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It.danielpipes.org - Il sole 24 Ore Rassegna Stampa
20.06.2011 Record di successi economici, culturali, scientifici per Israele
Commento di Daniel Pipes, intervista a Shalom Simhon di Ugo Tramballi

Testata:It.danielpipes.org - Il sole 24 Ore
Autore: Daniel Pipes - Ugo Tramballi
Titolo: «Straordinario Israele - Con Israele alleanze hi-tech»

Riportiamo da IT.DANIELPIPES.ORG, l'articolo di Daniel Pipes dal titolo " Straordinario Israele ". Dal SOLE 24 ORE di oggi, 20/6/2011, a pag. 23, l'intervista di Ugo Tramballi a Shalom Simhon, ministro israeliano dell'Industria e del commercio, dal titolo " Con Israele alleanze hi-tech ".
Corretto il pezzo di Tramballi, al quale rivolgiamo un modesto consiglio: visto che scrive su un giornale perevalentemente economico, perchè non lascia perdere le analisi politico-storiche sul Medio Oriente, che in genere gli riescono alquanto male ?
Ecco i due articoli:

IT.DANIELPIPES.ORG - Daniel Pipes : " Straordinario Israele "


Daniel Pipes

Per il pezzo in lingua originale inglese, cliccare qui

Il valore militare di Israele – operativo e tecnologico – è famoso, ma lo Stato ebraico, con la sua popolazione di 7,7 milioni, non è meno impressionante anche in altri settori. 

Alta tecnologia: "Nel corso degli ultimi vent'anni, Israele è stato trasformato da zona depressa semisocialista a superpotenza a tecnologia avanzata. (…) Israele è il leader mondiale nel numero di start-up ad alta tecnologia e nella dimensione dell'industria del capitale di rischio". ("Beyond the start-up nation", The Economist, 29 dicembre 2010) 

Musica classica: "Israele è diventato una superpotenza tascabile nelle arti, in modo più visibile nella musica classica. (…) Gli israeliani seguono decisamente la tradizione classica europea e la musica classica è diventata l'esportazione culturale più importante del Paese". (David P. Goldman, "Pioneers: A mix of passion and tradition makes Israel a classical-musical superpower", Tablet, 21 luglio 2010)

Popolazione: La popolazione totale di Israele oggi si colloca tra quella di Istanbul e Teheran, ma questo potrebbe cambiare: "Con una costante fertilità, da qui alla fine del secolo Israele avrà più giovani di quanti ne avranno la Turchia o l'Iran (…) Israele sarà in grado di schierare la più grande armata di terra del Medio Oriente". (David P. Goldman, "Israel as Middle Eastern hegemon", Asia Times, 24 maggio 2011) 

Energia: "Uno dei maggiori giacimenti [israeliani] – 250 miliardi di barili di petrolio nel bacino di Shfela – [è] paragonabile alle intere riserve dell'Arabia Saudita di 260 miliardi di barili di petrolio". Oltre alla dimensione dei giacimenti, gli ingegneri israeliani sono all'avanguardia nelle innovazioni tecnologiche per la sua estrazione. (Lawrence Solomon, "Israel's new Energy", Financial Post, 10 giugno 2011) 

Creatività: "Israele, pro capite, è il Paese più creativo e innovativo sulla faccia della terra". (George Gilder, autore di The Israel Test, intervistato in "Choosing the Chosen People", National Review, 30 luglio 2009) 

Commento: Nonostante tutte le sfide che Israele deve affrontare per essere accettato dai palestinesi, dai Paesi vicini, dai musulmani, dalle sinistre, dagli antisemiti, dei teorici del complotto e di fanatici di ogni genere, lo Stato ebraico vanta uno splendido record di successi.  

Il SOLE 24 ORE - Ugo Tramballi : " Con Israele alleanze hi-tech "


Shalom Simhon, Ugo Tramballi

«Il tasso di natalità, fra i più alti del mondo», dice Shalom Simhon, servendosi di un'interpretazione forse antiquata ma sempre efficace per spiegare la storia del successo economico israeliano. «In un Paese piccolo come il nostro la demografia da sola vuol dire un punto e mezzo di crescita del Pil. Dovreste ricominciare anche voi a fare figli».

È il vecchio agricoltore del moshav, cresciuto nel movimento cooperativo laburista, che viene fuori. Ma anche Simhon, ministro israeliano dell'Industria e del commercio, sa che questo non basta per spiegare una crescita ininterrotta attorno al 5%, nonostante crisi finanziarie globali e tensioni politiche mediorientali. Se le cose continuano così, nel 2011 la crescita dovrebbe salire di un altro mezzo punto. La demografia non basta per spiegare il fenomeno tecnologico d'Israele con il più alto numero d'imprese quotate al Nasdaq di New York, dopo Stati Uniti e Canada. «Shraga Brosh, il presidente della nostra Confindustria, dice che il 50% di quel che produciamo viene esportato - aggiunge Simhon -. Ha voluto essere moderato. È molto di più: in agricoltura è il 75 per cento».

I moshav erano le comunità agricole cooperative, diverse dai kibbutz che erano invece imprese collettive. "Erano" perché quelle fattorie che avevano creato un Paese si sono adattate al cambiamento di quel Paese, uno dei luoghi più dinamici del capitalismo occidentale. Del movimento dei moshavim Shalom Simhon, 55 anni, è stato il presidente. Ministro dell'Agricoltura, poi da gennaio all'Industria e al commercio al posto del vecchio "Fuad" Ben-Eliezer, quando i laburisti sono usciti dal governo di centro-destra di Bibi Netanyahu. Simhon ha lasciato il partito ed è rimasto nell'esecutivo unendosi ad Azmaut, Indipendenza, la fazione di Ehud Barak. Il ministro ha partecipato la settimana scorsa al business forum italo-israeliano organizzato a Milano da Promos: 550 incontri "B2B" in un solo giorno fra imprenditori dei due Paesi.

Hi-tech israeliano e fame italiana di tecnologia. Ministro, è questa la formula delle relazioni economiche fra noi e voi?

L'Italia è una grande potenza che non può non essere presa in considerazione. Secondo me producete le migliori auto del mondo. Ma qualche volta vi arrendete troppo presto, occorre più coraggio.

L'interscambio italo-israeliano è di 3 miliardi di euro. Ma si può fare sempre di meglio, vero?

La nostra distanza geografica e caratteriale è minima. Dobbiamo trasformare questi punti comuni in vantaggi concreti. La settimana scorsa Bibi Netanyahu ha parlato di pacchetti turistici comprensivi Roma-Gerusalemme-Betlemme. È un'idea e solo il segno di una grande potenzialità. Sappiamo che l'Italia sta migliorando la qualità delle sue telecomunicazioni. In questo settore noi israeliani abbiamo molte tecnologie innovative. Così come nella gestione del'acqua e in quella delle acque di scarico nelle quali Israele ha capacità eccezionali. Nemmeno David Ben Gurion s'immaginava i miracoli che saremmo riusciti a fare: nel mondo un pomodoro su due è israeliano. Ma noi e voi siamo entrambi senza petrolio: dobbiamo percorrere insieme le strade delle energie alternative e rinnovabili. La somma di uno più uno spesso fa più di due.

C'è però qualche limite. Israele non è un hub regionale, il Medio Oriente è in ebollizione e gli italiani non amano molto i rischi.

Insieme però possiamo trasformare gli svantaggi in vantaggi. Vorrei ricordarle che quando gli arabi hanno bisogno di un prodotto che funzioni non stanno molto a guardare da dove viene.

Dal punto di vista economico la «primavera araba» è un'opportunità o un rischio?

È troppo presto per dirlo. Non pensa che ora il mondo dovrebbe chiedersi cosa ne hanno fatto i leader arabi di tutti gli introiti petroliferi se in quei Paesi esistono squilibri sociali profondi? Israele ha sempre tenuto gli occhi aperti. Se la «primavera araba» sarà un vero cambiamento noi saremo più che pronti a collaborare.

Secondo lei per Israele è più importante allargare le colonie nei Territori occupati o aumentare il numero delle sue imprese dell'hi-tech al Nasdaq?

L'ampliamento degli insediamenti è una necessità demografica e avviene in aree dove c'è consenso internazionale. Non stiamo costruendo nuove colonie. Vede, noi combattiamo per la nostra sopravvivenza da che esistiamo: abbiamo sempre saputo difenderci e contemporaneamente lavorare per la nostra economia. E sarà sempre così.

Se Israele cresce del 5% in queste condizioni, cosa succederebbe se ci fosse un accordo di pace?

Cresceremmo come la Cina.

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