei pari diritti nel mondo del lavoro ecc.

Riforme che hanno creato fiducia e condivisione, nell’attesa del referendum . Ma il testo sottoposto agli elettori  il 2 luglio non ha rispecchiato in pieno le promesse del 9 marzo, al punto da indurre tutte le opposizioni  a chiederne con forza il boicottaggio. ‘’Mamsaoutinch, mamsaoutinch, non voteremo, non voteremo’’ era  lo slogan più diffuso, anche se in pochi, soprattutto  fra gli oppositori, ci credeva veramente.

I risultati l’hanno confermato. La società marocchina non ha dato fiducia a chi  pretendeva tutto e subito, resa edotta forse dai pericoli che incombono oggi su quei paesi che hanno scelto una scorciatoia che annuncia  l’arrivo di regimi, se possibile, ancoraa più oppressivi dei precedenti.

Il referendum è stato vissuto dagli elettori come una scelta tra chi stava dalla parte del re e chi gli era contrario. Come era largamente prevedibile , hanno vinto i primi. Mohammed VI non è ancora il re costituzionale all’ europea, ma, nell’attesa, ha dimostrato di saper tenere la barra diritta dalla parte dell’Occidente, essendol’ alleanza  con gli Usa è uno dei fattori del continuo progresso del paese. E mentre Egitto e Tunisia rimettono in discussione il rapporto con Israele, Mohammed VI  dichiara che l’unità del paese si basa sulle diverse identità dei propri cittadini, arabi, amazig, hassani, africani sub sahariani, andalu , ebrei e mediterranei.

Il Marocco attende ora le riforme.  Più saranno sollecite, prima il paese prenderà le distanze da quello che sembra essere il destino ineluttabile delle società arabe.


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