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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Faye Kellerman, Sacro e profano 20/06/2011

Sacro e profano                                            Faye Kellerman
Traduzione di Piero Alessandro Corsini
Cooper                                                             Euro 18


Non c’è nulla di più congeniale di un mistery da riporre in valigia per un weekend di relax. Se poi il thriller in questione offre non solo un plot mozzafiato, ma anche l’occasione per conoscere e approfondire le tradizioni di un mondo ancora inesplorato, il tempo dedicato alla lettura è un ottimo investimento!
Dopo il successo de “Il bagno rituale” , primo romanzo della Kellerman apparso in Italia che inaugura gli episodi del detective Peter Decker e dell’ebrea ortodossa Rina Lazarus, Cooper continua a pubblicare in esclusiva i gialli della scrittrice americana.
Sacro e profano è il secondo agghiacciante caso della serie Decker-Lazarus nel quale l’autrice anch’ella ebrea ortodossa osservante, moglie del famoso scrittore Jonathan Kellerman col quale forma la coppia d’oro della fiction americana e madre di quattro figli, ritorna alla cultura e alle tradizioni dell’ebraismo ortodosso innestandoli con perfetta maestria narrativa nella cornice del giallo tradizionale.
Se ne “Il bagno rituale” Peter Decker si trova a investigare su un brutale e inspiegabile caso di stupro che ha il pregio però di avergli fatto conoscere Rina Lazarus, docente di matematica che vive con i due figli nel quartiere ebraico ortodosso di Los Angeles, l’incipit di questo secondo thriller coglie il detective in un momento di riposo: Peter si è concesso qualche giorno di vacanza per portare i figli di Rina sulle colline per una gita in tenda, con l’intento di avvicinarsi di più al loro mondo dopo aver deciso di condividere la propria vita con la giovane ebrea.
“…L’aria era dolce e profumata, il terreno ricco di fogliame e terriccio, un piccolo ruscello portava a valle i residui delle piogge della settimana precedente..”.
Da questo idillio di pace Decker torna bruscamente alla realtà quando Sammy, il figlio maggiore di Rina, ritrova celati fra gli alberi due corpi carbonizzati.
Il ritrovamento sconvolge il bambino e scaraventa il detective dalla quiete della natura al mondo aberrante e frenetico delle indagini.
L’identificazione dei corpi che si rivela subito complessa, nonostante il supporto medico della dentista Annie Hennon e l’acume investigativo della collega Marge Dunn, conduce Decker a indagare in un mondo squallido e crudele, a entrare in contatto con le più perverse aberrazioni dell’animo umano fino a scoprire l’orrore della pedo pornografia e degli snuff movie (film in cui le vittime sono realmente torturate fino ad arrivare con straziante lentezza alla morte).
Ma cosa hanno in comune le due giovani vittime? Lindsay Bates, è una ragazza semplice di sedici anni con gli occhi azzurri e i capelli biondi che vive con i genitori e la sorella Erin a La Canada in un “edificio a un piano solo, con la facciata in legno e pietra” e l’ultima volta che è stata vista stava andando alla Galleria Glendale ad acquistare una camicetta rosa; Kate Armbruster, chiamata la Contessa per via dei denti a piolo, è una ragazza sbandata che non ha conosciuto il calore di una famiglia, fuggita da casa molti anni prima è “una mala pianta” per sua madre.
Dal ventre di Hollywood che è “come un vampiro che succhia il sangue della città” e dove i protettori, le prostitute, i drogati, gli spacciatori e i degenerati di ogni risma prosperano nell’oscurità, le indagini conducono Decker allo studio fotografico di Cecil Pode vicino a Venice Boulevard e a far conoscenza con un individuo losco, che dietro la rispettabile attività di fotografo cela squallidi segreti.
Da questo punto le indagini assumono un ritmo sempre più serrato e avvicinano il detective ad una verità sconvolgente dove “amorevoli nonnetti”, vecchi e ricchi pervertiti come il potente Arlington, non esitano a massacrare giovani donne e a filmarle mentre muoiono per soddisfare le loro bieche perversioni.
Parallelamente si interseca la delicata storia d’amore fra Rina Lazarus e il detective che per amor suo ha deciso di studiare per diventare ebreo ortodosso.
La dedizione che Decker rivolge allo studio della Torah e la scelta di non derogare  alle rigorose leggi dell’ebraismo ortodosso (come la kasherut nell’alimentazione o l’astinenza sessuale nei rapporti pre-matrimoniali) sono messe a dura prova dal contatto continuo del poliziotto con la morte, con lo squallore e le aberrazioni dell’animo umano dinanzi alle quali la religione non può nulla. Perché vedere la morte sul viso di ragazzine torturate strazia l’animo e non vi sono spiegazioni a un tale orrore: “…non accetto tutte le vostre usanze assurde, le vostre leggi emanate da rabbini arroccati nelle loro torri d’avorio, che non hanno mai dovuto affrontare la merda della vita quotidiana…Hai mai visto quello sguardo di puro terrore sul viso della ragazza, mentre viene tagliata a fette e torturata? “
Mettersi in discussione, interrogarsi sulle questioni spinose della vita, sul modo in cui “Haschèm” si manifesta all’uomo è parte dell’identità ebraica: sacro e profano sono due dimensioni indissolubilmente intrecciate.
Se nella nostra società il sacro non ha un posto così importante come in altre culture, non solo perché ad esso viene dedicato un tempo ridotto rispetto a quello occupato dalle questioni più “profane”, quanto piuttosto perché a molti sembra che della dimensione sacra si possa fare tranquillamente a meno, non è così per Rina Lazarus: una figura di donna indimenticabile per la sua forza, il suo coraggio e la certezza dei valori religiosi per il cui rispetto non esita a sacrificare l’amore per Decker….almeno fino a quando anche lui non sarà un ebreo ortodosso.
L’ultimo romanzo di Faye Kellerman è un thriller imperdibile per la capacità dell’autrice di inanellare tasselli fondamentali nella rete intricata della trama, oltre che di miscelare alla perfezione gli ingredienti classici del genere giallo.
Delineando personaggi dal carattere complesso, mai scontato, che si muovono con le loro contraddizioni e le loro paure dentro una realtà difficile, molto vicina alla vita vera, la scrittrice ci restituisce un thriller sostenuto da una scrittura che scandisce con gusto il ritmo del noir: dalla prosa ritmica e cadenzata che da sostanza alle parole, alle accurate riflessioni sul senso della vita che catturano il lettore fino all’ultima imprevedibile pagina del libro.
A volte è sufficiente un piccolo dettaglio colto nelle prime pagine per capire che si è incontrato il libro giusto, quello che vi mancherà la sera quando ne avrete terminata la lettura e non sarà più lì ad accogliervi sul comodino. Per questo e molto altro non dimenticate di mettere in valigia “Sacro e profano”.

Giorgia Greco


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