Iran, continuano gli scontri tra Ahmadinejad e Khamenei cronaca di Simona Verrazzo
Testata: Libero Data: 03 luglio 2011 Pagina: 16 Autore: Simona Verrazzo Titolo: «Gli ayatollah non fanno più parlare Ahmadinejad»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 03/06/2011, a pag. 16, l'articolo di Simona Verrazzo dal titolo "Gli ayatollah non fanno più parlare Ahmadinejad".
Mahmoud Ahmadinejad, Ali Khamenei
In Iran la guerra che da mesi sta facendo la guida suprema, il grande ayatollah Ali Khamenei, ai danni del presidente Mahmoud Ahmadinejad è ormai di dominio pubblico. Non c’è occasione in cui il tiranno iraniano non venga contrattetto, nel migliore dei casi. L’ultima offesa per l’uomo che l’occidente vede come uno dei suoi nemici numero uno (anche se il potere vero lo detiene Khamenei) è il bavaglio mediatico che si è abbattuto su di lui, proprio come succede all’opposizione riformista. La tv Islamic Republic of Iran Broadcasting (Irib), controllata da Khamenei, non ha infatti trasmesso la condanna espressa dal presidente contro gli arresti effettuati negli ultimi mesi tra le fila del governo e nella stretta cerchia dei suoi collaboratori. Un bavaglio mediatico, una notizia volutamente insabbiata, che ha indotto Ahmadinejad a diffondere sul sito ufficiale della presidenza la versione integrale del filmato. Mercoledì scorso il presidente, sempre più allarmato, ha dichiarato: «Sento il dovere di difendere il governo, che è una linea rossa e se vogliono toccare il governo io lo difenderò». E poi ha aggiunto: «Dal nostro punto di vista, si tratta di azioni politiche, volte a mettere sotto pressione il governo». Da aprile è in atto un duro braccio di ferro tra Ahmadinejad e Khamenei, nella quale finora ha sempre avuto la meglio il secondo. La guida suprema ha fatto terra bruciata all’interno del governo e del circolo degli uomini più vicini al presidente. Caso eccellente è stato l’arresto, all’inizio di maggio, del capo di gabinetto e genero di Ahmadinejad, Esfandiar Rahim Mashaie, messo in carcere con l’accusa di stregoneria. L’ultima testa a cadere - secondo il sito d’opposizione Iranpressnews - è stata quella di Omid Mehmari, cugino di Ahmadinejad ed ex direttore generale della società di investimento Qadir, arrestato per corruzione. A far alzare la tensione tra Ahmadinejad e Khamenei è stato il braccio di ferro, cominciato a metà aprile, a seguito della decisione del presidente di sostituire il ministro dell’Intelligence, Heidar Moslehi, uomo vicino alla guida suprema. Da allora la guerra aperta tra i due è diventata di dominio pubblico, con il Parlamento di Teheran quasi sempre schierato contro Ahmadinejad. Quando il presidente a maggio ha deciso di assumere l’incarico ad interim del ministero del Petrolio, dopo averne licenziato il ministro Massoud Mirkazemi, un gruppo di parlamentari si è rivolto alla magistratura contestando che la nomina violava la legge. Anche in questo caso a perdere è stato Ahmadinejad, che ha rinunciato alla carica.
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