Riportiamo da LIBERO di oggi, 01/07/2011, a pag. 17, l'articolo di Mirko Molteni dal titolo " Hillary sdogana gli estremisti: Incontri coi Fratelli Musulmani ".
Fratelli Musulmani, Hillary Clinton
L’America apre ai Fratelli Musulmani, l’antica confraternita fondamentalista egiziana finora repressa e sorvegliata dal regime del deposto Mubarak, ma che sta assurgendo a forza principale sulla nuova scena del Paese. Lo ha confermato ieri il segretario di Stato Hillary Clinton, da Budapest doveera in visita. «Dato il cambiamento del panorama politico dell’Egitto», ha detto il capo della diplomazia Usa, «crediamo sia nostro interesse dialogare con tutti i gruppi che concorreranno pacificamente per il Parlamento e la presidenza, anche i Fratelli Musulmani».
La Clinton ha parlato di contatti «limitati» e legati al «rispetto delle minoranze e delle donne». Sarà. Ai Fratelli Musulmani non dev’essere parso vero di poter intavolare contatti con Washington per sdoganarsi in vista di una ascesa al potere. Il loro portavoce Mahmoud Ghozlan ha commentato: «Da tempo disapproviamo il sostegno Usa ai dittatori a spese del popolo. Ma se gli Stati Uniti vogliono rispettare i nostri valori allora non sarà un problema». I Fratelli sono la forza radicata in modo più capillare nel Paese e un loro exploit alle prossime elezioni contribuirebbe a far virare un Paese finora ancorato all’Occidente grazie al collassato asseMubarak- militari. L’esercito, tuttora custode del Paese, ha rinviato pochi giorni fa le previste elezioni da settembre a dicembre. Così ha guadagnato tempo l’attuale leader del Cairo, il feldmaresciallo Tantawi, capo del Consiglio Supremo, l’uo - mo che la piazza continua a contestare.
Le aperture americane verso i Fratelli, dunque, rischiano di creare maggiore incertezza, forse perfino di convincere alcuni militari che Washington stia pensando di “cambiare cavallo”. Un errore madornale? L’esperienza storica dell’appoggio Usa al giovane Bin Laden degli anni Ottanta o ai primi Talebani degli anni Novanta dovrebbe mettere in guardia da abbracci troppo stretti a un possibile nemico futuro. Se la stabilità egiziana non viene recuperata in fretta, ne soffrirà anche la trentennale pace (ma già zoppicante) fra il Cairo e Israele, con ricadute imprevedibili sulla regione. Ieri proseguivano gli scontri nella piazza Tahrir fra i delusi della rivoluzione e la polizia. Anche per calmare le acque è stata rimandata la sentenza contro i poliziotti accusati di aver ucciso Khaled Sayd, il giovane dimostrante di Alessandria assurto a simbolo della “primavera”. Negli ultimi giorni sono stati inoltre sciolti tutti i consigli comunali dell’Egitto, infiltrati da uomini di Mubarak. Ma forte è il sospetto che sia una mossa gattopardesca per illudere la popolazione con mutamenti solo di facciata. Intanto, l’ex raìs langue malato, agli arresti “ospedalieri”a Sharm.
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