Egitto, finchè sarà in mano a Fratelli Musulmani ed esercito non ci sarà democrazia altro che primavera araba. Commento di Souad Sbai
Testata: Libero Data: 02 luglio 2011 Pagina: 15 Autore: Souad Sbai Titolo: «Egiziani in rivolta. La primavera araba è iniziata solo adesso»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 02/07/2011, a pag. 15, l'articolodi Souad Sbai dal titolo "Egiziani in rivolta. La primavera araba è iniziata solo adesso".
Souad Sbai
Piazza Tahrir solo ora, paradossalmente, stiamo vedendo la vera rivoluzione. I moderati, finalmente, sono scesi in piazza e hanno manifestato il loro disagio per un Egitto che sta lentamente sprofondando nel buio, in mano all’esercito e alla Fratellanza, in cerca di vendetta e di rivalsa oscurantista. I moderati sono una luce che era stata spenta troppo in fretta, la cui importanza non può essere cancellata nemmeno dalle spranghe dell’estremismo. Negli scontri del Cairo li hanno chiamati provocatori, infiltrati e forse domani qualcuno, ricordandone con soddisfazione il pestaggio selvaggio che ha causato oltre mille feriti, li chiamerà infedeli. Fatto sta che la fascia moderata del Paese, oscurata dalla perfetta organizzazione di chi oggi regge i destini d’Egitto, ha rialzato la testa prendendosene oneri e onori, lasciando sul campo il suo sangue ma facendo parlar di sé in tutto il mondo. Ma l’Egitto non è un’eccezione, in questo marasma causato da quella che io non ho mai considerato una “primavera” ma solo un grande inverno; la Tunisia, che aveva alimentato con i suoi giovani le speranze del mondo arabo, oggi vede proprio in quei giovani il suo anello più debole, dilaniato da una disoccupazione schizzata in alto dopo la caduta di Ben Alì. Per non parlare della recrudescenza dell’estremismo, testimoniato dalle scene agghiaccianti di qualche giorno fa, in cui un gruppo di fondamentalisti ha fatto irruzione in una sala cinematografica di Tunisi dov’era in corso una rassegna e a furia di botte a chi vi partecipava, l’ha fatta chiudere perché contraria ai principi religiosi. È un incubo che prende forma, ma che certo non mi stupisce granchè, visto che quelle barbe circolavano troppo già dai primi giorni dopo la caduta di Ben Alì. La Libia poi merita un capitolo a parte, visto che addirittura, per giustificare l’at - tacco e la permanenza militare in quel territorio si è addirittura arrivati a parlare di stupri come arma di guerra, cosa che Amnesty, fonte certamente più attendibile di certi personaggi, parla di proveinesistentiedi situazionedaverificare. Io,personalmente, ancora attendo le prove che il popolo libico sia divenuto un ricettacolo di stupratori. Ma so bene che non le riceverò mai, come quelle che hanno portato all’attacco a Tripoli se Al Jazeera, che oggi è costola diretta della galassia estremista. E mentre accade tutto questo, in Arabia Saudita viene riaffermata una fatwa dello sceicco Saleh Al Faouzan che consente al lavoratore di uccidere il collega che non prega e l’altra, emessa da due esperti della scuola coranica di Al- Azhar, che obbliga le donne lavoratrici ad allattare i colleghi, magari tramiteunbicchiere,perevitare atti impuri e a non navigare in Internet. Dov’è il Tribunale Internazionale? Dove sono le organizzazioni per i diritti umani, mentre il wahabismo detta legge e capi religiosi fanno sprofondare i popoli nel Medioevo? Nessuno mi toglie dalla testa che tutto ciò di cui stiamo parlando abbia un filo conduttore ben preciso, il cui estremo primario data 14 dicembre 2010 in Italia, giorno in cui si tentò di cambiare il futuro del governo e del Paese e le cui tappe viaggiano in velocità, dallo stravolgimento guidato del mondo arabo all’affaire Strauss-Kahn: la donna che lo accusava, secondo i pm, avrebbementito sul rapporto con l’ormai ex presidente del FMI. E i sondaggi di France24 danno già il 70% dei francesi favorevoli al suo ritorno. Oggi al suo posto c’è Cristine Lagarde, sulle cui capacità non discuto, ma la cui nomina chiude un cerchio che qualcuno, ormai è chiaro, aveva disegnato alla perfezione.
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