IC 7 - Il commento di Federico Steinhaus 12/06/2011 al 18/06/2011
Testata: Informazione Corretta Data: 20 giugno 2011 Pagina: 1 Autore: Federico Steinhaus Titolo: «Il commento di Federico Steinhaus»
Il commento di Federico Steinhaus
Federico Steinhaus
Nella settimana appena trascorsa la nostra attenzione si è concentrata su due eventi: quello interno con la magnifica mostra milanese sulle eccellenze di cui Israele è giustamente fiero e l’oramai incontenibile rivolta siriana con le sue ricadute internazionali. A Milano il sindaco Pisapia, vedremo quanto sinceramente, ha affermato con forza che l’impegno cittadino nei confronti di Israele doveva essere mantenuto in ogni sua parte, inclusa dunque la collocazione in Piazza del Duomo. Verrà costretto dai suoi elettori a correggere questa serietà ed imparzialità per lasciare spazio alle maniacali e schizoidi espressioni dell’odio contro Israele di cui molti di costoro sono artefici? Da qui alla fine del suo mandato non mancheranno le occasioni per verificarlo. Il regime siriano apparentemente non vacilla sotto i colpi dei suoi nemici interni. La sua solidità si basa sulla ferocia della repressione, sulla non espressa ma esistente solidarietà dell’Iran legato al regime di Assad da trattati militari, sull’ ipocrita ed interessata codardia dell’occidente che non può trattare Assad come tratta Gheddafi. E intanto l’Agenzia Atomica dell’ONU (la cessazione dall’incarico di El Baradei ha le sue ricadute benefiche!) segnala che il bombardamento del sito atomico siriano da parte di Israele ha svelato connessioni con altri tre siti segreti analoghi. Insomma, se l’Iran blatera di armi nucleari ma non ne possiede, la Siria era silenziosamente arrivata ad un passo dal produrle, come già trent’anni fa era avvenuto con l’Iraq di Saddam. E tutto il resto? L’Iran mostra i muscoli e lancia un missile autarchico in grado di colpire ogni parte del mondo, ma sarà da vedere se non si tratti di un segno di debolezza politica anziché di una manifestazione di forza e di arroganza. In fondo, il mondo arabo attorno all’Iran si sta sgretolando. L’acuirsi delle tensioni con Israele in Egitto sono un’avvisaglia di quanto avverrà man mano che le elezioni presidenziali si avvicineranno e le forze politiche in campo dovranno scoprire le loro carte. La micidiale forza postuma dei documenti trovati in casa di Bin Laden sta mettendo alle corde Al Qaeda, ma non la pericolosità del terrorismo islamista; in Egitto ed in Siria, nello Yemen ed in Libano le emanazioni dei Fratelli Musulmani si saldano con l’islamismo radicale ed il pericolo che prendano il sopravvento sui rivoltosi non ideologizzati è reale. Il brusco ingresso dell’Islam nel mondo globalizzato potrebbe favorire la libera circolazione delle idee degli imbecilli, che secondo André Glucksmann (Corriere della Sera del 12 giugno – ma lui parlava di cetrioli, non di odiatori di Israele) è l’altra faccia della medaglia dell’era di Facebook e Twitter. Mentre il mondo arabo si muove tumultuosamente in molte direzioni e non si sa dove approderà, in occidente emergono segnali preoccupanti che minacciano l’osservanza delle regole rituali ebraiche (circoncisione, kasherut) più diffuse e basilari. Non si tratta di provvedimenti antisemiti poiché vanno a colpire le analoghe tradizioni religiose islamiche, ma non vi è dubbio che essi si saldano nell’immaginario collettivo con la delegittimazione di Israele e quanto da essa deriva (vedasi il bando dei libri pubblicati in Israele che ha portato alla ribalta una cittadina scozzese, i divieti di far parlare accademici e scrittori israeliani, il boicottaggio milanese di cui abbiamo evidenziato il fallimento, ecc.ecc.ecc.). All’insegna di nobili princìpi il laicismo soppianta la laicità e prevarica la libertà di culto. Infine se, come qualche osservatore immagina, l’Autorità Palestinese dovesse appoggiare la candidatura del governatore della Banca d’Israele Fischer alla guida del Fondo Monetario Internazionale sarebbe la fine dell’intesa Fatah-Hamas, già sul punto di sgretolarsi per altri contrasti politici.