Per riavere Gilad, è giusto liberare mille criminali ? E' una scelta terribile quella che deve prendere il governo israeliano. La famiglia, impegnata da cinque anni per riavere a casa Gilad, esercita, comprensibilmente, tutte le pressioni possibili. Ma chi ha la responsabilità dello Stato non può ignorare l'interesse generale, che spesso è lontano da quello del singolo.
Quel gigante dell'ipocrisia, che è la Croce Rossa, quello sì andrebbe tenuto sotto accusa, per non aver mai fatto nulla in tutti questi anni, Altro che piantare la tenda o incatenarsi davanti alla casa di Netanyahu a Gerusalemme, davanti alla CRI a Ginevra, quello è il luogo giusto.
Sulla STAMPA di oggi, 27/06/2011, a pag.17, la cronaca di Aldo Baquis, con il titolo "Netanyahu: stiamo trattando per Shalit":
Sulla questione Shalit, Benyamin Netanyahu non accetta di fare la parte del «cattivo». Negli ultimi giorni la famiglia del soldato israeliano prigioniero a Gaza ha ingranato una marcia in più nelle manifestazioni di protesta e si è incatenata ai cancelli della residenza del premier a Gerusalemme. «Netanyahu - ha detto Noam Shalit, nel quinto anniversario della cattura del figlio - non può condannare a morte Ghilad». Che accetti allora le condizioni dei rapitori.
Ieri il primo ministro ha ritenuto opportuno rivelare di aver già accettato una proposta per uno scambio di prigionieri, formulata mesi fa da un mediatore tedesco. «Proposta non facile per noi, anzi pesante», ha precisato. Eppure Israele la sottoscrive. Ora manca solo «una risposta ufficiale di Hamas», ha detto il premier. Ma gli islamisti tacciono.
La sensazione che nelle file di Hamas non ci sia un «padrone di casa» è peraltro condivisa in queste settimane anche dai dirigenti egiziani. Avevano annunciato all’inizio di maggio una riconciliazione fra Hamas e Fatah: ma è rimasta sulla carta. Avevano annunciato, all’inizio di giugno, la riapertura del valico fra Sinai e Gaza: ma le settimane passano, le incomprensioni restano e i transiti proseguono a singhiozzo. Resta irrisolta la questione se l’istanza suprema di Hamas sia Khaled Meshal (il leader in esilio), Mahmud a-Zahar (l’uomo forte di Gaza), oppure il misterioso «comandante Jaabri», capo del braccio armato. Le proteste degli Shalit sulla porta di Netanyahu rischiano di restare sterili. Israele, al massimo, potrebbe tentare un blitz per liberare il prigioniero. Ma nessuno può garantire che ne uscirebbe vivo.
Nel frattempo il braccio di ferro passa nelle carceri israeliane dove - su ordine di Netanyahu - vengono inasprite le condizioni di reclusione per i personaggi di spicco di Hamas. E ieri Israele ha annunciato che punirà i giornalisti che seguiranno la Freedom Flotilla 2 verso Gaza con il divieto a entrare nel Paese per 10 anni.
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