Hezbollah, Siria e Iran dietro all'omicidio Hariri Ma non c'erano dubbi al riguardo
Testata: Il Foglio Data: 01 luglio 2011 Pagina: 1 Autore: Redazione del Foglio Titolo: «Esce la verità sull’omicidio Hariri»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 01/07/2011, in prima pagina, l'articolo dal titolo "Esce la verità sull’omicidio Hariri".
Rafiq Hariri Hezbollah
Roma. Il Tribunale speciale per il Libano (Tsl) ha formalmente inoltrato ieri al procuratore generale libanese Said Mirza il testo di quattro mandati d’arresto a carico di cittadini libanesi accusati di essere responsabili dell’attentato contro l’ex premier Rafiq Hariri del 14 febbraio 2005 a Beirut. I nomi degli inquisiti non sono stati resi noti e ora le autorità libanesi hanno 30 giorni per arrestarli. Da indiscrezioni si è appreso che due sono dirigenti di Hezbollah, mentre un terzo Moustapha Badreddine è il cognato di Imad Mughniyeh, il responsabile di tutte le operazioni estere dei Pasdaran, ucciso “per mano araba” (fonti dei servizi di Riad) a Damasco in un attentato il 12 febbraio 2008. Se questa indiscrezione verrà confermata, quella che già era attesa in tutto il medio oriente come una bomba, rischia di diventare un arsenale in fiamme. Non solo dunque Hezbollah, non solo il Mukhabarat siriano, ma anche direttamente i pasdaran iraniani sono stati individuati dal Tribunale dell’Onu come autori di quell’attentato che doveva – e ci riuscì – modificare la storia politica del Libano. L’estrema cautela scelta dal Tsl (questi provvedimenti erano attesi già per il dicembre 2010) e la assoluta riservatezza degli atti, ne hanno attutito per il momento la carica destabilizzante. Ma è evidente che ieri si è aperta una crisi dagli esiti imprevedibili pronta a coinvolgere anche la Siria e l’Iran. Proprio in previsione di questo evento infatti, il 12 gennaio scorso i ministri di Hezbollah hanno rassegnato le dimissioni e hanno fatto cadere così il governo di unità nazionale presieduto da Saad Hariri (figlio di Rafiq). Chiusa la crisi dopo sei lunghi mesi, oggi il nuovo governo di Najib Mikati è totalmente egemonizzato proprio da Hezbollah con 19 ministri su 30, grazie all’ennesimo cambiamento di campo del druso Walid Jumblatt che ha abbandonato l’alleanza anti siriana di cui era leader Saad Hariri per diventare il baricentro di un governo di cui fanno parte solo le forze fedeli a Damasco. Il cambiamento di scenario è stato tanto radicale che, su suggerimento della Cia, come dei servizi francesi, Saad Hariri ha dovuto abbandonare da settimane Beirut per fare la spola tra la sua abitazione di Parigi e quella di Riad. I segnali che sia in preparazione un attentato contro di lui per reinnescare la guerra civile libanese sono infatti molteplici e concordi. La prima reazione ufficiale libanese, da parte del neo premier Najib Mikati è stata equilibrata: “Oggi siamo di fronte a una nuova realtà, di cui dobbiamo essere consapevoli e di cui dobbiamo occuparci con responsabilità e con realismo, tenendo presente che queste accuse non sono un verdetto, i sospettati sono innocenti fino a prova contraria”. Una risposta istituzionalmente corretta, che però non sarà sicuramente fatta propria da Hezbollah. D’altronde, il programma del governo di Najib Mikati, reso pubblico giovedì scorso, è volutamente ambiguo sul punto. Da una parte infatti assicura che “il governo libanese seguirà le procedure del Tsl funzionali a che giustizia sia fatta al di fuori di considerazioni politiche o di vendetta”. Ma questa collaborazione con il Tsl si verificherà “soltanto in quanto non avrà impatto negativo sulla stabilità del Libano e sulla pace civile”. Di fatto, Mikati, fedele al suo mandato, ha ceduto la regia delle risposte da dare al Tsl al leader di Hezbollah, che per il momento tace. Negli ultimi giorni, peraltro, i satelliti spia di America e Israele hanno registrato un massiccio spostamento di carovane militari che trasportano sul territorio libanese missili e armamenti pesanti dai depositi che Hezbollah aveva costruito in Siria. Mossa azzardata, che mette in evidenza la nuova destinazione degli arsenali missilistici, e che quindi era stata interpretata da alcuni analisti come conseguenza delle preoccupazione circa un possibile collasso del regime di Damasco e comunque della inaffidabilità delle Forze armate siriane attraversate dalla rivolta popolare. Dopo l’arrivo dei mandati di cattura a carico di suoi quattro dirigenti, non si può ora invece escludere che quegli spostamenti di arsenali siano stati predisposti da Hezbollah per fare fronte a un precipitare della crisi libanese. Avvenimento che potrebbe fare il gioco del regime di Damasco per scaricare verso l’esterno le convulsioni della crisi interna.
Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante