Non sarà un romanzo a scagionare Pio XII Persino Avvenire prende le distanze dal libro di Barbara Frale
Testata: Avvenire Data: 14 giugno 2011 Pagina: 27 Autore: Marco Roncalli Titolo: «Ebrei nascosti sotto San Pietro? Dalla Frale un'ipotesi senza prove»
Riportiamo da AVVENIRE di oggi, 14/06/2011, a pag. 27, l'articolo di Marco Roncalli dal titolo " Ebrei nascosti sotto San Pietro? Dalla Frale un'ipotesi senza prove".
Barbara Frale, Pio XII
Persino Marco Roncalli su Avvenire, quotidiano della Cei, non prende sul serio il romanzo di Barbara Frale su Pio XII, in quanto si tratta solo di ipotesi non documentate. Provare a scagionare il comportamento di Pio XII con un romanzo non è possibile. Pio XII non fece nulla per evitare il genocidio degli ebrei, restò in silenzio e appoggiò le leggi razziali anche dopo la caduta del fascismo. La STAMPA, che dopo l'arrivo di Andrea Tornielli ha preso un indirizzo molto clericale per quanto riguarda le cronache vaticane, ha recensito in modo elogiativo qualche giorno fa il romanzo di Barbara Frale http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=110&id=40125. Che ne dice Calabresi, più papista del Papa ? Ecco l'articolo:
Pio XII che complotta contro Hitler. II Führer che vuol rapire il pontefice. Spie in tonaca e senza, con la svastica e senza. Prelati e archeologi. Congetture, ricordi familiari, documenti. Scene nella penombra delle Grotte vaticane, teatro di un nuovo «giallo» dentro uno vecchio. Quello degli scavi sotto la basilica vaticana alla ricerca della tomba di Pietro e, nello stesso posto, di riunioni segrete per destabilizzare i vertici nazisti. Con i primi costellati di tali anomalie da ipotizzare di aver fatto anche da copertura alle seconde. Anomalie che, oltre l'esigenza di riservatezza su lavori coinvolgenti il prestigio della Sede romana, ruotavano inspiegabilmente attorno all'economo-segretario della Fabbrica di San Pietro, monsignor Ludwig Kaas, al centro del «giallo» vecchio e nuovo. Lui prima a coordinare l'operazione tra archeologia e fede 10 metri sotto la basilica, poi - ma qui il condizionale è d'obbligo - a usare la necropoli come ufficio di intelligence smistando informazioni su nazisti e resistenti ad uso degli Alleati e infine ad accogliere nelle viscere del Cupolone ebrei convertiti e no, alcuni ingaggiati a trafficare con carriole. A cucire la trama di questo libro che pare un romanzo (Il principe e il pescatore, Mondadori, pp. 354, euro 20) è Barbara Frale dell'Archivio segreto vaticano, nota per discusse indagini sui Templari e la Sindone. Qui, accantonate le ricerche medievali, si cala in pieno '900 sulle orme di Eugenio Pacelli che - nella sua ricerca della tomba dell'apostolo - incarica dei lavori «gente fidatissima», però senza «vera esperienza di lavoro nell'ambito di un cantiere archeologico», poi «in nome di una Germania libera» deve «svolgere un ruolo in tutto e per tutto equiparabile a quello di un agente segreto. Non un semplice informatore, ma la maglia centrale della catena anti-Hitler»: una responsabilità condivisa col segretario gesuita Robert Leiber e Kaas (pronti ad accogliere Josef Muller, l'agente segreto tedesco le cui informazioni giungono agli Alleati attraverso 1 ambasciatore britannico presso la Santa Sede sir D "Arcy Osborne), ma non con collaboratori come Giovanni Battista Montini e Domenico Tardi-ni. Tra citazioni di testi più o meno noti (da Andrea Riccardi a Owen Chadwick), spigolature da memoriali più o meno preziosi (dal generale Stahel all'ambasciatore von Weizsàcker), tra rimandi a documenti certi (interessante il piano di Pio XI e del segretario di Stato Pacelli per collocare ebrei disposti a emigrare), ma anche mai visti (come la direttiva segreta pacelliana ai vescovi Opere et caritate con l'ordine di aiutare i perseguitati razziali) o da ignorare (i falsi diari di Mussolini con il Duce che dice «non ho nulla contro gli ebrei»), si arriva alla fine di un libro che indica oscuri recessi della basilica - invece dei conventi romani e non solo, il coinvolgimento dei quali è ormai provato a testimoniare l'opera di Pio XII per scongiurare la Shoahcome il nascondiglio più sicuro per gli ebrei, ipotizzando che parecchi abbiano lavorato II. Deducendone l'identificazione anche grazie... «al capo curiosamente coperto» in una fotografia d'epoca. Ultima di una serie di ipotesi che purtroppo, per ora, restano tali.
Per inviare la propria opinione ad Avvenire, cliccare sulle e-mail sottostanti