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La Stampa Rassegna Stampa
15.06.2011 Processare Bashir per il genocidio del Darfur
commento di John Bradshaw, Michael Newman

Testata: La Stampa
Data: 15 giugno 2011
Pagina: 41
Autore: John Bradshaw - Michael Newman
Titolo: «Bashir va processato come Mladic»

Riportiamo dalla STAMPA dioggi, 15/06/2011, a pag. 41, l'articolo di John Bradshaw e Michael Newman dal titolo "Bashir va processato come Mladic".


Il dittatore sudanese Bashir, responsabile del genocidio del Darfur

Con il generale Radko Mladic sul banco degli imputati all’Aja per rispondere delle atrocità commesse dalle truppe sotto il suo comando durante la guerra in Bosnia, il contrasto con gli eventi in Sud Sudan non potrebbe essere più spaventoso. Il governo del Sudan, guidato dal presidente Omar Hassan Ahmad al-Bashir, ha replicato il copione del Darfur attaccando ancora una volta i civili e le loro proprietà, questa volta nella regione contesa di Abyei, al confine, alla vigilia della secessione legale del Sud Sudan, il mese prossimo.

Questo è lo stesso Bashir accusato di genocidio dal Tribunale penale internazionale. Ed è lo stesso gruppo di funzionari sudanesi che sono stati applauditi dai diplomatici per l’accordo che si proponeva di far cessare la guerra civile in corso da due decenni tra il Nord e il Sud Sudan, e che si sono pubblicamente impegnati a rispettare la sentenza della Corte permanente di arbitrato sulla controversia territoriale per l’Abyei.

In Abyei, il regime di Bashir ha pianificato e condotto un pogrom che può essere definito solo come un atto premeditato di pulizia etnica destinato a ripulire la città dal gruppo etnico Ngok Dinka e a sostituirlo con i Misseriya, alleati del Nord. Testimoni oculari riferiscono che interi villaggi sono stati rasi al suolo, i civili bombardati indiscriminatamente e i bambini lasciati morti sul ciglio della strada (alcuni, è stato riferito, sono stati mangiati dai leoni durante la fuga).

Un uomo ha chiamato il fratello ad Abyei e ha sentito un uomo rispondere al telefono e dirgli: «Abbiamo ucciso tuo fratello». Tra 60.000 e 150.000 rifugiati sono fuggiti per salvare la vita, abbandonando i loro miseri averi. Sono i più fortunati. Le forze di Bashir hanno distrutto l’unico ponte che collegava Abyei alle zone sicure, di fatto intrappolando la restante popolazione e impedendo il ritorno in condizioni di sicurezza di quelli che erano fuggiti.

A differenza dei casi precedenti di attacchi contro i civili da parte del regime di Bashir, questa volta non abbiamo bisogno di aspettare i frammentari rapporti sul campo per ricostruire quello che è successo. Abbiamo le immagini satellitari che mostrano l’accaduto quasi in tempo reale. Il satellite Sentinel Project (Ssp), inaugurato da George Clooney e dal Progetto Enough, ha fornito prove inconfutabili e quasi immediate di questa nuova ondata di crimini commessi contro la popolazione civile ad Abyei e dintorni.

Le immagini satellitari DigitalGlobe della distruzione sono spaventosamente simili a quello che abbiamo visto troppe volte nel passato in Sudan. Nessun governo o organizzazione internazionale può plausibilmente invocare l’ignoranza o la disinformazione nei confronti delle prove fotografiche disponibili on line e nella relazione preparata dal SSP Harvard Humanitarian Initiative. Le immagini della relazione evidenziano la presenza ad Abyei di almeno dieci carri armati delle forze armate sudanesi, pezzi di artiglieria mobile, mezzi da combattimento della fanteria. L’analisi delle immagini rivela anche che fino a un terzo delle strutture civili in Abyei sono state bruciate, e conferma i rapporti secondo cui decine di migliaia di civili sono stati dislocati.

Non vi è alcun fondamento concepibile in base alle leggi e alle consuetudini di guerra per la deliberata distruzione di abitazioni civili e per il furto o la distruzione delle forniture elargite dalla generosità di altri governi per aiutare la popolazione e soddisfare le sue esigenze urgenti. E non vi è spazio per sostenere che le accuse si basano su rapporti frammentati o erano semplicemente costruiti ad arte; ad Abyei i fatti sono così chiari che non ci può essere pretesto per l’inazione.

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu dovrebbe esercitare la sua autorità ex articolo VII incaricando un team indipendente di esperti internazionali in grado di valutare le prove dei crimini commessi in Abyei e di preservarne le testimonianze prima che il governo sudanese li possa mettere a tacere. Se Bashir, che è stato incriminato dal Tribunale penale internazionale per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio in Darfur, è infatti responsabile per l’assalto su Abyei, questo solo fatto dovrebbe obbligare tutti gli stati ad accettare di estendere le indagini in corso per comprendere i reati commessi in Abyei. Inoltre, i nordisti che si sono «insediati» ad Abyei dopo l’aggressione devono essere considerati come complici dei crimini del regime, piuttosto che come civili pacifici desiderosi di costruire una comunità.

Oggi, tutti i governi dovrebbero applicare la regola di base che tutti abbiamo imparato alle elementari: l’aggressione contro degli innocenti non può essere ricompensata. I criminali di guerra che siedono nel governo di Khartoum hanno ormai perso ogni pretesa residua di autorità morale. Infatti, il comportamento dei militari comandati da Bashir dovrebbe suscitare una protesta a livello mondiale che costringerebbe il governo a tendere i beni personali ottenuti illegalmente e a risarcire adeguatamente le vittime.

Alla fine dei conti i cittadini di Abyei hanno il diritto umano fondamentale di determinare liberamente il proprio destino, anche di fronte alle truppe del regime e ai carri armati che continuano a occupare la città. La gente di Abyei ha il diritto di scegliere di ricostruire le comunità distrutte sotto il nuovo governo indipendente del Sudan meridionale, invece di essere costretta dall’indecisione diplomatica a rimanere sotto il tallone dell’esercito di Bashir.

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