Caro direttore, scrivo da affezionato lettore del Corriere per segnalare bonariamente che il solitamente attento Dario Di Vico sembra perdere qualche colpo, forse per l'approssimarsi delle vacanze estive. In soli due giorni, una prima volta, dentro un pezzo di colore sull'incontro fra parlamentari israeliani ed esponenti leghisti, fa traslocare la sede del parlamento israeliano a Tel Aviv. Il giorno dopo, in un editoriale di prima pagina "Le scelte del PD sul lavoro" fa togliere due e solo due, ma pesanti firme (Veltroni e Chiamparino) dal documento base di Pietro Ichino, concludendo "è la prova che il partito si sta muovendo in tutt' altra direzione". Venendo corretto il giorno successivo, nelle sue conclusioni, da una lettera dei due esponenti PD "Da noi pieno sostegno a Ichino", pubblicata a pagina 10. Parafrasando le sue stesse parole nel pezzo su Israele, mi verrebbe da dire a Di Vico che in questo caso "due indizi forse sono una prova" che il troppo lavoro porta a qualche imprecisione di troppo. Cordiali saluti Mauro Ramoni