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Ugo Volli
Cartoline
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In difesa dei supereroi e del bronzo 26/06/2011

In difesa dei supereroi e del bronzo
cartoline da Eurabia, di Ugo Volli


Riccardo Cristiano

Cari amici,
non badate a quelli che vi danno consigli, che vi dicono che è importante essere onesti oppure furbi, di bella presenza oppure di alta moralità. In realtà quel che conta nella vita è avere un eroe. Il resto – buon comportamento, successo, amore, felicità – segue. L'importante è che l'eroe ci sia e sia buono. Eventualmente se non ne trovate uno che vi soddisfi da solo, potere esagerare e prendervene un gruppo. Ci sono i supereroi dei fumetti per questo, gli sceneggiati televisivi, la letteratura. E volendo proprio anche la realtà.

Io per esempio, occupandomi su questo sito di giornalismo, ne ho uno fantastico. Direi quasi un supereroe. Di cognome fa Cristiano (che non commento, perché rispetto tutte le religioni e non vorrei mettere in imbarazzo nessuno, ma forse un minimo di esagerazione c'è) e di nome Riccardo, che come sapete fa rima con "cuor di leone", il soprannome più adatto a un tipo come lui.

Dovete sapere che Cristiano "cuor di leone" Riccardo ha fatto la grande scuola di giornalismo della rai e a un certo punto, una dozzina d'anni fa è diventato vicecorrispondente della Rai dal Medio Oriente: quasi un premio Pulitzer, bisogna ammettere. In quella veste è diventato famoso per uno scoop che NON ha fatto. La cosa più bella è che non gli accaduto a caso di NON farlo, NON l'ha fatto apposta e se n'è pure vantato. Possiamo chiamarlo un NON giornalista, senza offenderlo? Non bisogna offendere gli eroi, sapete, se no fanno un macello.

Per chi non conoscesse la storia, la racconto. Un brutto giorno del 2000, il 12 ottobre, all'inizio di quella guerra di terrorismo contro  Israele scatenata da Arafat, quando ancora non c'erano "muri della vergogna e dell'apartheid" e gli attentatori suicidi circolavano liberi dentro Israele, due soldati della riserva israeliana sbagliano strada in macchina e si trovano da soli nel centro di Ramallah. Per loro sfortuna una folla di bravi palestinesi amanti della pace si accorge di loro e li fa letteralmente a pezzi. Il linciaggio termina con il lancio di quel che resta dei loro corpi dalla finestra dell'ottima polizia di Arafat: bravi ragazzi che farebbero qualunque cosa per mantenere la legge e l'umanità nel loro territorio. Bene, per caso è presente da quelle parti una troupe italiana del TG4, che riprende i fatti. Nell'impossibilità di salvare le vittima, almeno documenta la loro fine, che il giorno dopo compare nei telegiornali di tutto il mondo: una grave smentita della propaganda araba per cui i palestinesi sono le vittime. Normale giornalismo, direte voi; se è stato commesso un crimine, il minimo è che si sappia. Fin qui il nostro cuor di leone  non c'entra, ma evidentemente non la pensa così, o ha paura che non si pensi così di lui, e quindi due giorni dopo fa pubblicare su un giornale palestinese questa fantastica letterina:

Chiarimenti speciali dal rappresentante italiano della rete televisiva ufficiale italiana.
Miei cari amici di Palestina, ci congratuliamo con voi e crediamo che sia nostro compito mettervi al corrente degli eventi che hanno avuto luogo a Ramallah il 12 ottobre. Una delle reti private italiane, nostra concorrente, e non la rete televisiva ufficiale italiana RAI, ha ripreso gli eventi; quella rete ha filmato gli eventi. In seguito la televisione israeliana ha mandato in onda le immagini così come erano state riprese dalla rete italiana e in questo modo l'impressione del pubblico è stata che noi, cioè la RAI, avessimo filmato quelle immagini. Desideriamo sottolineare che le cose non sono andate in questo modo perché noi rispettiamo sempre, e continueremo a rispettare, le procedure giornalistiche dell'Autorità Palestinese per il lavoro giornalistico in Palestina, e siamo attendibili per il nostro lavoro accurato. Vi ringraziamo per la vostra fiducia e potete stare certi che questo non è il nostro modo d'agire (ossia nel senso che non lavoriamo come le altre reti televisive). Non facciamo e non faremo cose del genere. Vi preghiamo di accettare i nostri migliori auguri. Riccardo Cristiano - Rappresentante della rete ufficiale italiana in Palestina

Ignoriamo l'autopromozione (da vicecorrispondente a "rappresentante italiano" e l'accenno sovietista alla rai come "rete ufficiale"). Ignoriamo anche la delazione ai danni dei colleghi, che costrinse la troupe di Mediaset a una fuga precipitosa. Quel che è interessante è la rivendicazione delle "procedure giornalistiche dell'Autorità Palestinese" (immaginiamo: pubblicare solo quel che conviene a loro), il "lavoro accurato" (cioè la censura), la "fiducia" (vi immaginate se un corrispondente da Napoli rivendicasse la fiducia della camorra?) e l'assicurazione che dare le notizie rilevanti (quella di un linciaggio lo è certamente) "non è il nostro modo d'agire" perché "non facciamo e non faremo cose del genere" (cioè informazione).

Riccardo cuor di leone è davvero un eroe, perché ci ha mostrato "di che lacrime grondi e di che sangue" l'informazione dal Medio Oriente, che tipo di accordi taciti o anche espliciti regolano il comportamento di vicecorrispondenti e "rappresentanti ufficiali", anche non italiani. Sfortunato, il paese che ha bisogno di eroi, diceva Brecht. Eh già.

Ugo Volli


PS: Perché vi racconto questa storia oggi, a distanza di undici anni? Mah, perché le cose non sono cambiate. Perché la fama deve durare più del bronzo, come diceva il poeta latino "aere perennius", Orazio, Odi, III, 30, 1). E perché il nostro eroe ha appena pubblicato un libro, non di cucina, ma sulla politica mediorientale (http://www.cremonaonline.it/eventi-e-spettacoli/letture/recensioni/riccardo-critiano-caos-arabo-inchieste-e-dissenso-in-medio-oriente-1.112466) Anche questo istruttivo: oltre alla fama di bronzo, i veri eroi spesso hanno la faccia ricoperta dello stesso materiale.


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