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Niente angoscia 18/06/2011

A proposito di Avraham Burg e di coloro che ragionano come lui, ecco un appello diffuso da "Sinistra per [?] Israele".
Confesso che il fatto che a firmarlo siano autorevoli israeliani -e non i soliti intellettualoidi di casa nostra- mi preoccupa.
Il contenuto del documento è del tutto fuori della realtà. Non sarà che il Paese delira ed è solo desideroso di distruggersi con le sue mani prima che provvedano i diligenti vicini?
Di ritorno da una "cinque giorni a Gerusalemme" [inevitabilmente da dividere, secondo tali principi, non bariamo al gioco], confesso che una presa di posizione tanto da "Monaco 1938" mi dà l'angoscia.
Spero che la storia vada in altra direzione. I confini del 1967, poi, si dovrebbe avere il coraggio di chiamarli col loro nome, e cioè "linee armistiziali del 1949", con ciò che ne deriva; altro.... che sicurezza!

Questa la traduzione in italiano del testo dell'appello fatto pubblicare in Israele il mese scorso (maggio 2011) da molti intellettuali, ex generali e alti ufficiali dell’esercito.
Tra loro Sami Michael, Amos Oz, Gila Almagor, Ari Folman, Zeev Sternhell, Elie Barnavi, Yehuda Bauer, Yael Dayan, Naomi Chazan, Avishai Margalit, Yirmiyahu Yovel RICONOSCERE UNO STATO PALESTINESE SULLA BASE DEI CONFINI DEL 1967 E’ ESSENZIALE PER L’ESISTENZA DI ISRAELE Noi cittadini di Israele facciamo appello al pubblico perché appoggi il riconoscimento di uno stato democratico di Palestina come condizione per porre fine al conflitto e negoziare i futuri confini fra i due stati sulla base delle frontiere del 1967. Il riconoscimento di tale stato è essenziale per l’esistenza di Israele. E’ l’unico modo per risolvere il conflitto attraverso il negoziato, per evitare l’esplodere di un altro ciclo di violenza e porre fine alla pericolosa condizione di isolamento di Israele nel mondo. L’attuazione degli accordi esige che le due leaderships – israeliana e palestinese – riconoscendosi reciprocamente [quando mai i Palestinesi hanno riconosciuto Israele?] scelgano la via della pace e vi si impegnino pienamente. Questa è l’unica politica che lascia nelle mani di Israele il suo destino e la sua sicurezza. Ogni altra politica contraddice gli ideali del sionismo e il futuro del popolo di Israele. Noi, firmatari dell’appello, chiediamo alle persone amanti della pace e della libertà di unirsi a noi nell’accogliere la Dichiarazione palestinese di indipendenza, di sostenere gli sforzi dei cittadini dei due stati nel mantenere rapporti di buon vicinato entro confini sicuri [quale sicurezza?] e riconosciuti. La fine dell’occupazione [di che?] è condizione fondamentale per la libertà dei due popoli, la piena realizzazione della stessa Dichiarazione di indipendenza di Israele e un futuro di coesistenza pacifica [tutto Israele come Sderot, nella migliore delle ipotesi].

 Cordialmente.
Mara Marantonio

Niente angoscia, ci mancherebbe. Israele è un paese come tanti altri da questo punto di vista. Leggendo i nomi dei firmatari riconosciamo i soliti, scrittori benemeriti che non resistono all'applauso politico, registi molto bravi ma che hanno capito che la fama internazionale si raggiunge solo con la critica più spietata al proprio paese, storici che saranno tradotti in tutto il mondo solo se le loro tesi saranno in linea con la denigrazione di Israele, giornalisti che troveranno spazio su giornali esteri, e quindi l'apertuta di molte porte editoriali, solo se schierati a sinistra...
ma, scusi, non le ricorda niente, non le viene in mente un altro paese, per esempio  a forma di stivale ?
IC redazione


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