Due cronache dall'islamismo in Italia. Errore fare di ogni erba un fascio, ma altrettanto grave tacere, come fa gran parte della stampa italiana.
LIBERO di oggi, 28/06/2011, a pag. 21, affronta l'argomento con Souad Sbai e con una cronaca singolare di un fatto avvenuto a Cremona, che pubblichiamo con un nostro commento.
Ecco gli articoli:
Souad Sbai: " Il mediatore islamico tifa per la lapidazione "
«Io sono musulmano e in quanto tale seguo le regole prescritte da Dio. Se Dio dice che chi commette adulterio deve essere punito con la lapidazione, io sono d’accordo con Lui. La cosa vale sia per le donne che per gli uomini. Tuttavia l’Islam è una religione che stimola il ragionamento. Dio, quando parla nel Corano, si rivolge al credente come a “colui che ha intelletto, a colui che ragiona”, perché l’uomo che non ragiona, è una bestia. In questo senso, occorre anche ragionare sulla lapidazione: Dio dice che essa è la pena da infliggere agli adulteri, ma dice anche che per infliggerla devono concorrere alcuni criteri, quali per esempio, la testimonianza perfettamente coincidente di 4 persone che abbiano assistito all’adulterio. Qualora ciò non avvenga, la pena non può essere inflitta. Ecco dunque il vero scopo della regola in merito all’adulte - rio: creare dentro gli uomini il timore del peccare. In 1500 anni di Islam, le persone che sono state veramente lapidate non sono più di 5. Le lapidazioni che si verificano nei paesi arabi e che spesso vengono mostrate in tv o su internet non sono in realtà eseguite secondo la regola, ma da gente che non è veramente musulmana ». Ecco il cuore della clamorosa intervista rilasciata a ilprato. info da M. Selmi, 30 anni, mediatore culturale tunisino di Padova, che di fatto ammette e istiga alla lapidazione. Quella stessa lapidazione, con la quale è stata massacrata un anno fa, sempre al nord Italia, la pakistana Begm Shnez, il cui processo avrà luogo fra qualche giorno. Un’intervista che nella sua prima parte descrive un ragazzo impegnato nell’insegnamento dell’italia - no ai giovani arabi e nella seconda, invece, svela tutto il suo estremismo profondo e radicalista. Leggendo queste righe provo grande paura, perché il pericolo che può costituire una persona del genegenere è enorme. Come mediatori culturali si insinuano nelle famiglie e condizionano la crescita dei ragazzi, infondendo integralismo e soprattutto un Islam deviato, frutto di quell’inquinamento che ha dato vita a terrorismo e oppressione delle donne. Ed è già successo: in Italia, non in Afghanistan o a Islamabad. La sua preparazione culturale gli permette di parlare di lapidazioni musulmane e non musulmane, come se chi viene lapidato in maniera non ortodossa non soffrisse un destino agghiacciante. Non potevamo far altro che inoltrare al Procuratore di Padova una denuncia per apologia di reato contro questo mediatore culturale. In Italia non c’è spazio per beceri trafficanti di fondamentalismo e non dobbiamo essere noi a mandarli involontariamente nelle case, nelle carceri o negli ospedali a fare proselitismo. Un estremismo che, nonostante il lavoro della Consulta esce dalla porta per rientrare dalla finestra, tramite la falsa cultura e il buonismo criminogeno di certe amministrazioni locali. A far da macabra cornice a questa tematica, poi, l’omicidio della giovane marocchina Fatima Chabani sempre a Padova e nello stesso giorno, colpita a morte perché colpevole di voler vivere libera, senza l’oppressione di un marito padrone che ne spezza ogni diritto di libertà. Diritto soffocato nel sangue, lo stesso sangue che ricopre il volto di una donna lapidata o il ventre di una bambina infibulata. Una strage silenziosa che ormai, lo abbiamo capito bene, si può fermare solo colpendo pesantemente e senza pietà chi sfregia le donne in ossequio ad un ossessivo delirio integralista. Non si può più vivere attendendo la prossima vittima, ma solo combattendo e usando l’arma giudiziaria, con coraggio e ribadendo ogni giorno l’inviolabilità dei diritti fondamentali che fanno da base alla nostra libertà. *Deputato Pdl
Gilberto Bazoli:" Egiziani spingono il figlio a inventarsi le molestie del maestro".
Da leggere le ultime righe ... "Il pm ha chiesto al gip di archiviare il fascicolo per «infondatezza del fatto», la formula più ampia" E il maestro ingiustamente infangato ? Si è dimesso dai suoi incarichi pubblici, ha vissuto una esperiena allucinante, è stato certo anche fortunato, poteva imbattersi in un magistrato per il quale la famiglia egiziana non poteva eseere colpevele per principio ideologico, gli è andata bene, ma si può archiviaare il tutto come se non fosse successo nulla ?
Ecco l'articolo:
Prima lo hanno addestrato a mettere in scena lo stupro. Poi, per rendere più verosimile la commedia sugli effetti del presunto trauma, lo hanno portato all’ospedale e convinto, con la promessa di ricoprirlo di giocattoli, a fingere di stare male durante il colloquio con il neuropsichiatra infantile scappando davanti a lui. Tutto questo nella speranza del risarcimento danni. Poco importa se per più di due mesi il maestro del loro figlio ha dovuto convivere con il marchio del ‘mostro’. Da accusatori una coppia di egiziani, dipendente di un’impresa di pulizie lui, casalinga lei, da tempo in Italia, sono finiti indagati per maltrattamenti. La Procura di Cremona ha segnalato il caso al Tribunale dei minori di Brescia chiedendo di verificare se ci sono ancora le condizioni perché quel bambino di 9 anni rimanga con loro. Il 9 aprile, il padre si reca dai carabinieri di Pizzighettone (Cremona) raccontando che la sera prima il figlio, iscritto alle elementari del paese, «continuava stranamente a piangere. Ero preoccupato. Mi ha detto che, in due giorni diversi, era stato costretto ad avere rapporti sessuali con un adulto». Entrambi gli episodi sarebbero avvenuti nel bagno degli spogliatoi della piscina comunale. Allegato alla denuncia, il referto del Centro antiviolenza della clinica Mangiagalli in cui si parla di «arrossamenti» nelle parti intime. I genitori fanno nome e cognome: Fabrizio Spelta, 40 anni, insegnante di sostegno alle elementari di Pizzighettone (oltre che assessore comunale alla Cultura e iscritto al Pd). Mentre Spelta si autosospende dal lavoro e si dimette dall’incarico in giunta, la famiglia del bambino organizza una manifestazione di protesta degli immigrati del paese per reclamare giustizia. In testa al corteo, la bandiera dell’Egitto e uno striscione: “No alla violenza. La legge è uguale per tutti. Non vogliamo distinzioni”. Intanto, il pm Francesco Messina si affida agli uomini della squadra mobile di Cremona per fare luce sul caso. «I primi dubbi sono venuti dal sopralluogo negli spogliatoi della piscina», spiega il vicequestore aggiunto Sergio Lo Presti, «uno spazio troppo piccolo e troppo frequentato dalle mamme, che aiutano i bambini a farsi la doccia e a rivestirsi, perché possa essere accaduto l’episo - dio denunciato». Si chiede alla Mangiagalli un secondo referto: c’è sempre quell’arrossamento, che con ogni probabilità è frutto di scarsa igiene. Al colloquio con lo psicologo, il bambino si mostra spaventato. La recita continua con il suo ricovero in ospedale. Un boomerang: si scopre che gli erano stati dati dei farmaci inutilmente. Non è vero, poi, che il suo rendimento a scuola è peggiorato, come sostengono padre e madre, dopo il ‘fattaccio’. A volte il piccolo zoppica, a volte no. Comportamenti, all’apparenza, riconducibili alla violenza inventata ma, in realtà, spiegati nelle intercettazioni delle conversazioni tra le mura casalinghe prima della visita dal neuropsichiatra e del ricovero. Parole come queste: «Devi dire questo, devi fare così ». Poi la frase chiave: «Se ci ascolti, avrai tutti i giocattoli che vuoi perché avremo tanti soldi». Tutto concordato. L’obiettivo dei genitori, dice ancora il capo della mobile, «era, attraverso la sceneggiata del bambino, ottenere un consistente risarcimento danni». Lo stesso copione seguito con un altro dei cinque figli, il più grande: spinto involontariamente da una compagna di classe, era caduto a terra facendosi male. I familiari erano riusciti a ottenere 5mila euro in cambio della rinuncia alla denuncia. Stavolta la denuncia c’è stata precipitando il maestro, assistito dall’avvocato Marcello Lattari, in «una scena surreale, da fantascienza». Il pm ha chiesto al gip di archiviare il fasciscolo per «infondatezza del fatto», la formula più ampia.
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