Riportiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 16/06/2011, a pag. 15, l'intervista di Carlo Marroni a Danny Ayalon dal titolo "Tra Israele e Santa Sede intesa sempre più vicina".
Danny Ayalon
Un accordo tra Israele e Santa Sede «è sempre più vicino». Il vice ministro degli Esteri israeliano Danny Ayalon si dichiara «fiducioso che si possa chiudere tra non molto, al massimo 18 mesi». Sembra un tempo lungo, ma è nulla rispetto a quando il negoziato si è di fatto aperto, nel lontano 1993, all'indomani della firma dell'Accordo fondamentale tra i due Stati in base al quale furono avviate formalmente le relazioni diplomatiche. Le delegazioni si incontrano regolarmente quattro volte all'anno e in due occasioni in forma plenaria, come quella di ieri in Vaticano, che ha visto la presenza per la Santa Sede del sottosegretario per i rapporti con gli Stati, monsignor Ettore Balestrero, il prelato che ha in mano i dossier internazionali più importanti della Segreteria di Stato. Il clima di fiducia trapela anche dalla nota ufficiale, di solito assai scarna: «I negoziati economici e fiscali fra Santa e Israele registrano significativi progressi. I negoziati si sono svolti in una atmosfera aperta, amichevole e costruttiva». Ayalon - esponente del partito nazionalista Yisrael Beiteinu, già ambasciatore negli Usa, considerato un "falco" del Governo di destra - sottolinea che «le dichiarazioni ufficiali rispecchiano un reale progresso, sia sulle questioni economiche che sulla giurisdizione dei luoghi santi».
La Chiesa in Israele reclama le storiche esenzioni fiscali da sempre riconosciute prima della nascita dello Stato, ma il Governo israeliano ha sempre contestato che vi sia una franchigia generalizzata. Su questi punti si è registrato negli anni un vero braccio di ferro, tanto che dal 2002 al 2007 furono interrotti i negoziati. Poi il clima è cambiato, specie dopo la visita del Papa nel 2009. Ora l'intesa su questo punto pare raggiunta. La tassazione dovrebbe essere su tre livelli: esenzione per gli immobili esclusivamente dedicati al culto (chiese, conventi), tassazione ridotta al 33% per gli usi promiscui (ostelli e mense per pellegrini che pagano cifre "calmierate") e tassazione ordinaria per le altre attività commerciali, come la vendita di beni prodotti in conventi o attività alberghiera a prezzi di mercato. «C'è buona volontà sia a Gerusalemme che in Vaticano per concludere positivamente - ha spiegato Ayalon a Il Sole 24 Ore - del resto condividiamo l'eredità giudaico-cristiana». Inoltre sarà prevista l'immunità della proprietà della Chiesa dalla possibilità di esproprio e vi dovrà essere una consultazione formale in caso di posa di fibre ottiche sotto gli immobili di proprietà cattolica.
Già, perché a Gerusalemme ogni cosa diventa complicata, sia nei rapporti tra Stato ebraico e Chiesa, sia all'interno delle varie confessioni cristiane. Come sembra sia nel caso del Cenacolo, dove la tradizione indica si sia svolta l'Ultima Cena. La Custodia francescana, guidata da padre Pierbattista Pizzaballa, ne reclama la proprietà con atti di acquisto alla mano (avvenuta nel 1333 con i soldi del re di Napoli Roberto D'Angiò) ma gli israeliani cercano di trovare altre vie: «È una questione molto delicata, ci sono anche le istanze di armeni e greco-ortodossi. Dovremo inventarci soluzioni che salvaguardino l'importanza del luogo, a cui abbiamo sempre garantito libero accesso. Ma la proprietà non è in discussione - ha aggiunto il vice ministro, che ha incontrato anche il segretario per i rapporti con gli Stati, l'arcivescovo Dominique Mamberti - perché non credo che quello del Cenacolo sia un problema di real estate». L'obiettivo del governo Netanyhau - rappresentato presso la Santa Sede dall'ambasciatore Mordechay Lewy - è arrivare a un'intesa con il Vaticano su tutti i punti aperti, che comprendono tra le altri anche le questioni relative ai visti e alla chiesa di Cesarea distrutta negli anni 50.
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